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Carla del Ponte: “È una sconfitta totale”

Carla Del Ponte ripresa in occasione della conferenza stampa domenica all'Aja. Keystone

La morte di Milosevic a pochi mesi dalla fine del processo delude profondamente la procuratrice capo del Tribunale penale internazionale per l'ex Jugoslavia.

Per Carla Del Ponte, il decesso dell’ex presidente jugoslavo rende ancora più urgente la cattura di Karadzic e Mladic.

Slobodan Milosevic è morto per un infarto al miocardio. È questa la conclusione dell’autopsia effettuata domenica da un’equipe di medici legali olandesi, sotto la supervisione di un gruppo d’esperti serbi.

I risultati dell’esame sono stati resi noti in un comunicato dal Tribunale penale internazionale dell’Aja (TPI). Da sottolineare tuttavia che si tratta soltanto di un’analisi preliminare.

Si attendono infatti ancora i risultati dei test tossicologici per determinare se non vi sia stato un avvelenamento. Una tesi che la procuratrice capo del TPI Carla del Ponte preferisce non commentare.

Frustrazioni

Il decesso di Milosevic è considerato dalla svizzera del Ponte “una totale sconfitta”.

“Sono furiosa”, ha dichiarato in un’intervista al quotidiano romano La Repubblica, a margine di una conferenza stampa tenutasi domenica nella sede del TPI all’Aja.

“Abbiamo perso tutto in un momento”. Il processo contro Milosevic, in corso ormai da più di quattro anni, si sarebbe concluso nella prossima estate.

La procuratrice ha ammesso la sua frustrazione attuale perché vanno perduti “anni di duro lavoro, di energie, di risorse consumate e di ostacoli superati”. Secondo lei, il verdetto della Corte non avrebbe potuto essere che di colpevolezza.

Obiettivo Karadzic e Mladic

Rispondendo alle domande dei giornalisti, la del Ponte ha assicurato di non avere rimpianti e di considerare quello seguito per il megaprocesso “il giusto modo di procedere”.

A proposito delle accuse di familiari ed amici di Milosevic per non avergli consentito di farsi curare in Russia, la Del Ponte ha citato la sentenza della Corte secondo la quale l’imputato disponeva di ogni cura necessaria all’Aja e che, se gli fosse stato concesso di recarsi a Mosca, c’era il rischio che non tornasse.

“Ora più che mai Belgrado consegni Radovan Karadzic e Ratko Mladic”, ha poi tuonato la procuratrice, la quale già sabato aveva sottolineato il fatto che i crimini imputati a Slobo e ai suoi principali collaboratori “non possono restare impuniti”, soprattutto per rispetto delle vittime.

La ticinese ha quindi reso omaggio all’ex premier serbo Zoran Djinjic, ucciso tre anni fa, indicandolo come colui che ha permesso di portare Slobo davanti ai giudici dell’Aja.

swissinfo e agenzie

Il Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia è stato creato in virtù della risoluzione 827 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.
La risoluzione è stata adottata il 25 maggio 1993 in risposta alla minaccia per la pace e la sicurezza internazionale rappresentata dalle gravi violazioni del diritto internazionale umanitario commesse sul territorio dell’ex Jugoslavia dal 1991.
Il TPI per l’ex Jugoslavia ha sede all’Aja, in Olanda.
Il suo procuratore capo è la svizzera Carla Del Ponte.

L’ex presidente jugoslavo aveva 64 anni ed soffriva di problemi cardiaci e d’ipertensione arteriosa.

Milosevic era detenuto in un carcere del Tribunale penale internazionale (TPI) ed era accusato di più di 60 capi d’accusa, tra i quali genocidio, crimini contro l’umanità e crimini di guerra per il suo ruolo nelle guerre di Croazia (1991-95), di Bosnia (1992-95) e nel Kosovo (1998-99)

Il suo processo al TPI era iniziato il 12 febbraio 2002 ed è stato interrotto diverse volte a causa del suo cattivo stato di salute.

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