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Bush: o con noi o con i terroristi

Il presidente americano Bush durante il discorso pronunciato al Congresso Keystone

Il presidente Bush ha lanciato forse il suo ultimo avvertimento ai talebani afghani, esigendo l'immediata consegna di Osama bin Laden, considerato da Washington come il principale responsabile e il mandante degli attentati dell'11 settembre. In un discorso al Congresso, Bush ha dichiarato che la battaglia contro il terrorismo sarà una lunga lotta per la civiltà.

«Gli americani non si devono aspettare una sola battaglia, ma una lunga lotta, che avrà momenti pubblici e momenti segreti». In questo modo, il presidente americano ha tenuto a preparare la popolazione americana a quella che Bush considera una guerra in difesa della civiltà. Secondo Bush, gli americani sono stati colpiti, perchè i terroristi «odiano la nostra libertà, di religione, di parola, di voto, di essere d’accordo o di essere in disaccordo l’uno con l’altro».

Tutti gli Stati del mondo devono decidere: “o con noi, o con i terroristi”, ha proseguito Bush, sottolineando la solidarietà e l’appoggio ricevuto dai paesi alleati e ricordando l’esempio della Nato e della clausola «l’attacco contro di uno è l’attacco contro tutti».

Il presidente ha promesso inoltre che tutte le risorse a disposizione saranno dedicate ad annientare la rete del terrorismo, sottolineando, però, che «nessuno, in questo Paese, deve essere trattato in modo iniquo per la sua razza o la sua fede».

Gli Stati Uniti rispettano il popolo dell’Afghanistan, ma condannano il regime dei taleban, che sponsorizza, rifornisce e ospita terroristi, ha aggiunto Bush.

Il regime dei talebani contrario all’estradizione forzata di bin Laden

Poche ore dopo l’ambasciatore dei talebani in Pakistan, Abdul Salam Zaeef ha chiarito che la milizia non consegnerà mai Osama bin Laden. Si tratterebbe, ha detto Zaeef, di un «insulto all’Islam». Giovedì il Consiglio dei saggi, riunito a Kabul per decidere della sorte di Osama bin Laden, non ha decretato l’estradizione del terrorista ma gli ha semplicemente consigliato di andarsene.

Nell’editto i religiosi chiedevano anche agli Usa di non attaccare l’Afghanistan, rinnovando la minaccia di guerra santa contro “chiunque aggredirà” il paese e chiunque collaborerà con gli Stati Uniti a livello di appoggio e di spionaggio.

Osama bin Laden è ritenuto colpevole dagli Stati Uniti delle stragi che l’11 settembre hanno colpito New York e Washington, uccidendo oltre 6500 persone. Bin Laden, che da anni ha trovato rifugio in Afghanistan, si proclama innocente e chiede le prove.

Preparativi di guerra

Parte la seconda ondata di forze americane dirette al Golfo e alle altre regioni destinate a essere teatro della guerra al terrorismo. Un secondo ordine di spiegamento è stato firmato venerdì e l’aeronautica ha predisposto l’invio di altri aerei, oltre ai 100-130 spediti nei giorni scorsi.

Nel frattempo è giunto in Arabia saudita il generale Charles Wald, comandante delle forze aeree statunitensi nel Medio Oriente e nel Sudovest asiatico e destinato a guidare la campagna aerea della guerra. L’esercito è anche pronto a sostenere operazioni di combattimento sul terreno prolungate.

Il furore dei fondamentalisti

L’appoggio dato dal Pakistan – fino a ieri principale alleato dei Talebani – agli Stati Uniti è stato approvato dai principali partiti del paese, ma ha fatto gridare al “tradimento” gli integralisti islamici, che hanno effettuato venerdì uno sciopero generale. A Karachi 4 persone sono morte e 10 agenti di polizia sono stati feriti durante le dimostrazioni antiamericane.

swissinfo e agenzie

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