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Crisi di fiducia tra popolo e autorità

Tre secchi no dalle urne Keystone

L’avvertimento dello scorso febbraio non è servito. Governo e parlamento sono costretti a incassare un nuovo triplice schiaffo.

Tra il popolo e i politici che lo rappresentano a Berna c’è oggi una frattura preoccupante.

Destra e sinistra erano concordi su un punto: questa, sarebbe stata “la madre di tutte le votazioni” della legislatura 2003-2007. I temi in campo coinvolgevano pilastri della società quali il sistema pensionistico e la situazione fiscale delle famiglie. La sinistra aveva gridato allo smantellamento sociale; sul lato opposto, la destra economica voleva imporre un cambiamento di tendenza.

Man mano che la votazione si avvicinava, i segnali di un triplice rifiuto si erano moltiplicati. Ma la chiarezza dei tre no ha di che preoccupare. Tanto più che la partecipazione al voto ha superato – anche se di poco – il 50%. Si tratta pur sempre di un fatto inconsueto in Svizzera. Una cifra che costituisce in un certo modo la prova del nove dell’importanza di questa domenica. E un tasso di partecipazione che rende particolarmente sonoro lo schiaffo del popolo.

Aria pesante tra popolo e autorità

La sterzata a destra del Consiglio federale, operata lo scorso 10 dicembre con l’elezione di un nuovo rappresentante della destra dura in governo, non si rispecchia dunque nel risultato di questa domenica. La polarizzazione dello schieramento politico uscita dalle ultime elezioni federali, oggi, va a vantaggio della sinistra.

A questo punto si può parlare di sfiducia del popolo nei confronti dei suoi rappresentanti borghesi sotto la cupola di Palazzo federale. Una sfiducia le cui ragioni dovranno rapidamente essere analizzate. È infatti urgente tornare ad affrontare questi problemi molto reali, che il risultato ha soltanto rinviato.

Dossiers strategici

Già a partire dalla prossima sessione di giugno, la classe politica dovrà confrontarsi nuovamente con dossier strategici per il futuro della Svizzera. Se per la discussione sull’AVS si può immaginare una pausa di riflessione più o meno lunga, il risanamento dell’assicurazione invalidità è invece urgente. E anche per la fiscalità delle famiglie il tempo stringe.

Ma il clima di sfiducia condiziona oggi anche i rapporti tra i Cantoni e la Confederazione. Per la prima volta, 11 governi cantonali hanno fatto ricorso – con grande successo – allo strumento del referendum cantonale per salvaguardare la propria autonomia in campo fiscale. Anche la Camera dei Cantoni è dunque chiamata a riflettere sul suo ruolo.

L’opzione multipack


Un altro insegnamento da trarre con questo voto-sanzione sul pacchetto fiscale è quello della necessità di una maggiore chiarezza e semplicità delle proposte sottomesse ai cittadini. Il popolo diffida dell’offerta multipacco, e rapidamente ha l’impressione di farsi forzare la mano. Il messaggio era già chiaro con l’affossamento del controprogetto Avanti, lo scorso febbraio. Anche allora il parlamento aveva caricato troppo la barca. Inoltre, il pacchetto fiscale privilegiava indiscutibilmente i redditi alti.

La bocciatura dell’11esima revisione dell’AVS congela per ora le proposte fatte per innalzare ulteriormente l’età del pensionamento. I 67 anni accennati dal ministro Pascal Couchepin sembrano oggi su un binario morto. Si andrà forse verso nuove proposte per il pensionamento flessibile.

L’AVS resta un tema che preoccupa i cittadini: non dimentichiamoci che i sindacati erano riusciti a raccogliere 80.000 firme per il referendum in sole 48 ore! In questo settore, il popolo non è disposto a rinunciare a parte delle prestazioni senza ottenere qualche compensazione.

Infine, anche il deficit dell’assicurazione invalidità dovrà essere affrontato con urgenza. Un esame che deve però escludere il ricorso a espressioni velenose quali “finti invalidi”: una sparata della destra dura che, insieme alle perplessità della sinistra per una tassa ritenuta antisociale, è riuscita a bloccare un aumento modesto ma quanto mai benvenuto dell’imposta sulla cifra d’affari. Oggi, il deficit di questa assicurazione pesa come un macigno sulle casse dello Stato.

swissinfo, Mariano Masserini

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