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Commissione dei diritti dell’uomo al capolinea

Nuova partenza per i diritti umani nella sede ginevrina dell'ONU Keystone

Dopo 60 anni di vita, la Commissione dei diritti dell'uomo si è riunita lunedì per la sua ultima sessione a Ginevra.

La Svizzera, al pari dell’ONU, spera che il nuovo Consiglio apporti nuove prospettive per la protezione dei diritti umani.

“Speriamo che questa sia una nuova partenza”, ha dichiarato a swissinfo Jean-Daniel Vigny, ministro per i diritti umani in seno alla missione svizzera all’ONU di Ginevra.

“Anche se sotto certi punti di vista era discreditata, la Commissione ha effettuato un lavoro considerevole negli ultimi 60 anni. La sfida è ora di continuare a progredire e non sarà facile”.

La Commissione di 53 membri, che formalmente sarà sciolta il 16 giugno, sarà rimpiazzata dal Consiglio dei diritti umani, che si riunirà pure a Ginevra.

La nuova istanza – frutto di un’iniziativa svizzera – sarà composta da 47 membri che verranno eletti il 9 maggio dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite. La Svizzera ha già indicato di essere candidata.

Esprimendosi in conclusione della sessione finale, l’Alto commissario dell’ONU per i diritti umani, la canadese Louise Arbour, ha sottolineato che i progressi in materia di diritti umani non possono essere raggiunti in un clima caratterizzato dalla diffidenza e dalla ricerca di interessi propri. La riforma – ha dichiarato – deve essere accompagnata da un “profondo cambiamento culturale”.

“Ci sono milioni di persone nel mondo che confidano nella protezione delle Nazioni Unite e nella lotta che questa organizzazione può condurre contro la violazione dei loro diritti e della loro libertà”, ha aggiunto.

“È a loro e alle generazioni future che deve essere indirizzato il lavoro del Consiglio dei diritti umani”.

Non solo insuccessi

Malgrado le numerose e riconosciute imperfezioni della Commissione, Louise Arbour ha poi affermato che equivarrebbe a “distorcere i fatti” non ammettere che questo organismo ha comunque costruito l’infrastruttura per la protezione internazionale dei diritti umani.

Secondo Louise Arbour, tra i principali risultati della Commissione vanno menzionati la Dichiarazione universale di diritti umani del 1948, il sistema di procedure speciali per reagire alle violazioni e l’adozione di risoluzioni contro paesi specifici.

I relatori indipendenti hanno inoltre “dato una voce alle vittime silenziose”.

La giurista canadese ha poi ricordato la posizione di fermezza assunta dalla Commissione nei confronti del regime dell’apartheid sudafricano e le sessioni speciali organizzate per cercare di trovare una via d’uscita alle crisi scoppiate nel Timor orientale, in Kosovo, nei Territori palestinesi o in Ruanda.

Progressi certi

Adrien-Claude Zoller, presidente dell’ONG Ginevra per i diritti umani, concorda con il fatto che siano comunque molti i punti positivi da mettere sul conto della Commissione. La responsabilità della sua scomparsa è da attribuire soprattutto a singoli Stati piuttosto che alla Commissione in quanto tale.

Secondo Zoller, sono gli stessi membri delle Nazioni Unite, che hanno attribuito la presidenza della Commissione a Stati come la Libia o l’Indonesia, ad avere delle responsabilità.

“Se si guarda obiettivamente a quanto è stato fatto, a tutti i trattati, alle dichiarazioni, alle procedure speciali, non vi è dubbio che siano stati compiuti dei progressi”.

“Il fatto di poter avere un dibattito pubblico tra le vittime e i rappresentanti di governi dittatoriali è qualcosa che 30 anni fa sarebbe stato inimmaginabile. Spero semplicemente che il Consiglio possa offrire una migliore opportunità per una reale protezione dei diritti umani”.

swissinfo, Adam Beaumont

La Commissione dei diritti umani dell’ONU è stata creata nel 1946.
È all’origine della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, adottata il 10 dicembre del 1948.
Il 9 maggio, l’Assemblea generale dell’ONU dovrà eleggere i 47 membri del Consiglio dei diritti umani, che rimpiazzerà la Commissione.
Il nuovo Consiglio si riunirà per la prima volta il 19 giugno a Ginevra.

Contrariamente alla Commissione, che si riuniva una volta l’anno a Ginevra per sei settimane, il Consiglio dei diritti umani si radunerà almeno tre volte l’anno per un minimo di dieci settimane. In caso di crisi, potrà inoltre indire sessioni speciali.

Il Consiglio esaminerà periodicamente i risultati in materia di protezione dei diritti umani dei 191 Stati membri dell’ONU. In caso di violazioni gravi, i membri potranno essere sospesi da una maggioranza dei due terzi dell’Assemblea generale.

Gli Stati Uniti sono stati uno dei quattro paesi ad opporsi alla creazione del Consiglio lo scorso 15 marzo. Washington, che ha comunque indicato di voler collaborare con la nuova istanza, chiedeva un sistema più restrittivo per impedire a Stati che violano i diritti umani di far parte del Consiglio.

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