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Il mondo alla ricerca dell’acqua perduta

Acqua, che non basta per tutti Keystone Archive

Più di 10.000 delegati provenienti da tutto il mondo sono attesi da domenica 16 a domenica 23 marzo al Forum mondiale dell'acqua di Kyoto.

Discuteranno di una crisi grave quanto quella dell’Iraq: la penuria d’acqua che già ora colpisce 1,4 miliardi di persone.

Nel 2025 si stima che avrà colpito ben 2,7 miliardi, la metà degli esseri umani del pianeta, se non si correrà, e presto, ai ripari.

Organizzato congiuntamente dal Giappone e dal Consiglio mondiale dell’acqua, il Forum di Kyoto, l’antica capitale giapponese che ha legato il suo nome al protocollo omonimo per difendere la Terra dai gas a effetto serra, è il terzo del suo genere, dopo quello di Marrakech nel 1997 e dell’Aja nel 2000.

Ma è quello più cruciale mai tenuto finora, perchè urgono risposte all’impegno preso nel vertice di Johannesburg 2002 sullo sviluppo sostenibile: ridurre della metà, da qui al 2025, il numero degli individui privi d’acqua potabile – 1,4 miliardi – e di servizi igienici adeguati – circa tre miliardi – causa di 5 milioni di morti all’anno, di cui ben due milioni sono bimbi sotto i cinque anni di età, per malattie collegate.

Una crisi più importante di quella irachena

“La crisi idrica”, ha detto il vice presidente del Consiglio mondiale dell’acqua, William Cosgrove, “è destinata a diventare esplosiva se i governi di tutti i Paesi non assegneranno nei loro piani di investimenti e sviluppo una priorità più alta all’acqua. Per l’umanità del 21/esimo secolo è più importante quanto si discuterà e, auspicabilmente, si deciderà a Kyoto, di quello che si sceglierà di fare nelle crisi mediorientale o del Golfo”.

Al grande Forum, che si concluderà il 22 e 23 marzo con una conferenza ministeriale, sono previste più di 350 sessioni di incontri e dibattiti su temi come l’impiego dell’acqua nell’agricoltura, l’impatto sull’ambiente delle dighe, i cambiamenti climatici, la gestione delle infrastrutture per per la raccolta e la distribuzione idrica, i corsi d’acqua come cause potenziali di guerre e la protezione degli ecosistemi.

Vi prenderanno parte capi di stato e di governo, parlamentari, istituti di ricerca pubblici e privati, organismi internazionali, studiosi di fama mondiale e organizzazioni non governative.

Gli aspetti chiave

Cinque, secondo gli organizzatori, gli aspetti chiave dell’emergenza acqua: l’amministrazione delle risorse idriche (chi decide come utilizzare l’acqua), la ricerca di nuove risorse idriche e la qualità dell’acqua, le infrastrutture per aumentare l’acqua a disposizione, finanziamenti dei programmi, e partecipazione di tutti i settori sociali – specialmente le donne e i poveri – ai programmi idrici.

Il problema dei finanziamenti sarà affrontato in una relazione dell’ex direttore generale del Fondo monetario internazionale, Michael Camdessus. L’idea-base del rapporto è che, se si vuole evitare la catastrofe-acqua nei
prossimi 25 anni, occorreranno finanziamenti annui di circa 180 miliardi di dollari, più del doppio di quanto si spende mediamente oggi a livello mondiale, cioè, attualmente circa 80 miliardi di dollari.

“I fondi”, ritiene Camdessus, “dovranno provenire da più parti: dai mercati finanziari, dalle autorità delle acque attraverso le tariffe, dalle istituzioni finanziarie multilaterali, dai governi e dagli aiuti allo sviluppo, preferibilmente sotto forma di doni”.

Necessario cambiare rotta

Un compito titanico. Occorrerà vedere se il Forum di Kyoto sarà in grado di offrire risposte valide. “Il dato certo e drammatico”, sottolinea il presidente del Consiglio mondiale delle acque, l’egiziano Mahmoud Abu-Zied, ministro delle risorse idriche e dell’irrigazione “è che, in assenza di un deciso cambio di rotta, nel primo quarto del nuovo secolo assisteremo ad un aumento della penuria d’acqua e ad un aggravarsi della competizione e delle contese su quella disponibile”.

Predizioni che fanno paura. Perchè già oggi esistono al mondo 40 Paesi dove la maggior parte della popolazione dispone di appena sette litri d’acqua per tutti gli usi, dall’acqua da bere fino a quella per lavarsi, per i servizi igienici e per cucinare i cibi, quando il minimo giornaliero fissato dalle Nazioni Unite è di 50 litri.

“Se le cose andranno avanti come adesso”, ammonisce il Direttore generale dell’Istituto internazionale per l’utilizzazione delle acque, Frank Rijsberman, “la penuria d’acqua si estenderà ben oltre le regioni aride e semiaride del pianeta. La domanda crescente d’acqua prosciugherà alcuni dei maggiori corsi d’acqua del mondo, con conseguenze disastrose per i centri urbani, ma soprattutto per le zone rurali”.

swissinfo e agenzie

Il Forum mondiale dell’acqua si svolgerà a Kyoto
Dal 16 al 23 marzo
10’000 delegati da tutto il mondo
1,4 miliardi di persone non hanno acqua potabile
3 miliardi non dispongono di servizi igienici adeguati

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