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Appello per istituire una commissione sull’arte trafugata dai nazisti

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Il dipinto di Signac Quay de Clichy è stato restituito ai legittimi proprietari nel 2019 dal Museo d'arte di Berna e dalla Germania. Kunstmuseum Bern

Più di tre quarti di secolo dopo la fine della Seconda guerra mondiale, il Parlamento svizzero discuterà dell'istituzione di un nuovo sistema per gestire le rivendicazioni riguardanti l'arte trafugata dai nazisti o venduta per costrizione.

Una mozione parlamentare presentata dal membro del Consiglio nazionale Jon Pult (Partito socialista) chiede l’istituzione di una “commissione indipendente che emetta raccomandazioni nei casi di proprietà culturale persa a causa della persecuzione nazista”. Si tratta di una risposta all’ondata di critiche scatenatasi dopo l’apertura in ottobre dell’esposizione della controversa collezione di Emil Georg Bührle al museo d’arte di Zurigo.

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Emil Bührle, l’arte della guerra

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Bührle ha fatto fortuna vendendo armi ai tedeschi durante la Seconda guerra mondiale, ha comprato arte trafugata dai nazisti e tratto profitto dal lavoro forzato in Svizzera, stando a recenti ricercheCollegamento esterno. La Fondazione Bührle, che possiede le circa 200 opere in mostra a Zurigo, dichiara che nessuna di queste è stata sottratta agli ebrei. Ma chi ne rivendica la proprietà sostiene di non avere accesso a un’udienza equa poiché mancano ricerche indipendenti sulla provenienza così come un’istanza indipendente che valuti le rivendicazioni.

Jon Pult
Jon Pult Keystone / Alessandro Della Valle

“La storia della collezione di Emil Bührle ha dimostrato che il tema è più grande ed esplosivo di quanto ritenesse la gente”, dice Pult. “Abbiamo bisogno di strumenti migliori”. Nella mozione si legge che, istituendo una commissione indipendente, “la Svizzera darebbe il suo contributo nella rielaborazione di un oscuro capitolo della storia assumendosi le sue responsabilità nella gestione della proprietà culturale sequestrata nell’ambito delle persecuzioni naziste”.

La mozione, che Pult intende presentare al Parlamento questa settimana, ha il supporto della Federazione delle comunità israelite. La Svizzera, che ha funto da snodo per l’arte trafugata dai nazisti prima, durante e dopo la Seconda Guerra mondiale, è tra i 44 Stati e organizzazioni che hanno sottoscritto i Principi di Washington del 1998. Stando a questi principi non vincolanti, i governi dovrebbero incentivare i musei a svolgere ricerche sulla provenienza delle opere, identificare l’arte trafugata dai nazisti e cercare “soluzione giuste ed eque” con i collezionisti, le collezioniste e i loro eredi per le opere perse a causa delle persecuzioni.

È inoltre stipulato che debbano essere creati meccanismi di risoluzione delle controversie di proprietà.

Claude Monet, Mohnblumenfeld bei Vétheuil.
Campo di papaveri vicino a Vétheuil, di Claude Monet. Uno dei dipinti della Collezione Bührle. Keystone / Elisabeth Real

Mentre Francia, Germania, Austria, Paesi Bassi e Regno Unito hanno istituito commissioni per valutare le rivendicazioni sulle opere trafugate dai nazisti nelle collezioni dei musei, 23 anni dopo i Principi di Washington la Svizzera non l’ha ancora fatto.

Lo scorso mese, ex membri della Commissione Bergier – commissione internazionale creata nel 1996 per fare luce sul ruolo della Svizzera durante la Seconda guerra mondiale – hanno descritto la situazione relativa alla Collezione Bührle come “un affronto” nei confronti delle vittime e chiesto l’istituzione di una commissione. Pult sostiene di avere il sostegno di quattro partiti in Parlamento per la sua mozione e spera che il governo l’adotti. “È nell’interesse della Svizzera in termini di credibilità dal punto di vista della politica estera”, dice e aggiunge: “Meglio tardi che mai”.

Disegno
Das Klavierspiel di Carl Spitzweg è stato restituito ai legittimi proprietari quest’anno dal museo di Berna e dalla Germania. Bayerische Staatsgemäldesammlungen

Anne Webber, copresidente della Commission for looted Art in EuropeCollegamento esterno, con sede a Londra, dice che l’approccio elvetico all’arte trafugata dai nazisti dall’adozione dei Principi di Washington è stato “erratico e incoerente”. “Ha preso impegni a più riprese ma non li ha mai concretizzati”, indica Webber. “Il governo federale promette soluzioni giuste ed eque, ma non c’è una struttura che assicuri che lo siano davvero”. La posizione governativa finora è che non ci sono abbastanza casi per giustificare l’istituzione di una commissione.

