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Continua l’impegno per l’Iniziativa di Ginevra

Micheline Calmy-Rey, responsabile svizzera degli affari esteri, durante la giornata di studio Keystone

In un dibattito sulla promozione della pace in Medio Oriente, la ministra degli esteri Micheline Calmy-Rey ha riaffermato la volontà di voler continuare il progetto di pace siglato alcuni mesi fa a Ginevra.

All’incontro annuale di una sezione del Dipartimento degli affari esteri si è parlato del ruolo della stampa nel conflitto fra israeliani e palestinesi.

«Con l’Iniziativa di Ginevra, sostenuta logisticamente e finanziariamente dalla Confederazione – ha affermato la ministra degli esteri Micheline Calmy-Rey durante la conferenza – la società civile ha dimostrato che sui due fronti esistono dei partner per la pace». Per questo Calmy-Rey ha riaffermato la volontà di continuare sulla via della promozione della pace in Medio Oriente.

«L’Iniziativa di Ginevra smentisce inoltre l’opinione corrente che fra i due fronti avversari non ci sia più la volontà di trovare una via d’uscita», ha continuato la ministra.

Durante la manifestazione, un appuntamento annuale della sezione politica del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE), alcuni esperti del Medio Oriente si sono chinati sul ruolo dei media nel conflitto fra Israele e palestinesi. Ha diretto i lavori il corrispondente e specialista della regione Ulrich Tilgner.

Importanza per la regione

Terrore e violenze: «Nessun altro conflitto al mondo focalizza così intensamente da decenni l’attenzione internazionale come quello in Medio Oriente. Eppure israeliani e palestinesi avrebbero bisogno di una prospettiva per il futuro, una visione per una convivenza pacifica», ha ancora detto la consigliera federale Micheline Calmy-Rey.

La consigliera federale non ha poi risparmiato con le critiche verso le parti coinvolte: da una parte le autorità palestinesi non fanno abbastanza per la salvaguardia dei diritti umani; dall’altra gli israeliani continuano con la costruzione dello sbarramento, infrangendo il diritto internazionale.

La sicurezza, ha affermato la ministra, non è solamente legata a fattori tecnici, ma anche al rispetto dello Stato di diritto e della democrazia.

Interventi pessimisti

Ha aperto i lavori della giornata di riflessione il giornalista tedesco Ulrich Tilgner. Nella sua relazione ha illustrato la sua analisi della situazione: «Per me la pace fra israeliani e palestinesi non è in vista, almeno non nel futuro prossimo. E le possibilità per la pace si affievoliscono», ha continuato.

Tilgner attesta all’Iniziativa di Ginevra una volontà positiva di elaborare un concetto di convivenza con due Stati sovrani. Ma alla soluzione di compromesso mancherebbe quel «sex appeal» necessario per superare lo scetticismo generale delle parti in causa.

Per dare una speranza di successo all’iniziativa «ci vorrebbe un atto di volontà gigantesco di tutti i coinvolti». E fondamentale sarebbe l’impegno serio della comunità internazionale.

Contro la «letargia» pubblica

Nel dibattito seguente sono intervenuti quattro esperti che hanno analizzato il ruolo della stampa nel conflitto. Per Luis Lema, corrispondente per il quotidiano ginevrino «Le Temps» dal 2000 al 2002, l’interesse dei media si concentrerebbe troppo sui sanguinosi attentati suicidi dei palestinesi. L’interesse morboso per il sangue, non servirebbe a spiegare la situazione e favorirebbe inoltre il sentimento di disillusione verso una possibile soluzione del conflitto.

«La cronaca sugli eventi in Medio Oriente ha ormai raggiunto lo status delle previsioni del tempo», ha detto Lema. Se si annuncia la pioggia si prende l’ombrello, niente di più.

Giornalismo «monodirezionale»

Anche Ulrich Tilgner accusa un peso eccessivo del sensazionalismo nella cronaca dedicata al conflitto. «Con questo giornalismo fissato su una sola prospettiva, un fenomeno che sempre di più tocca anche i media seri, la continuità del conflitto si disperde».

Robert Stähli, responsabile della rubrica esteri della Radio della Svizzera tedesca DRS, conferma la tendenza a concentrarsi sui conflitti. Gli aspetti sociali e culturali vengono troppo spesso dimenticati.

Concentrarsi sulle persone concilianti

Analogamente a Luis Lema, anche Andreas Zumach, corrispondente presso l’ONU a Ginevra per numerose testate tedesche, afferma che l’opinione pubblica internazionale è caduta in una sorta di «stato di inerzia».

Questa situazione potrebbe essere combattuta, se i giornalisti si concentrassero di più su dei protagonisti che si impegnano per il dialogo e la soluzione del conflitto.

«Sui due fronti ci sono ancora delle persone che, anche in condizioni avverse, lavorano a progetti concreti su cui si potrebbe parlare»; questa la convinzione di Zumach.

Le domande al potere

Sarebbero soprattutto i giornalisti attivi nelle capitali europee, nelle sedi delle istituzioni internazionali che potrebbero fare di più per sostenere le iniziative come quella di Ginevra.

«Basterebbe insistere con le domande ai politici». Non basta più, ha ribadito Zumach, farsi convincere della bontà della «Roadmap» elaborata qualche anno fa.

«In questo senso, la signora Calmy-Rey e il governo svizzero hanno dato il buon esempio. Se più Stati seguissero la stessa via, avremmo meno ragioni di cui lamentarci», ha concluso Zumach, lanciando implicitamente un complimento alla padrona di casa.

swissinfo, Renat Künzi
(traduzione: Daniele Papacella)

La Svizzera sostiene l’Iniziativa di Ginevra con 2 milioni di franchi nell’anno corrente. I contributi sono di tipo logistico e finanziario.

Protagoniste sono delle organizzazioni non governative palestinesi e israeliane che si impegnano per la pace e il dialogo.

Vengono sostenute inoltre delle organizzazioni attive nell’aiuto umanitario in Medio Oriente.

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