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Dalle acque emergono critiche e rimproveri

L'alluvione a Thun Keystone

Le autorità svizzere nel mirino delle critiche: non avrebbero fatto abbastanza per evitare le inondazioni e i conseguenti danni.

L’ONU ha giudicato inadeguato il sistema di allarme, mentre il WWF evidenzia i pericoli legati alla forzatura degli argini dei fiumi. Ma le autorità cantonali ribattono: abbiamo fatto tutto il possibile.

La maggioranza dei cantoni è stata latitante nell’applicare corrette misure di prevenzione contro le inondazioni, dopo che nel 1991 è stata varata una legge in questo senso.

Eppure i cantoni hanno il dovere di garantire tutte le misure necessarie per proteggere la popolazione: dall’ampliamento dei letti dei fiumi alla costruzione di argini e di bacini di riserva. Fermo restando che laddove è possibile occorre mantenere, o ripristinare, il corso naturale del fiume.

Mercoledì scorso l’agenzia dell’ONU per la prevenzione delle catastrofi naturali, con sede a Ginevra, è stata molto chiara: se la popolazione fosse stata avvertita con maggiore tempestività, ci sarebbero state meno vittime.

“Non riusciamo davvero a capire – spiega a swissinfo il responsabile dell’agenzia dell’ONU Silvano Briceno – come in un paese così sviluppato come la Svizzera, considerata tra l’altro un modello nella gestione delle inondazioni, l’emergenza non sia stata gestita in modo migliore”.

Carenze nella comunicazione

Briceno aggiunge inoltre che il sistema di allarme alla popolazione ha evidentemente fallito: l’allarme, insomma, non è stato dato per tempo e qualcosa non ha funzionato nel sistema di comunicazione.

Lo scenario di case distrutte, alberi divelti, fango e detriti nelle strade mostra in modo inequivocabile – sempre secondo il funzionario dell’ONU – che la legislazione in materia di pianificazione territoriale e gli strumenti di prevenzione dei rischi non sono stati sufficientemente implementati.

La sezione svizzera del WWF ritiene, dal canto suo, che all’origine delle inondazioni vi sia un palese fallimento delle autorità svizzere nell’applicazione della legge.

“Le inondazioni di questi giorni – precisa l’organizzazione ambientalista – sottolineano l’importanza di dare ai letti dei fiumi e dei torrenti spazio sufficiente. La pratica corrente di costringere un corso d’acqua in angusti argini equivale ad un totale fallimento”.

E le critiche più aspre sono state rivolte alle autorità del canton Berna.

Alexander Tschäppät, sindaco della città di Berna, si è unito al coro delle critiche quando la parte più bassa del vecchio quartiere della Matte (in riva al fiume Aare) è stato coperto dalle acque del fiume in piena. E ha puntato il dito accusatore contro le autorità cantonali, colpevoli di muoversi troppo lentamente.

I diritti dei pescatori

Dopo le gravi inondazioni del 1999, le autorità cittadine hanno rinviato i progetti previsti per arginare l’Aar, in seguito alle resistenze sollevate da diversi gruppi di interesse, a cominciare dai pescatori.

Tschäppät si è quindi chiesto, a titolo retorico, se la salvaguardia delle aree di fecondazione dei pesci sia da considerare più importante della protezione delle persone e dei loro averi nelle zone minacciate dalle acque.

Il destino della città di Berna è nelle mani delle cittadine e dei villaggi situati più a monte dell’Aare, soprattutto nella zona tra Thun e la capitale.

Nel 2000, tre Comuni della regione hanno ad esempio rifiutato un proposta in favore di un ampliamento del letto del fiume, lanciata per prevenire nuove inondazioni.

In seguito al loro rifiuto, un nuovo progetto non dovrebbe essere ultimato e presentato prima del 2007.

Ma la ministra cantonale responsabile della protezione contro le inondazioni ha respinto le critiche. “Abbiamo fatto tutto quanto era possibile durante gli ultimi sei anni”, ha detto Barbara Egger. “Non dimentichiamo che dobbiamo prendere in considerazione gli interessi di gruppi molto disparati.”

Per la ministra, il cantone non dispone né dei mezzi finanziari sufficienti, né del personale necessario per far fronte a disastri di questa portata.

Correzioni del fiume

L’ultima versione del piano di correzione del fiume è stata tra l’altro combattuta anche da uno dei membri del governo comunale bernese: Kurt Wasserfallen.

A detta del giornale Der Bund, il municipale non voleva perdere il suo sentiero preferito per le passeggiate, minacciato dal progetto.

Secondo Ernst Spycher, ingegnere idraulico responsabile dei progetti di protezione contro le inondazioni a Thun, la costruzione di una nuova condotta di scarico delle acque del Lago avrebbe permesso di evitare la metà dei danni subiti dalla cittadina durante le inondazioni del 1999.

Per quanto riguarda invece l’attuale catastrofe, l’esperto ritiene di non essere ancora in grado di stabilire in che misura una simile condotta poteva ridurre i danni.

Per Spycher, le autorità cantonali non possono comunque venir accusate di non aver mosso un dito in questi anni. “Dopo le inondazioni del 1999 abbiamo reagito rapidamente, cercando soluzioni per prevenire simili catastrofi”.

Una situazione complessa

Spycher sottolinea la complessità della questione, perché si ha a che fare con condizioni fisiche, geo-morfologiche e idrauliche molto diverse a seconda della sezione del fiume Aare che si prende in considerazione.

Dal canto suo, Peter Volkart, capo del laboratorio di idraulica del Politecnico di Zurigo, conferma che per i laghi di Thun e di Brienz, attraverso i quali transita l’Aare, la situazione è complessa.

“I laghi non sono dighe e non si può dunque intervenire efficacemente per regolare il deflusso dell’acqua”, ci precisa. Per Volkart, la linea che separa condizioni d’acqua normali da condizioni d’allagamento è molto tenue.

Lo specialista ricorda che varie misure di protezione dalle inondazioni sono state previste fin dagli anni ’80. Queste misure hanno però riscontrato l’ostilità degli ambientalisti, dei pescatori e dei proprietari confinanti.

Spycher e Volkart sono però fiduciosi che la costruzione della condotta di scarico possa essere terminata entro il 2007.

swissinfo, Dale Bechtel

La legge svizzera sull’ingegneria idraulica del 1991 mira a proteggere persone e beni da inondazioni e frane.

Ciascun cantone è responsabile per l’applicazione della legge. In particolare, i cantoni sono tenuti a mantenere in buono stato tutto il sistema di fiumi, torrenti e laghi e a prevedere appropriate misure di pianificazione del territorio.

La Confederazione può partecipare alla costruzione di opere di protezione contro alluvioni e smottamenti.

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