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Corruzione: buone note per la Svizzera

Solo le ditte australiane si sono rivelate più "oneste" di quelle svizzere swissinfo.ch

Secondo un rapporto di Transparency International, le ditte svizzere non fanno quasi mai ricorso alle bustarelle per ottenere appalti pubblici all'estero.

Le imprese svizzere ottengono un ottimo voto in fatto di corruzione all’estero: 8,4 su 10, a pari merito con le svedesi. Solo le società australiane (voto 8,5) ricorrono ancor meno di frequente alle bustarelle per aggiudicarsi appalti pubblici sui mercati emergenti.

La constatazione emerge dal rapporto 2002 di Transparency International (TI). L’organizzazione non governativa, che ha sede a Berna e milita contro la corruzione nel mondo, ha pubblicato per la seconda volta – la prima era stata nell’ottobre 1999 – il suo indice sulle pratiche “tangentizie” dei grandi paesi esportatori (Bribe Payers Index, BPI).

TI ha preso in considerazione fatti e misfatti delle multinazionali di 21 paesi esportatori. Tra dicembre 2001 e marzo 2002 sono stati interpellati a tale proposito 835 esperti economici, principalmente dirigenti d’imprese.

Edilizia e industria delle armi

Fra i cattivi allievi in fatto di corruzione figurano – nell’ordine, con voto fra il 3,2 e il 3,9 – le società russe, cinesi, taiwanesi e sudcoreane, che ricorrono alle mazzette «in una proporzione allarmante», sempre secondo lo studio. In misura minore ma nondimeno cospicua, la corruzione di funzionari stranieri è praticata anche dalle imprese di Italia (17esima con il voto 4,1), Hong Kong (4,3), Malaysia (4,3), USA (5,3), Giappone (5,3), Francia (5,5) e Spagna (5,8).

L’edilizia e dell’industria dell’armamento sono i settori più colpiti dal fenomeno della corruzione, constata ancora Transparency. Seguono i settori petrolifero, bancario, immobiliare, farmaceutico, energetico e delle telecomunicazioni.

La corruzione di agenti pubblici stranieri è punibile in tutti i paesi industrializzati. TI stigmatizza in particolare gli USA, al 13esimo posto in classifica sebbene la pratica delle tangenti sia illegale già dal 1977.

La convenzione dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) che va nello stesso senso è entrata in vigore nel 1999 ed è stata ratificata da 34 dei 35 paesi firmatari, tra cui la Svizzera. Insieme, questi paesi rappresentano oltre i tre quarti del commercio mondiale, rileva lo studio.

Legislazione anticorruzione

In Svizzera, dal 1. maggio 2000 il Codice penale punisce la corruzione di funzionari stranieri con una pena fino a cinque anni di reclusione. Una misura che ha permesso alla Confederazione di aderire alla convenzione Ocse sottoscritta nel 1997.

«Le leggi non sono applicate correttamente», ha dichiarato il presidente di TI Peter Eigen, esprimendosi oggi in una conferenza stampa a Parigi. «Un gran numero di multinazionali dei paesi più ricchi continua una corsa criminale per accaparrarsi i contratti nelle principali economie emergenti», ha rilevato.

Adottare una legislazione anticorruzione non basta dunque. Bisogna che sia applicata, sottolinea Transparency, invitando i grandi paesi esportatori a dotarsi dei mezzi atti a lottare contro la corruzione, aprendo inchieste e portando in tribunale chi commette il reato. Il rapporto è reperibile anche su Internet (www.transparency.org).

swissinfo e agenzie

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