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Medio Oriente: la Svizzera accetta mandato ONU

Micheline Calmy-Rey soddisfatta della decisione dell'Onu e della fiducia dimostrata alla Svizzera Keystone

La ministra degli esteri Micheline Calmy-Rey ritiene equilibrata la risoluzione ONU che chiede ad Israele di smantellare il muro di sicurezza in Cisgiordania.

Su mandato dell’ONU, la Svizzera consulterà i vari Stati e stilerà un rapporto sul rispetto del diritto umanitario internazionale nel conflitto israelo-palestinese.

Dopo aver adottato una risoluzione concernente il muro di protezione che Israele sta costruendo in Cisgiordania, l’Assemblea delle Nazioni Unite ha incaricato la Svizzera di consultare i paesi firmatari delle Convenzioni di Ginevra al fine di mettere in chiaro le diverse opinioni in merito al rispetto dei diritti umanitari nei territori occupati.

«Il nostro è un mandato modesto, ma che ci dà anche una certa libertà d’azione», ha dichiarato nel corso di una conferenza stampa la ministra degli esteri Micheline Calmy-Rey. «Il nostro compito è di stabilire in quale misura Israele rispetta le Convenzioni di Ginevra. Ma siamo liberi di decidere come condurre i colloqui, quale tipo di rapporto presentare all’Onu e quanto tempo investire per realizzarlo».

Per Micheline Calmy-Rey, che ritiene equilibrato il testo della risoluzione Onu, il compito affidato alla Svizzera è un segno di fiducia nelle capacità della diplomazia elvetica.

La ministra degli esteri si è però mostrata scettica sull’opportunità di convocare una conferenza degli Stati firmatari delle Convenzioni di Ginevra. «È solo una delle opzioni possibili», ha affermato ricordando come delle conferenze simili si siano già tenute due volte a Ginevra.

In entrambi i casi erano assenti Stati uniti ed Israele e «i risultati che abbiamo ottenuto non erano quelli sperati». Una terza conferenza senza la partecipazione di questi due interlocutori non avrebbe molto senso. Ecco perché la Svizzera ha ottenuto che nel mandato assegnatole dall’Assemblea delle Nazioni unite, la convocazione di una conferenza sia contemplata solo come possibilità e non come obiettivo da raggiungere.

L’impegno elvetico

La questione mediorientale sta particolarmente a cuore alla Svizzera che si è più volte impegnata in favore della pace. Ha sostenuto ad esempio i colloqui ginevrini tra rappresentanti israeliani e palestinesi, paladini di un trattato nato fuori dai rispettivi governi.

Domenica scorsa, Berna aveva reagito positivamente ad un appello della Lega araba contenuto nel progetto di risoluzione. Ora, a risoluzione accettata, «la Svizzera farà del suo meglio per svolgere il difficile compito che le è stato affidato. Agirà con umiltà, realismo e impegno», come ha dichiarato Jenö Staehlin, l’ambasciatore svizzero uscente alle Nazioni unite.

La Svizzera non si fa illusioni, non sarà certo per il suo impegno che Israele smantellerà la barriera di sicurezza. «Bisogna essere molto pragmatici», ha dichiarato Micheline Calmy-Rey.

«L’obiettivo del mandato non è di convincere qualcuno a far la pace. C’è un certo numero di paesi che ha un ruolo strategico molto più importante del nostro in Medio Oriente. Con questo mandato e con azioni che vanno nella direzione dell’Iniziativa di Ginevra, intendiamo contribuire allo sviluppo del diritto umanitario internazionale e dare il nostro sostegno agli sforzi per la pace».

Risoluzione accettata a maggioranza

Unitamente a 149 altri paesi, la Svizzera aveva votato martedì in favore di una risoluzione delle Nazioni unite indirizzata ad Israele. Lo stato ebraico viene invitato ad abbattere il muro di protezione che sta costruendo in Cisgiordania.

La risoluzione, che non è vincolante contrariamente a quelle del Consiglio di Sicurezza, chiede ad Israele di fare proprio il parere, anch’esso non vincolante, espresso il 9 luglio dalla Corte Internazionale di Giustizia dell’Aja, secondo la quale la construzione di una barriera di separazione all’interno e intorno alla Cisgiordania è illegale.

Anche se non ha grandi conseguenze per Israele, la risoluzione aumenta la pressione internazionale nei suoi confronti. L’Unione europea ha votato compatta in favore della risoluzione. Tra i contrari Israele, gli Stati Uniti e quattro altri stati minori. Dieci le astensioni.

La reazione indignata d’Israele

L’ambasciatore israeliano alle Nazioni Unite ha denunciato il «vergognoso sostegno» dell’Unione europea e in particolare della Francia alla risoluzione dell’Assemblea generale dell’Onu contro il «muro» costruito da Israele in Cisgiordania.

I 25 Paesi dell’Ue hanno «dato un sostegno vergognoso a questa risoluzione terribilmente unilaterale», ha detto l’ambasciatore Dan Gillerman alla radio pubblica israeliana. «La Francia si è comportata in maniera particolarmente indegna, operando a favore dei suoi amici palestinesi e convincendo gli altri paesi europei a adottare una risoluzione».

Per il diplomatico israeliano questa è l’ennesima prova dell’incapacità europea d’intervenire sullo scacchiere mediorientale.

swissinfo e agenzie

150 paesi, tra cui la Svizzera, hanno votato in favore della risoluzione
6 contrari, tra cui Stati uniti e Israele
10 astenuti

Il muro che Israele sta costruendo in Cisgiordania, quindi fuori dal suo territorio, per proteggersi dagli attacchi terroristici palestinesi ha suscitato innumerevoli polemiche.

L’otto dicembre 2003, l’Assemblea generale delle Nazioni unite ha incaricato la Corte internazionale di giustizia di valutare la situazione.

Secondo il parere della Corte, emesso il 9 luglio 2004, il muro è illegale. Il 20 luglio, l’Assemblea generale dell’ONU ha approvato una risoluzione non vincolante nei confronti d’Israele.

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