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Campagna contro l’escissione delle ragazze

Reuters

La mutilazione genitale delle bambine è ancora molto diffusa, soprattutto nei paesi africani. La Svizzera non è risparmiata da questa pratica controversa.

Nella giornata internazionale contro l’escissione, UNICEF Svizzera lancia una campagna nazionale di sensibilizzazione.

“Per porre fine all’escissione ci vuole un dibattito pubblico, anche all’interno dei gruppi di immigrati”, indica il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia in una nota diffusa mercoledì.

Questa pratica, fortemente radicata in alcune culture, non risparmia nemmeno la Confederazione, dove vivono circa 7’000 bambine mutilate. UNICEF Svizzera ha quindi deciso di lanciare una campagna di sensibilizzazione a livello nazionale. Denominata “No alla mutilazione genitale femminile”, durerà fino all’otto marzo, giornata internazionale della donna.

Chiesto un articolo penale

“Bisogna convincere i genitori che queste mutilazioni causano grandi sofferenze e rappresentano una grave minaccia per la salute delle ragazze”, sottolinea Elsbeth Müller, segretaria generale di UNICEF Svizzera.

L’organizzazione, che ha elaborato insieme ad altre organizzazioni delle linee guida per il personale medico attivo in Svizzera, si batte inoltre per introdurre nel codice penale una norma che vieti tutte le forme della circoncisione femminile, considerata “una chiara violazione dei diritti umani”. Un’iniziativa parlamentare in questo senso è già stata accettata delle commissioni federali competenti e deve ora passare al vaglio del plenum.

Inoltre, in marzo o in aprile si aprirà il primo processo in Svizzera per un caso di mutilazione sessuale.

“È chiaro, la repressione è importante, ma non è sufficiente. È necessario che la popolazione sia maggiormente informata, in particolare coloro che sono toccati da questo fenomeno”, ha indicato Alexandra Rossetti, dell’UNICEF Svizzera.

In tal senso, il 21 e 22 febbraio sarà organizzata a Berna una conferenza internazionale per dar modo agli operatori del settore di scambiare le proprie esperienze in Africa e in Europa. A inizio marzo, la scrittrice somala Fadumo Korn, lei stessa sottoposta a questa pratica, visiterà inoltre alcune scuole per presentare la propria storia.

Denuncia anche dall’Unione europea

Una chiara denuncia è arrivata martedì anche dall’Unione europea: “La violazione dei diritti delle donne non può in alcun caso essere giustificata in nome del relativismo culturale o delle tradizioni”, ha sottolineato la commissaria Ue alla relazioni esterne, Benita Ferrero-Waldner.

“Ci rallegriamo che alcuni paesi partner abbiano già preso iniziative legislative per lottare contro questa pratica”, ha affermato il commissario allo sviluppo e agli aiuti umanitari Louis Michel.

Secondo l’UNICEF sono circa tre milioni le ragazze che ogni anno subiscono una mutilazione degli organi genitali. Questi interventi sono per lo più attuati nelle regioni dell’Africa nordorientale e occidentale. In alcuni paesi – come India, Malaysia e Indonesia – questa consuetudine è limitata a taluni gruppi etnici o ad aree ristrette. In altri Stati la pratica è invece generalizzata a livello nazionale, come in Egitto, Guinea, Mali e Somalia.

Di regola, nelle zone rurali il fenomeno è più diffuso che nei centri urbani. Inoltre, nella maggior parte dei casi, le escissioni non sono praticate da personale medico.

swissinfo e agenzie

Secondo l’Organizzazione mondiale della salute (OMS), dai 100 ai 140 milioni di donne e ragazze hanno subito mutilazioni genitali. Secondo l’UNICEF, ogni anno tre milioni di bambine dai 4 ai 12 anni sono vittime di questa pratica.

Sempre secondo le stime dell’UNICEF, in Svizzera vivono circa 7000 donne e bambine mutilate. La maggior parte di loro proviene dalla Somalia, dall’Etiopia e dall’Eritrea.

L’immigrazione ha reso il fenomeno dell’escissione d’attualità anche in Europa. La pratica è proibita in Austria, Belgio, Francia, Danimarca, Inghilterra, Norvegia, Spagna e Svezia.

L’escissione consiste in generale nell’asportazione del clitoride e delle piccole labbra, che vengono amputate in tutto o in parte.

Si parla di infibulazione o di circoncisione faraonica quando oltre al clitoride e alle piccole labbra vengono rimosse anche parte delle grandi. Al termine dell’intervento, l’apertura viene ricucita lasciando solo un piccolo spazio per il passaggio delle urine e del sangue mestruale.

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