Anne Webber
Anne Webber 2015 Getty Images

Tuttavia, Benno Widmer, responsabile della Sezione musei e collezioni presso l’Ufficio federale della cultura, ha affermato il mese scorso che “se si intensificherà il bisogno a causa di un aumento dei contenziosi, la richiesta di istituire una commissione esterna potrebbe essere riesaminata”.

Chi chiede questa misura fa notare che in Svizzera sono state fatte diverse rivendicazioni di opere trafugate dai nazisti. Il museo d’arte di Berna (Kunstmuseum), per esempio, ha ottenuto in lascito la controversa collezione di Cornelius Gurlitt. Il padre, Hildebrand Gurlitt, aveva svolto la funzione di commerciante d’arte per Adolf Hitler nell’Europa occupata. Quattordici opere sono state finora restituite agli eredi di collezionisti ebrei a cui le opere vennero sequestrate o che dovettero vendere su coercizione.

“Questa commissione avrebbe dovuto essere creata 15 anni fa”, dice Andrea Raschèr, consulente indipendente che dal 1995 al 2006 è stato alla guida della Sezione affari internazionali e legali dell’Ufficio federale della cultura. Ritiene che una nuova commissione dovrebbe essere “completamente indipendente e i suoi membri dovrebbero essere una combinazione ottimale di avvocati, esperti d’etica e storici. Vale la pena osservare da vicino i modelli tedeschi e britannici”.

La commissione potrebbe anche emettere raccomandazioni su beni culturali provenienti da altri contesti, per esempio quello coloniale, suggerisce Pult nella sua mozione, indicando che ci potrebbe essere molto lavoro per la commissione negli anni a venire.

I musei svizzeri stanno esaminando anche le loro collezioni di epoca coloniale. Musei di altri Paesi, tra cui Germania, Regno Unito e Stati Uniti, si sono impegnati a restituire le opere sequestrate nel 1897 durante una razzia britannica nel Regno del Benin, nell’odierna Nigeria. Otto musei svizzeri hanno unito le forze per esaminare la provenienza dell’arte del Benin presente nelle loro collezioni. La conclusione di questo progetto di ricerca è prevista nell’estate del 2022.

Una delle critiche principali alla Svizzera in questo ambito è la distinzione fatta tra l’arte trafugata dai nazisti e quella che i musei chiamano “Fluchtgut” (“beni di fuga”) – opere che collezionisti ebrei hanno venduto sotto costrizione, spesso per finanziarsi la fuga dalla Germania nazista. I musei tedeschi usano il termine collettivo “perdite dovute alle persecuzioni naziste” e trattano tutte le rivendicazioni come potenziali casi di restituzione da esaminare individualmente.

In Svizzera, tuttavia, i musei hanno tradizionalmente considerato i Fluchtgut come transazioni legittime. L’arte venduta dagli ebrei e dalle ebree in difficoltà finanziarie a causa delle confische dei nazisti per pagarsi la fuga dalla Germania non soddisfa necessariamente i requisiti per la restituzione. Pult ritiene che la commissione non dovrà fare questa distinzione.

A brass plaque from the Benin Bronzes.
I Bronzi del Benin sono una collezione di più di 3’000 piastre di ottone provenienti dal palazzo reale del Regno del Benin (ora Nigeria). Sono stati trafugati dalle forze britanniche durante la spedizione punitiva del 1897. Keystone

Ci sarà, naturalmente, opposizione alla proposta di Pult. Christoph Blocher, collezionista d’arte ed ex leader dell’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice) ha scritto sul settimanale Weltwoche che il dibattito attorno alla collezione Bührle è il sintomo di “una società moralmente corrotta”. Gli appelli per una commissione, ha scritto Blocher, sono solo una questione di storici e avvocati che sperano di ottenere commissioni lucrative.

“Non mi aspetto rapidi sviluppi, perché la resistenza da parte dei musei e dei collezionisti privati sarà considerevole”, dice Olaf Ossmann, avvocato specializzato in casi di arte trafugata dai nazisti. “I musei troveranno ogni modo per opporsi”.

Tuttavia, Webber, della Commission for Looted Art in Europe, ha ancora speranza. “È auspicabile che il lascito Gurlitt a Berna e la vicenda Bührle a Zurigo abbiano acceso la miccia in modo che il governo affronti esaustivamente il problema e lo faccia con vera determinazione e impegno”, dice. “Il problema non sarà risolto finché non lo farà”.

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