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Bilancio positivo sorveglianza elettronica condannati

A sei mesi dal lancio dell'esperimento che durerà tre anni le autorità del canton Berna, giudicano positivamente le prime esperienze di sorveglianza elettronica destinate a persone condannate per reati minori.

Dal settembre 1999, hanno specificato le autorità bernesi, sono state 19 le persone – 119 in tutta la Svizzera – sottoposte a questo esperimento, riservato a persone condannate a pene varianti tra i 3 e 12 mesi di prigione. Nel caso bernese, spiccano in particolare le violazioni alla legge sulla circolazione stradale.

Finora, ha affermato Gabriela Peter incaricata degli aspetti scientifici del test, «solo in un caso si è resa necessaria la sospensione dell’esperimento». «Di fronte ai costi causati dal reinserimento degli ex condannati nella società – ha detto la direttrice del dipartimento di polizia Dora Andres, «noi non possiamo far altro che favorire questa pena alternativa che permette al condannato di rimanere in famiglia».

Attualmente il braccialetto elettronico è utilizzato in cinque cantoni, tra cui il Ticino. Esso deve permettere alla persona condannata di continuare ad esercitare la propria attività professionale. Anche a Ginevra e Vaud, il bilancio è considerato positivo. Finora, nel canton Vaud sono state circa un centinaio le persone che hanno partecipato alla prova. Di solito si tratta di
persone condannate per guida in stato di ebrietà, ha indicato André Vallotton, capo del servizio penitenziario del canton Vaud.

L’esperienza non è però sempre stata positiva: in alcuni casi, ha specificato Vallotton, le persone sotto sorveglianza non hanno rispettatto gli orari di rientro al domicilio oppure hanno approfittato della libertà loro concessa per consumare droghe o alcolici.

Nonostante il successo di questa prima esperienza, «è ancora troppo presto per dire se il sistema permetterà una flessione del tasso di recidiva». A Ginevra sono solo 11 le persone che finora hanno accettato di portare il bracciale: cinque hanno già espiato la pena in questo modo.

Non diversamente da Vaud e Berna, l’esperienza di Ginevra si sta svolgendo normalmente. Qualora non dovessero sorgere problemi insormontabili, entrambi i cantoni sono pronti a chiedere alla Confederazione, che copre il 70 percento dei costi, di modificare la legge al fine di autorizzare definitivamente l’adozione di questo modello alternativo di pena.

swissinfo e agenzie

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