Prospettive svizzere in 10 lingue

Cittadini svizzeri nel mezzo della ribellione

Veicoli militari francesi a Yamoussoukro, la capitale amministrativa ivoriana Keystone

Per il momento, il ministro elvetico degli affari esteri non prevede l’evacuazione dei 267 svizzeri residenti in Costa d’Avorio.

La Croce Rossa parla di parecchie centinaia di feriti durante il fine settimana e lancia un appello per rispettare il diritto umanitario.

“I cittadini svizzeri in Costa d’Avorio stanno bene”, dichiara Daniela Stoffel, portavoce del Dipartimento federale degli affari esteri.

I 267 svizzeri che vivono in Costa d’Avorio hanno ricevuto lunedì l’ordine di rimanere chiusi in casa, per evitare le violenze che stanno sconvolgendo il paese. Alcuni di loro sono stati messi al sicuro nelle basi militari francesi.

Nessuno è stato preso di mira nel corso delle violenze antifrancesi degli ultimi giorni e l’ambasciata elvetica ad Abidjan è in costante contatto con gli svizzeri presenti sul territorio.

“Non usciamo più di casa”, afferma Adolphe Haas, rappresentante della ditta molitoria Bühler ad Abidjan.

Famiglie al sicuro

“Se i saccheggiatori dovessero entrare nelle nostre case, non credo che ci farebbero del male”, rileva Haas, incaricato dall’ambasciata svizzera d’informare i concittadini che abitano nel suo quartiere sugli ultimi sviluppi.

Alcune famiglie residenti in luoghi particolarmente esposti e certi dirigenti di imprese svizzere hanno chiesto di essere accolti nella base francese del 43esimo battaglione di fanteria, vicino all’aeroporto di Abidjan.

Nell’ovest del paese, l’esercito francese ha pure recuperato e portato in luogo sicuro gli studenti del Centro svizzero di ricerca scientifica (Csrs) che si trovavano nella regione di Man.

Partenza impossibile

Per il momento, Berna non prevede tuttavia un’evacuazione, che verrebbe comunque effettuata dalle truppe di Parigi.

Le partenze volontarie – come era stato il caso nel gennaio 2003, quando oltre la metà della colonia rossocrociata aveva lasciato il paese – sembrano attualmente improbabili.

“Siamo bloccati. L’aeroporto è chiuso, occupato dalla truppe francesi, e non disponiamo di automobili”, indica Haas.

Occhiatacce alla pelle bianca

La tensione è comunque palpabile. “Per la prima volta in 18 anni di vita in Costa d’Avorio, sabato notte non sono riuscito a chiudere occhio”, racconta Adolphe Haas, facendo riferimento ai saccheggi che si sono prodotti durante la notte tra sabato e domenica.

“Non siamo a nostro agio ed in quanto bianchi ci sentiamo osservati”, sottolinea Marianne Schaller, responsabile di una comunità orsolina a Yamoussoukro.

Anche la capitale amministrativa del paese è infatti stata teatro, nel fine settimana, di saccheggi e scontri. Non si registra però nessuna vittima.

“Adesso la situazione è più o meno tranquilla, ma non ci sentiamo al sicuro”, aggiunge Schaller.

Pesante bilancio

Il bilancio degli scontri avvenuti domenica ad Abidjan tra manifestanti sostenitori del presidente Laurent Gbagbo e le forze francesi è pesante. Un comunicato del Comitato internazionale della Croce Rossa (CICR) parla di oltre 400 feriti.

Secondo il CICR, che conta circa 30 delegati ad Abidjan, quattro a Bouaké e altri quattro Man, “il numero dei morti resta approssimativo, ma è da temere che sia anch’esso importante”.

L’organizzazione umanitaria, presente nel paese africano, si basa sui dati forniti dai responsabili delle strutture sanitarie nella città.

Gli operatori umanitari hanno potuto cominciare ad agire solo nella tarda mattinata di domenica in ragione della violenza degli scontri ma anche – afferma il Cicr nel suo comunicato – a causa dell’atteggiamento di alcuni protagonisti, membri della “Forza Licorne”, poco disposti a facilitare il lavoro degli umanitari.

Rispettare il diritto umanitario

Solo dopo aver ottenuto dichiarazioni sul rispetto dell’emblema dell’organizzazione e dell’operato dei suoi volontari, la Croce Rossa della Costa d’Avorio ha potuto portare soccorso ai feriti.

Ma la situazione resta difficile. Alla televisione sono state proferite minacce contro la Croce Rossa, accusata di non essere neutrale.

“Temiamo quindi attacchi contro i nostri veicoli ed il nostro personale”, dichiara Ian Piper, portavoce del CICR a Ginevra.

Venerdì, le Nazioni Unite avevano annunciato la sospensione delle operazioni umanitarie per ragioni di sicurezza. Lo stesso giorno, il CICR aveva ricordato ai belligeranti l’obbligo di rispettare il diritto umanitario internazionale.

swissinfo e agenzie

38 i collaboratori del CICR attivi in Costa d’Avorio.
267 i cittadini svizzeri residenti nel paese africano.

Il 4 novembre scorso, le forze governative della Costa d’Avorio hanno bombardato la città ribelle di Bouakè, roccaforte degli insorti che dal settembre 2002 controllano il centro-nord del paese.

Le due parti sono divise dalla zona-cuscinetto presidiata dai soldati francesi e dai caschi blu della missione di pace dell’Onu.

Nel fine settimana, gli scontri tra i manifestanti favorevoli al presidente Laurent Gbagbo e le forze francesi hanno fatto oltre 400 feriti ad Abidjan.

In conformità con gli standard di JTI

Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative

Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti qui.

Se volete iniziare una discussione su un argomento sollevato in questo articolo o volete segnalare errori fattuali, inviateci un'e-mail all'indirizzo italian@swissinfo.ch.

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR