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Caso Friederich: sospetti rafforzati

Peter Friederich in occasione di un ricevimento ufficiale in onore del Duca e della Duchessa di Lussemburgo, in aprile 2002 a Berna Keystone Archive

L'ambasciatore svizzero Peter Friederich è sempre più nei guai. Confermate le accuse di riciclaggio di denaro proveniente dal traffico di droga e di falsità in documenti.

Non solo. Ora, per sospetta complicità nel riciclaggio di denaro, l’inchiesta è estesa pure a sua moglie. La donna, che ha sempre sostenuto di non essere al corrente degli affari del marito, non è stata arrestata.

“Vogliamo però chiarire la sua implicazione nella vicenda”, dice a swissinfo Hansjürg Mark Wiedmer, capo dell’informazione presso il Ministero pubblico della Confederazione (MPC).

Con questi annunci, il MPC ha concluso le indagini preliminari nei confronti dell’ambasciatore che, da metà luglio, è sospeso dal suo incarico all’ambasciata di Lussemburgo.

Nessun legame con i servizi d’informazioni

Nei giorni seguenti l’inizio della vicenda, scoppiata lo scorso 8 luglio, alcuni media avevano parlato di possibili coinvolgimenti di agenti di diversi servizi d’informazione. Il MPC smentisce ora queste voci, sostenendo di non aver constatato “qualsivoglia nesso” di questo tipo.

Le autorità stanno seguendo la pista del traffico internazionale di droga e del finanziamento e riciclaggio di denaro ad esso legati. Il tutto dopo aver interrogato il cittadino spagnolo coinvolto nella vicenda, in carcere nel paese iberico dal marzo 2002, e che sarebbe all’origine dei fondi fatti pervenire a Friederich.

Si prepara l’istruttoria

Con la fine delle indagini preliminari, e le conferme che ne sono scaturite, si conclude la prima fase dell’inchiesta. Ora l’affare, con tutti gli annessi e i connessi, passa all’Ufficio dei giudici istruttori federali per l’avvio dell’istruttoria preparatoria.

L’esperto giudice ginevrino Paul Perraudin, che dal 1997 al 2001 si era occupato del tentacolare affare Elf e più recentemente del caso dei fondi Salinas, diventa il titolare del dossier.

Peter Friederich, per il quale, così come per la moglie, continua ovviamente a valere la presunzione d’innocenza, resta in detenzione preventiva. La data inizialmente prevista per la sua scarcerazione era il 15 agosto. Ora non è chiaro cosa succederà.

Bomba estiva

Al centro della vicenda vi è il ruolo avuto dall’ambasciatore in relazione ad alcune transazioni finanziarie sospette. Nel dettaglio si tratta di quattro versamenti in contanti sul suo conto privato, per un valore complessivo di circa 1’100’000 franchi svizzeri.

Le pezze giustificative fornite da Friederich alla banca sulla provenienza dei fondi sono risultate false. Gli importi furono poi quasi immediatamente trasferiti dal conto dell’ambasciatore ad altri conti intestati a persone note agli inquirenti perché implicate nel traffico internazionale e nel finanziamento di droga.

Da parte sua, Peter Friederich continua a contestare l’accusa di riciclaggio. L’ambasciatore, secondo il quale chi gli ha fornito il denaro aveva il solo scopo di evadere il fisco, sostiene di non essere mai stato al corrente dell’origine dei soldi.

Marzio Pescia

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