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Criminalità, verso la fine della guerra delle cifre

Il criminologo Olivier Guéniat, capo della Sicurezza del cantone di Neuchâtel swissinfo.ch

Da qui al 2009 le polizie cantonali avranno unificato i loro sistemi di registrazione e di calcolo. Una riforma che permetterà di avere un quadro più chiaro sulla realtà svizzera.

Olivier Guéniat, capo della Pubblica sicurezza di Neuchâtel, spiega a swissinfo che a partire dal 2010 sarà difficile manipolare a fini politici le cifre sulla criminalità.

Le statistiche federali sulla criminalità sono state create nel 1982. Da allora la polizia federale e ognuna delle 26 polizie cantonali, hanno sviluppato propri sistemi di raccolta e di calcolo per registrare le infrazioni del Codice penale. All’Ufficio federale di statistica consegnano inoltre solo cifre globali.

E’ dunque apparso chiaro che era necessario trovare metodi comuni nell’intento di creare una sorta di schedario federale sulla criminalità. Oggi, dopo una gestazione di dieci anni, il progetto di revisione della statistica poliziesca sulla criminalità è in dirittura di arrivo.

swissinfo: Olivier Guéniat, la creazione di questo “schedario centrale” permetterà di fare il punto della situazione sulla criminalità in Svizzera?

Olivier Guéniat: Diciamo che potremo disporre di un’istantanea dal 2009 al 2010. Ma, per meglio conoscere la portata del fenomeno, sarà necessario attendere ancora qualche anno per quantificare l’evoluzione nel tempo della delinquenza.

Ci sarà molto probabilmente un embargo prima che l’Ufficio federale di statistica possa presentare un’analisi disinteressata e oggettiva del problema. Analisi che ci permetterà di stabilire le tendenze su scala nazionale e persino regionale. I cantoni potranno in seguito esprimersi su fenomeni propri alle loro rispettive realtà.

Questo nuovo modo di procedere è molto importante, perché la criminalità è diventata strumento di giochi politici. Con un unico schedario sarà pertanto più difficile manipolare le cifre. E’ però anche desolante il comportamento di certi media che, ad occhi chiusi e senza minimamente leggere oltre le cifre, continuano a riprodurre messaggi terribilmente ansiogeni. Oggi le cifre dicono tutto e qualsiasi cosa…

swissinfo:…come per esempio sulla delinquenza degli stranieri, poiché le statistiche attuali non sono molto trasparenti. E’ così?

O.G.: Attualmente la categoria “stranieri” è davvero un miscuglio di dati, senza nessuna distinzione tra i detentori di permessi di soggiorno diversi e i clandestini. L’unica indicazione riguarda il paese di domicilio o di origine.

Si tratta di un tasto estremamente sensibile. Quando lanciamo un appello ai testimoni, siamo tenuti a dare delle indicazioni sull’aspetto dei sospettati. D’abitudine riprendiamo la terminologia usata dall’Interpol e faccio attenzione affinché i poliziotti restino politicamente corretti.

E’ però vero che leggiamo ancora oggi indicazioni come “individuo di razza nera” invece di preferire la formula “individuo di tipo africano” per le persone provenienti da quelle regioni. Come descrivere una persona dello Sri Lanka o dell’Asia del Sud Ovest? Dobbiamo descriverli come “individui con la pelle scura” o “d’Africa del Nord”? Nulla è uniformato a livello di polizie svizzere!

C’è un altro aspetto da sottolineare, che riguarda il nostro dovere di informare la popolazione quando conduciamo delle operazioni. In questo caso la nazionalità del sospettato non ha alcun interesse. Ma, incalzati dai giornalisti che ci pongono sistematicamente la domanda, insieme ai dati sull’età diamo dunque d’ufficio anche la nazionalità, per evitare di essere sommersi di telefonate.

swissinfo: Da quanto tempo la pressione politica pesa sulla polizia?

O.G.: Dalla campagna presidenziale francese del 2002, ancorata diffusamente sull’insicurezza, allorquando l’insicurezza era circoscritta in zone marginali, come le periferie.

