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Brasile campione per la quinta volta

La squadra brasiliana in festa dopo la vittoria contro la Germania Keystone

Il Brasile si è imposto nella finale dei campionati del mondo di calcio per due reti a zero. Due reti messe a segno dal fenomeno Ronaldo.

Vincendo a Yokohama, in Giappone, il primo incontro diretto contro la “Nationalmannschaft” nella storia dei campionati del mondo del calcio, la “Seleçao” ha conquistato per la quinta volta il trofeo mondiale.

Una partita che ha rappresentato l’atteso trionfo di Ronaldo: il campione brasiliano si è riscattato per la scialba prestazione nella finale del ’98 in Francia. Le due reti messe a segno nel secondo tempo contro la Germania, lo consacrano anche miglior realizzatore, con 8 goal, di questa edizione asiatica dei campionati del mondo.

Per la prima rete, al 67esimo, Ronaldo ha approfittato di uno sbaglio del portiere tedesco Kahn, che si è lasciato sfuggire la palla su un tiro di Rivaldo. Un duro colpo per il capitano tedesco che, nel primo tempo, aveva sventato diversi tentativi brasiliani e che aveva già contributo sostanzialmente all’acceso della Germania in finale.

La seconda rete è stata realizzata dal “fenomeno” al 79esimo minuto: grazie ad un passaggio di Kleberson e ad una finta di Rivaldo, Ronaldo si è ritrovato smarcato nell’area tedesca e ha sparato la palla da 10 metri nell’angolo sinistro della porta.

I giocatori tedeschi hanno disputato una discreta partita, dopo una serie di prestazioni non brillanti, ma non sono riusciti ad impensierire il portiere Marcos e ad inquietare una difesa brasiliana non sempre solida. La Germania avrà comunque l’occasione di rifarsi tra 4 anni, quando potrà ospitare nuovamente il campionato del mondo.

Altro record per Brasile e Germania

Questa vittoria rafforza il dominio calcistico dei brasiliani dalla nascita del campionato mondiale nel 1930. I Re del pallone hanno partecipato a tutte le 17 edizioni, si sono qualificati 7 volte per la finale e si sono aggiudicati 5 trofei.

La Germania deve accontentarsi di rimanere, dopo il Brasile, la squadra che ha avuto finora più successo, con 3 trofei (come l’Italia) e con 7 presenze in finale. Con una sola eccezione (Argentina-Olanda nel ’78), dal 1950 la Nationalmannschaft e la Seleçao hanno partecipato a tutte le finali, senza tuttavia mai incontrarsi.

Nonostante questo impressionante palmares e il sempre notevole potenziale delle due nazionali, la qualificazione per la finale giapponese di Brasile e Germania ha costituito una piccola sorpresa. Entrambe le squadre non erano le favorite in assoluto, tenendo conto dei risultati forniti negli ultimi due anni.

Le due scuole calcistiche hanno comunque dimostrato ancora una volta le loro tradizionali qualità. Da parte brasiliana, una tecnica superiore che ha permesso di fare la differenza nelle partite più difficili, grazie soprattutto agli eccezionali Rivaldo, Ronaldo e Ronaldinho. Per quanto concerne la Germania, solidità, efficienza e motivazione fino all’ultimo, oltre che un fortissimo Kahn, superato una sola volta nelle prime 6 partite.

Il calcio si globalizza

La concorrenza per le nazionali europee e quelle sudamericane, che hanno vinto finora tutti campionati del mondo, si fa comunque sempre più grande. Nel 1994 ben 7 squadre europee erano giunte ai quarti di finale, nel 1998 ve ne erano ancora 6 e quest’anno solo 4.

Il livellamento dei valori tra i continenti – con l’emergere di rappresentanti africani, asiatici e nordamericani – sta portando ad una vera e propria “globalizzazione del calcio”. Non solo dal profilo sportivo, ma anche per quanto riguarda l’interesse popolare e le ricadute economiche.

Secondo Bernard Challandes, allenatore degli under 21 rossocrociati, questi campionati del mondo hanno dimostrato che “formazioni ben organizzate tatticamente e ben preparate fisicamente possono arrivare a ridurre le differenze rispetto alle più grandi nazionali”. Il primo campionato del mondo organizzato in Asia non resterà invece nella memoria calcistica per il suo livello qualitativo.

Per Roberto Morinini, nuovo allenatore del Servette, “il torneo non è stato effettivamente eccezionale dal punto di vista tecnico”. La partenza anticipata di squadre con giocatori logorati da una stagione interminabile – come Francia, Argentina, Italia e Spagna – ha lasciato il campo a formazioni meno brillanti sul piano tecnico.

Un livellamento che tarda invece a realizzarsi per quanto riguarda l’arbitraggio, contrassegnato da diversi grossi errori arbitrali, come ha dovuto ammettere anche Sepp Blatter. Per il futuro, il presidente della Fifa intende privilegiare gli arbitri migliori (come l’italiano Collina e lo svizzero Meier), indipendentemente dal loro paese o continente di origine.

Insegnamenti per la Svizzera

Esclusa ancora una volta, la nazionale svizzera può sicuramente trarre insegnamenti preziosi da questi campionati del mondo. A prescindere dai grandi campioni, più difficili da imitare, gli svizzeri possono prendere come modello l’Irlanda, la Danimarca o il Belgio. Paesi paragonabili per quanto concerne giocatori e popolazione.

Per Bernard Challandes, che ha portato i giovani rossocrociati in semifinale agli europei del maggio scorso, gli svizzeri hanno già oggi buone capacità tattiche, ma devono progredire soprattutto a livello mentale. “Bisogna sviluppare uno spirito svizzero di gruppo, come gli irlandesi e i coreani, capaci di sacrificarsi per la squadra, di dare tutto in ogni partita”.

A detta di Challandes, il lavoro di preparazione svolto finora con gli under 17 e 21 dovrebbe portare dei frutti già nei prossimi anni. “Siamo riusciti a formare ottimi giocatori del Senegal o del Camerun che, dopo aver giocato diverse stagioni da noi, hanno brillato a questi mondiali. Non vedo perché il nostro campionato non dovrebbe servire da trampolino anche ai nostri giovani”.

Secondo Roberto Morinini la debolezza del football svizzero è dovuta soprattutto a due fattori: il calcio non è lo sport numero uno in Svizzera (concorrenza dell’hockey) e una svolta più professionale sarà possibile solo tramite un cambiamento radicale della dirigenza e della federazione.

L’ex-dirigente tecnico del Lugano intravvede comunque una grande speranza per il futuro: l’organizzazione dei campionati europei di calcio del 2008, congiuntamente all’Austria. Un successo della candidatura austro-svizzera potrebbe rilanciare il calcio e infiammare nuovamente le passioni popolari, come in Corea e Giappone .. o quasi.

Armando Mombelli

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