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Caso Menem: l’Argentina non convince la Svizzera

Carlos Menem è pr la terza volta in corsa per la carica di presidente argentino Keystone

La Svizzera ha respinto una richiesta d'assistenza giudiziaria riguardante l'ex presidente argentino Carlos Menem.

La richiesta è ritenuta insufficiente dall’Ufficio federale di giustizia, che ha invitato in Svizzera i giudici cui è affidato il caso.

La Svizzera non può dar seguito alla domanda di assistenza giudiziaria presentata dalle autorità argentine per far luce sul presunto ruolo dell’ex presidente Carlos Menem nel coprire i mandanti dell’attentato del 1994 al centro ebraico AMIA di Buenos Aires, che fece 86 morti e centinaia di feriti.

Secondo l’Ufficio federale di giustizia (UFG) l’incarto presentato è insufficiente. Per sbloccare la situazione le autorità elvetiche invitano i giudici argentini in Svizzera.

Sospetto vago

In un comunicato diramato martedì a Berna, l’UFG spiega che il sospetto, formulato soltanto in modo generale, secondo cui Menem avrebbe ottenuto dall’Iran 10 milioni di dollari per negare la responsabilità di Teheran nell’attentato dinamitardo, avrebbe dovuto essere meglio corroborato.

La rogatoria, mirante ad ottenere informazioni su conti bancari elvetici di Menem e di altre persone, non precisa come queste altre persone siano coinvolte nella vicenda.

La Svizzera disposta a collaborare

In una nota diplomatica trasmessa all’ambasciata argentina a Berna, l’UFG precisa che la Svizzera è pronta a fornire assistenza in modo esaustivo, a patto però di «disporre delle informazioni necessarie corrispondenti allo standard internazionale».

Finora Buenos Aires non ha fornito queste informazioni, sebbene l’UFG abbia «ripetutamente spiegato» quali siano le condizioni da soddisfare.

L’UFG ha ricordato che per questi motivi, non ha potuto garantire assistenza giudiziaria né bloccare conti bancari sia nel caso Menem, sia in quelli di Alberto Kohan, ex-segretario generale di Menem, e Domingo Cavallo, ex-ministro dell’economia.

«Per trovare una via d’uscita alla situazione insoddisfacente, l’UFG propone un viaggio in Svizzera da parte dei giudici competenti», per discutere in dettaglio il dossier, conclude il comunicato.

Altre richieste argentine

Un anno fa le autorità argentine avevano indirizzato alla Svizzera la prima richiesta di assistenza giudiziaria, relativa al sospetto che Menem avesse depositato su conti bancari svizzeri tangenti ottenute nel quadro di un traffico d’armi verso la Croazia e l’Ecuador.

La richiesta è stata respinta per insufficienza di prove dalle autorità svizzere. Lo stesso è avvenuto per una richiesta complementare nel novembre 2001.

Nel dicembre 2001 è quindi giunta la prima domanda di assistenza in relazione all’attentato del 1994 a Buenos Aires. In luglio le autorità svizzere avrebbero richiesto ulteriori informazioni, che non sono ancora giunte, ha spiegato l’UFG.

Menem in corsa per le presidenziali

Menem, 72 anni, è candidato per la terza volta alla presidenza dell’Argentina, dopo essere rimasto agli arresti domiciliari per sei mesi, accusato di traffico d’armi.

I sospetti in relazione all’attentato al centro ebraico di Buenos Aires sono riemersi dopo che un ex-agente dei servizi segreti iraniani ha confermato al New York Times la matrice iraniana dell’attentato e le tangenti pagate a Menem.

Il governo iraniano ha respinto le accuse, definendole “prive di fondamento”, mentre Menem ha detto di voler citare in giudizio l’ex-agente e il quotidiano newyorchese.

L’attentato al centro ebraico a Buenos Aires nel 1994 – che fece 86 morti e centinaia di feriti – è stato il più grave atto terroristico nella storia del paese. Due anni prima, un attentato all’ambasciata d’Israele in Argentina aveva provocato 28 morti.

swissinfo e agenzie

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