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Come uscire dal tunnel del caos viario?

Le code sulle strade svizzere fanno parte del panorama, ma trovare ua soluzione non è semplice Keystone

I lavori di manutenzione al traforo di Glion in Vallese e l’incidente alla galleria Baregg sulla A1 dimostrano la vulnerabilità del sistema viario svizzero.

Tecnici e politici sono coscienti del problema, legato alla topografia svizzera. Ma come trovare delle soluzioni adeguate?

Il vallese è prigioniero di una colonna di automobili infinita che avanza a passo d’uomo. L’incubo durerà a lungo: i lavori di manutenzione ai trafori autostradali nella zona di Glion travasano tutto il traffico nei centri abitati. L’operazione si protrae fino al 2005; costi totali 100 milioni di franchi.

Code dissuasive

L’arteria che collega il Lemano al Vallese sopporta attualmente fino a 60’000 veicoli al giorno. La sua chiusura parziale porterà inevitabilmente a code sui tracciati alternativi.

Sono soprattutto le località turistiche di montagna a temere il peggio: le code potrebbero dissuadere i visitatori, si calcola con una perdita annua di 260 milioni di franchi.

L’Ufficio federale delle strade, in stretta collaborazione con le autorità locali, ha sviluppato una serie di misure alternative, fra cui delle offerte speciali per i mezzi pubblici, sistemi d’informazione e percorsi alternativi segnalati.

Situazione non nuova

Nel solo 2004, si rendono necessari quattro ulteriori interventi importanti su tracciati strategici, comunica l’Ufficio federale delle strade (Ustra). Tutto l’altipiano ne sarà coinvolto.

Un’ulteriore incognita sono gli incidenti: tragicamente emblematico è l’incidente avvenuto nel tunnel del Gottardo nel 2001. Per mesi il collegamento diretto fra Italia e Germania è stato bloccato, creando disagi fino ai margini estremi della catena alpina.

Questa settimana, un ulteriore incidente ha bloccato per ore la A1 all’altezza del Baregg, la strozzatura che occupa quotidianamente i bollettini del traffico. L’autostrada che passa per il tunnel galeotto, congiunge da est a ovest gli estremi del paese.

I casi dimostrano la vulnerabilità del paese, che diventa sempre più città: «Dipendiamo vieppiù dalla strada», costata laconicamente il consigliere di Stato vodese ecologista François Marthaler.

Tre sono i pericoli che possono bloccare i flussi automobilistici, riassume Jolanda Vandegraaf, portavoce dell’Ustra: «Da una parte ci sono delle carenze strutturali, le strade non sono sufficienti a convogliare il traffico crescente; poi ci sono gli incidenti; da ultimo i lavori di manutenzione».

Politica bloccata

Il difficile compito delle autorità è quello di limitare le conseguenze, perché il traffico cresce insistentemente e la manutenzione è necessaria. Ma il problema centrale sono i soldi.

In febbraio, il popolo ha bocciato un ampio progetto di ampliamento della rete stradale, conosciuto come «controprogetto Avanti». Con il no al raddoppio del traforo del Gottardo e a tutte le misure, previste per migliorare la situazione nelle zone critiche esistenti, tutto è bloccato.

«Il progetto Avanti prevedeva 300 milioni di franchi per migliorare puntualmente il traffico nelle agglomerazioni, la nuova perequazione finanziaria ne prevede 30, ma non è ancora in vigore. Le misure di risparmio della Confederazione hanno ulteriormente ridotto i mezzi per la manutenzione», spiega la portavoce dell’Ustra. Una soluzione a corto termine non è in vista.

I limiti dello sviluppo

D’altra parte si arriva anche ai limiti: «Negli ultimi trent’anni, la rete autostradale svizzera è stata quadruplicata, mentre la ferrovia è cresciuta di un misero 1%», riassume François Marthaler, ritenendo che lo sviluppo non potrà essere unilaterale all’infinito.

Anche il geografo dell’Università di Berna, Hans-Rudolf Egli, costata che «Oggi, oltre alle vallate alpine, non c’è più una regione che non sia collegata da più strade. Inoltre la topografia e il benessere svizzeri hanno portato alla costruzione di molti ponti e tunnel, strutture che esigono alti costi di manutenzione».

La questione sta dunque nella misura. Gli svizzeri dovranno cambiare il proprio comportamento, prendendo più spesso il treno o moderando la propria mobilità? O si costruiranno ulteriori ponti e gallerie per eliminare le code?

«In definitiva si tratta di una scelta che deve trovare delle risposte politiche e sociali», conclude l’esperto.

swissinfo, Daniele Papacella

1970: al Baregg passavano 15’000 veicoli al giorno, al Glion 9’000
2003: sullo stesso numero di corsie passavano 92’000 veicoli al Baregg, 44’000 al Glion

La mobilità è in costante aumento e non è solamente legata al traffico professionale: secondo un sondaggio del 2003, il 76% delle automobili che hanno varcato il tunnel di Glion erano guidate da turisti e escursionisti.

I problemi più grossi sono comunque legati alle agglomerazioni, dove quotidianamente si riscontrano code chilometriche. Questo sviluppo è legato all’urbanizzazione del territorio.

Una proporzione sempre maggiore della popolazione lavora nei centri, preferisce però vivere nelle periferie più verdi e meno costose. Il miglioramento delle reti di trasporti pubblici, promossa negli anni Ottanta, non è riuscita a risolvere il problema.

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