In Svizzera ci si è messa la televisione trasformando così il problema dell’insicurezza in tema politico. In questo anno di elezioni federali, un semplice paragone tra i programmi dei partiti – dalla sinistra alla destra – mi ha dimostrato che la sicurezza è nella “Top 5” dei temi della campagna elettorale. In certi casi è addirittura in terza posizione.

swissinfo: Ma, per quanto la riguarda, lei non perde mai l’occasione per affermare che la criminalità non aumenta.

O.G.: Perché, in maniera generale, è stabile dal 1982. Prendendo in considerazione tutti i dati cantonali, si constata una diminuzione dei furti, venticinque volte meno frequenti rispetto alle lesioni fisiche. Sappiamo quasi tutto sui reati contro il patrimonio, poiché le assicurazioni inoltrano una denuncia per entrare in materia.

Per quanto riguarda la violenza, secondo le statistiche i delitti aumentano, è vero. Ma le cifre sono difficili da interpretare. Non sono necessariamente i conflitti tra persone a crescere ma, almeno in parte, il tasso di denuncia, specialmente da quando i cellulari permettono di portare delle prove, come succede per le minacce scritte.

Un caso può inoltre essere la somma di diverse denunce e può pertanto prodursi un effetto moltiplicatore sulla statistica. Poniamo il caso di una persona che si presenta in polizia perché ha preso una sberla, perché è stata vittima di minacce e oggetto di ingiurie: siamo già di fronte a tre infrazioni. Se poi l’aggressore si lamenta di essere stato a sua volta minacciato saremo confrontati con due autori e due vittime…ed è cosi che le cifre possono gonfiarsi artificialmente.

Quando avremo la possibilità di tracciare un percorso lineare degli autori e delle vittime rispetto alla natura dei casi, potremo finalmente sapere quanti reati appartengono allo stesso caso. Saremo molto probabilmente in grado di dimostrare che in Svizzera c’è il tasso più basso di criminalità d’Europa, ma anche che non siamo più violenti oggi rispetto a venticinque anni fa; stesso discorso per giovani e stranieri.

E’ vero, mi impegno con convinzione per far passare questo messaggio nella popolazione, perché è importante contrastare messaggi ansiogeni veicolati da coloro che sfruttano la cronaca nera.

Intervista swissinfo, Isabelle Eichenberger
(traduzione e adattamento dal francese Françoise Gehring)

Nel campo della criminalità le statistiche federali sono state create nel 1982. Da allora le polizie cantonali hanno adottato un proprio metodo di raccolta dati e di calcolo.

Nel 2006 il Consiglio federale, la polizia federale e le polizie cantonali hanno deciso di definire un metodo comune di registrazione dei dati concernenti i reati del Codice penale.

Da qui al 2009 le polizie cantonali dovranno unificare i loro sistemi informatici per migliorare, su scala nazionale, la reperibilità di autori e vittime e la ricostruzione dei casi di delinquienza.

San Gallo, Appenzello Esterno, Zugo, Turgovia, Obvaldo, Nidvaldo, Ginevra e Basilea Città sono pronti. Neuchâtel lo sarà per il 2008.

Totale dei delitti registrati dalle statistiche federali dal 1982:
2005: 303’270 (di cui 204’000 furti, 61’000 furti con scasso, 8000 lesioni fisiche e violenze)
2000: 270’733
1991: 359’201
1982: 323’525

Olivier Guéniat è nato a Porrentruy (Giura) nel 1967. E’ titolare di un dottorato conseguito all’Istituto di polizia scientifica e criminologia dell’Università di Losanna.

Tra il 1992 e il 1997 assume la responsabilità del servizio di identità giudiziaria della polizia cantonale del Giura. Dal 1997 è capo della Pubblica sicurezza del cantone di Neuchâtel.

Il 24 aprile 2007 pubblica “La délinquance des jeunes” nella collezione “Savoir Suisse” delle edizioni “Presses polytechniques fédérales romandes”.

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