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Caso UBS, caso FINMA, caso governo

Il ministro delle finanze Hans-Rudolf Merz: per molti è il principale responsabile di una situazione insostenibile Keystone

Dopo la sentenza che ha giudicato illegale la consegna di dati bancari agli USA, la stampa svizzera torna a criticare il governo, troppo titubante per assumersi delle responsabilità.

Il tema è di quelli che scottano: consegnando agli Stati uniti dei dati riguardanti 300 clienti di UBS, l’Autorità federale di vigilanza dei mercati finanziari (FINMA) ha dato uno scossone al segreto bancario elvetico. Era il 18 febbraio 2009 e, come ricorda il quotidiano ginevrino Le Temps, quel giorno è rimasto nelle memorie come «il colmo dell’umiliazione inflitta alla Svizzera […] La ragione di stato aveva trionfato, un piccolo paese aveva dovuto inginocchiarsi per salvare la sua banca, diventata improvvisamente un fardello pesantissimo da portare».

Per Le Temps, la sentenza del Tribunale amministrativo federale (TAF), che ha giudicato illegale l’agire della FINMA, è «balsamo su una ferita ancora aperta». Anche gli altri principali quotidiani svizzeri accolgono con favore la decisione del TAF. Per l’avvocato Paolo Bernasconi, al quale il Corriere del Ticino affida il commento, è la dimostrazione che in Svizzera la separazione dei poteri funziona, e bene. La sentenza «rammenta i binari della legalità» e «rappresenta una positiva conferma del fatto che, nel nostro Paese, al di sopra di ogni autorità ci sono le leggi e disponiamo di tribunali che vigilano sull’applicazione di queste leggi».

La sentenza del TAF sconfessa l’operato della FINMA, ma per i giornali, i veri responsabili sono da cercare altrove, in governo. «Il Consiglio federale sapeva tutto, ha visto tutto, ma non ha voluto prendersi la sua responsabilità politica per una decisione umiliante divenuta inevitabile», scrive Le Temps.

Scansafatiche al servizio di UBS

Le critiche più dure al governo e, in particolare, al ministro delle finanze Hans-Rudolf Merz arrivano dai quotidiani della Svizzera tedesca. «Non è un lavoro per scansafatiche», scrive il Tages Anzeiger, accusando Merz di aver scaricato la responsabilità sulla FINMA anche quando era chiaro che ci si trovava in una situazione di emergenza. «I consiglieri federali sono eletti per assumersi delle responsabilità. Se non desiderano più farlo, sono liberi di lasciare la loro poltrona a persone più decise».

Ma il Tages Anzeiger non si ferma qui: Consiglio federale e FINMA si sarebbero lasciati manipolare da UBS, esaudendo i suoi desideri, ovvero fornendo al fisco statunitense i dati richiesti con l’obiettivo di evitare alla banca guai più seri.

Per il St. Galler Tagblatt, il fatto che la FINMA abbia agito in modo illegale dimostra che è necessario dotarla di «teste migliori». Più grave è comunque giudicato l’aspetto politico della faccenda. Merz e i suoi colleghi avrebbero semplicemente «passato la patata bollente alla FINMA.

Anche per il Blick, i «principali responsabili della disfatta» sono Hans-Rudolf Merz e il presidente della FINMA Eugen Haltiner. La gravità dei fatti è tale – aggiunge Le Temps – che non si può più, come invece farebbe il Partito liberale radicale per difendere il suo ministro delle finanze, «ridurre le decisioni della FINMA ad un errore procedurale e gli attacchi degli altri partiti a dei battibecchi politici».

Strategia assente

Dal canto suo, la Neue Zürcher Zeitung non si concentra su Merz, ma critica tutto il governo, che nel caso «UBS – fisco statunitense» ha agito «senza una strategia chiara e senza coerenza». Invece di dare alla FINMA indicazioni chiare, il Consiglio federale si sarebbe limitato a osservazioni generali. Non va però dimenticato, aggiunge il foglio zurighese, che all’origine di tutta la faccenda non ci sono né la FINMA, né il governo, ma «il comportamento contrario alla legge tenuto da UBS negli affari con clienti statunitensi».

La Regione Ticino lascia all’avvocato Flavio Amadò, che rappresenta gli interessi di alcuni clienti statunitensi di UBS, il compito di commentare la sentenza del TAF. Per Amadò, la sentenza stabilisce chiaramente che la FINMA non aveva il diritto di fare quello che ha fatto: «La decisione doveva essere politica ed essere presa al massimo dal Consiglio federale o dall’Assemblea federale e anche in questo caso non è per nulla scontato che si poteva invocare il principio di necessità».

Richieste di risarcimenti in arrivo?

Se la sentenza del TAF dovesse diventare definitiva (è ancora possibile un appello al Tribunale federale), il rischio è che si arrivi a richieste di risarcimenti. «Nel caso di una causa collettiva, in gioco ci sono miliardi», scrive il Blick.

Sulle pagine del Corriere del Ticino, l’avvocato Bernasconi rammenta che all’origine del problema ci sono «alcuni manager di UBS» che hanno posto la FINMA in una situazione difficile. Ora è necessario che «i 300 clienti vittime di una decisione priva di base legale e quindi contraria al diritto svizzero» vedano ripristinati i loro diritti. Questo significa in particolare spiegare al fisco statunitense che non può far uso di dati forniti illegalmente e prepararsi a richieste di risarcimento dei danni.

Anche il losannese Le Matin si mette indirettamente dalla parte dei clienti e approva la sentenza del TAF: «Tanto meglio se la salvaguardia di determinati interessi non giustifica tutto». In caso contrario «il figlio di un dittatore potrebbe fare quello che gli pare su suolo svizzero senza timore di essere arrestato e nessun detenuto di Guantanamo potrebbe mai avere la possibilità di essere accolto» in Svizzera. Il paese «beneficerebbe di una pace assoluta. Ma potrebbe ancora guardarsi allo specchio?».

Doris Lucini, swissinfo.ch

Il Tribunale amministrativo federale (TAF) ha stabilito in una sentenza del 5 gennaio 2010 (pubblicata l’8) che l’Autorità federale di vigilanza dei mercati finanziari (FINMA) non aveva il diritto di consegnare al fisco statunitense i dati relativi a circa 300 clienti di UBS.

«Gli articoli 25 e 26 della legge sulle banche non costituiscono una base legale sufficiente per trasmettere ad autorità estere dati relativi a clienti di istituti di credito», scrive il TAF nel suo comunicato. «Certo le disposizioni in vigore conferiscono alla FINMA la competenza di adottare misure di protezione nel caso in cui una banca rischi l’insolvenza, ma non le permettono di trasmettere direttamente i dati relativi ai clienti».

La FINMA aveva deciso la consegna dei dati il 18 febbraio 2009 e aveva attuato immediatamente il provvedimento, aggirando l’ordinaria procedura di assistenza amministrativa in corso sul caso.

La sentenza del TAF diventerà definitiva solo se, entro 30 giorni, non saranno inoltrati ricorsi al Tribunale federale.

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