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Come rendere la vita dura ai cibercriminali

Il computer è utile? Sì, ma anche un mezzo per delinquere come le vecchie pistole, i veleni, i tranelli swissinfo.ch

Lotta alla criminalità informatica, alla pornografia infantile, al razzismo su internet: questi gli obiettivi della conferenza del Consiglio d’Europa che si tiene a Strasburgo.

Per gli esperti svizzeri che vi partecipano, la convenzione internazionale sulla cibercriminalità aiuterà le polizie del mondo a controllare meglio il web.

La conferenza organizzata dal Consiglio d’Europa, mira a promuovere la Convenzione sulla criminalità informatica, un testo che data del 2001. Si tratta del primo testo di portata internazionale relativo a questa nuova forma di criminalità. Gli organizzatori sperano di poter incoraggiare gli stati europei ed extra-europei a firmare e ratificare il documento.

La Convenzione è il frutto di quattro anni di lavoro da parte dei paesi membri del Consiglio d’Europa, che hanno collaborato con altri stati, come la Svizzera, gli Stati Uniti, il Canada e il Giappone.

Entrata in vigore nel mese di luglio di quest’anno, a tutt’oggi la Convenzione è stata siglata da trentuno paesi, compresa la Svizzera, e ratificata da sette. Prima di una ratifica da parte della Confederazione sarà necessario un dibattito parlamentare.

Una convenzione ad ampio raggio

Eva Bollmann, un’analista del Servizio di coordinazione criminalità su internet (Scoci), rappresenta la Svizzera alla conferenza. «Questa convenzione è uno dei primi trattati internazionali che riguarda la criminalità su internet e affronta problemi come la pornografia infantile e la frode», spiega Eva Bollmann a swissinfo.

«L’obiettivo principale è quello di seguire una strategia comune volta a proteggere i cittadini dalla cibercriminalità». Eva Bollmann si aspetta che la convenzione diventi «uno strumento importante», in grado di permettere agli stati firmatari di contare sulla reciproca assistenza in caso di crimini legati all’uso di materiale informatico.

Tuttavia potrebbe passare ancora qualche tempo prima che la Svizzera ratifichi la convenzione che ha firmato nel novembre del 2001, il giorno stesso della sua pubblicazione, insieme ad altri 29 stati. «Il parlamento non ha ancora discusso della convenzione», fa notare Eva Bollmann, «e anche se dovesse accettarla ci sarebbe sempre il rischio di un referendum popolare».

Reti criminali

Alla tre giorni di Strasburgo sono attesi più di 180 delegati provenienti dal settore privato, dagli uffici governativi e dalle forze di polizia. Nella sua presa di posizione in vista della cerimonia d’apertura di giovedì, il Consiglio d’Europa afferma che c’è un bisogno urgente di contrastare la formazione di gruppi, perché «attraverso le loro reti, i criminali risultano più difficili da smascherare per la polizia».

«L’obiettivo è quello di catturare l’attenzione delle alte sfere politiche e renderle coscienti del fatto che la lotta alla cibercriminalità deve essere rafforzata. La nostra società è sempre più computer dipendente ed è quindi anche sempre più vulnerabile agli attacchi informatici».

Le autorità svizzere hanno fatto qualche passo avanti l’anno scorso, con l’allestimento del Servizio di coordinazione criminalità su internet (Scoci), un ufficio incaricato di sorvegliare internet. Dalla sua nascita nel 2003, lo Scoci è stato confrontato con centinaia di segnalazioni di contenuti sospetti sul web.

Osservazione di siti

Lo Scoci impiega otto persone incaricate di sorvegliare i siti sospetti, controllarli dal punto di vista dei legami con la Svizzera e decidere in quali casi sia necessario intervenire. Durante il primo semestre del 2004, più di 300 dossier – la maggior parte dei quali concernenti casi di pedopornografia – sono stati passati alle autorità cantonali competenti.

Ma, come sottolinea Eva Bollmann, la lotta contro la criminalità informatica in Svizzera non può essere vinta senza l’assistenza internazionale. «Per combattere efficacemente il crimine su internet, dobbiamo scambiare il nostro sapere sulle nuove tecnologie con altri paesi. Siamo di fronte ad un problema globale. Per questo è importante lottare fianco a fianco con il resto del mondo».

swissinfo, Ramsey Zarifeh
(traduzione, Doris Lucini)

Gennaio 2003: il Servizio di coordinazione criminalità su internet (Scoci) della Confederazione diventa operativo
Compiti: sorvegliare siti sospetti e controllare le pagine segnalate dal pubblico
300 dossier sono stati passati alle autorità cantonali competenti
Pornografia infantile: il reato commesso più spesso

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