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Zombi del death metal dal cuore tenero

I Nihilo sono tra i principali gruppi death metal della Svizzera. Sul palcoscenico, i cinque bernesi della regione di Langenthal scatenano un uragano di sonorità oscure e distorte. Al di fuori, si distinguono invece per il loro carattere amabile.

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Nella vita quotidiana, Ragulan Vivekananthan lavora come giornalista, Nicola Graber è maestro di chitarra e Nils Mikael Hugi è ricercatore di mercato. Adrian Rohr si guadagna da vivere nel settore immobiliare mentre Damiano Fedeli è istruttore di fitness.

Idealismo puro

«I Nihilo di Kleindietwil sono un ottimo esempio della scena underground del metal in Svizzera. È da dieci anni che vanno avanti con molta passione. Suonano con totale convinzione: con la musica non guadagnano nulla e, anzi, devono autofinanziarsi. È stato così anche per il loro quinto album, pubblicato di recente», afferma Patrick Häberli, sin dall’inizio manager e mentore artistico dei cinque ragazzi bernesi.

Patrick Häberli non lavora soltanto con i suoi amici dei Nihilo. È pure il manager di altri gruppi metal della Svizzera e collabora con band in Finlandia, Stati Uniti e Gran Bretagna. Inoltre, è organizzatore, fotografo, regista, produttore e musicista metal, ciò che fa di lui una figura centrale e irrinunciabile della scena metal in Svizzera.

Per la foto ritratto dei Nihilo, Patrick Häberli ha scelto come sfondo l’ambiente tetro di una grotta. Il videoclip del loro pezzo “Infected” è stato invece realizzato con l’aiuto di amici e parenti, che per l’occasione si sono trasformati in zombi, terrorizzando l’altrimenti tranquilla cittadina di Langenthal.

Patrick Häberli è stato contagiato dal virus del metal da ragazzino, quando suo fratello maggiore gli fece scoprire i Dream Theater, una band americana. Per quattro anni, ascoltò quasi esclusivamente il loro metal progressivo. Ad impressionarlo erano soprattutto i numerosi cambi di ritmo delle loro canzoni. «Li ho visti dal vivo una ventina di volte».

Le mille sonorità del metal

La musica metal include diversi sottogeneri, tra cui: heavy metal, black metal, speed metal, thrash metal, death metal, melodic death metal, doom metal, power metal, true metal, nu metal, progressive metal, gothic metal, folk metal, pagan metal, celtic metal e symphonic metal.

Esistono pure il jazz metal e il progressive death jazz metal. Tra gli stili correlati si possono citare il metalcore o il grindcore.

Nel metal si ritrovano strutture musicali estremamente complesse, caratterizzate da numerosi cambi di ritmo e di tonalità eseguiti con velocità e precisione.

Una risposta alla violenza

Il vero metal è fatto di uomini dalle lunghe criniere, di ritmi veloci e aggressivi, di voci gutturali o in falsetto. Il tutto è accompagnato dalle distorsioni e dai pesanti riff delle chitarre. Ad accomunare i diversi generi e sottogeneri del metal (vedi a fianco) è il carattere morboso-diabolico che si ritrova nei nomi delle band, nei loro logo e nei costumi indossati durante i concerti, sui quali non mancano teschi, scheletri e colate di sangue.

Sarebbe però sbagliato associare questa musica a pratiche diaboliche o sataniche. Dietro ai rozzi metallari che si esibiscono sul palcoscenico si celano persone sensibili e amabili. La violenza – puramente acustica – esibita nei loro pezzi è una risposta all’onnipresente violenza della nostra epoca. Con una dose di intelligenza provocatoria, i musicisti criticano con urla e rumore la rigidità delle norme della società.

«Quando si canta ci si trasforma in un animale. Con le urla si distrugge il cosmo. Il giorno dopo ci si deve radere tre volte dato che la barba cresce così in fretta. Non c’è nulla come il sentimento anti-divino che si prova cantando», dice in riferimento al feeling per il metal Gion Mathias Cavelty, scrittore, giornalista, satirico e cantante del gruppo metal da lui fondato “The Litterband”.

I pacifisti sono i metallari!

Per Gion Mathias Cavelty, ex chierichetto dell’ultra conservatore Wolfgang Haas, l’ex vescovo di Coira che nel 1997 fu trasferito in Liechtenstein dal Papa, il metal ha senza dubbio qualcosa di satanico. «Crocifissi capovolti, suore senza vestiti eccetera. Fuoco, trucchi cadaverici, altari, teschi, sangue, sangue e sangue. Ogni tre parole si fa riferimento a Satana o a Lucifero», commenta.

Patrick Häberli sostiene invece che i musicisti metal sono persone molto semplici, aperte e positive. «Sono assolutamente tipi perbene e sinceri. Tra loro c’è un forte senso di coesione. Sono quindi felice di lavorare con loro».

Un’altra particolarità che potrebbe sorprendere gli scettici che si limitano alle apparenze è la natura pacifica della scena metal. Quando sui media si afferma che la festa federale di lotta svizzera svoltasi l’anno scorso a Burgdorf, che ha attirato 300’000 spettatori, è l’avvenimento pacifico più grande, a Patrick Häberli scappa un sorriso ironico. «I grandi open air di musica metal, come il Wacken vicino ad Amburgo, sono altrettanto grandi e pacifici!».

Chi causa problemi è altrove

Il carattere pacifico della scena metal è sottolineato anche da Yves Pessina, responsabile del programma del ParaBôle Festival, un appuntamento musicale che ogni anno accoglie gruppi dalla Svizzera e dall’estero.

Quando lo ha accompagnato per la prima volta a un concerto metal, sua moglie era molto scettica, ricorda Yves Pessina, da dieci anni membro del gruppo metal “Schnoï”. «Poi, stupita, mi ha detto: “È molto più calmo e simpatico di un concerto rock”. In effetti è così: durante i nostri festival non abbiamo mai alcun problema di sicurezza o di ordine pubblico. Nessuno tenta di entrare senza biglietto».

Oltre alla musica, l’ingegnere informatico e padre di due bambini apprezza anche il forte contrasto tra «l’esibizione stravagante o addirittura bellicosa dei musicisti e la vita del tutto normale e pacifica che conducono una volta scesi dal palcoscenico».

Gion Mathias Cavelty non ne vuole però sapere di questo contrasto. Secondo lui, «quello al di fuori del palcoscenico non è il mondo reale. Il mondo reale è sul palco. Non mi interessa cosa succede al di fuori», dice.

Lo scrittore e musicista respinge anche l’immagine di un genere musicale ascoltato prevalentemente da uomini. «Il mio primo disco metal – “Black Sabbat” – l’ho scoperto da ragazzino tra i dischi di mia mamma. Si trovava sotto a migliaia di vinili di Peter Kraus e Conny Froboess [musica popolare tedesca, ndr]. È stata ovviamente una bella sorpresa!».

Scena metal in Svizzera

Patrick Häberli la definisce una scena «molto viva» caratterizzata da un elevato numero di band. I gruppi non dispongono però di sufficienti piattaforme su cui presentarsi.

A livello internazionale, il metal svizzero ha poca influenza, rileva l’esperto. Gruppi quali i Krokus, i Celtic Frost o più recentemente gli Eluveitie sono senza dubbio delle leggende anche al di fuori della Svizzera. Sono però un’eccezione e la stragrande maggioranza dei gruppi metal è praticamente sconosciuta all’estero, persino tra gli appassionati più accaniti.

Il motivo: «Le case discografiche internazionali non sono interessate alle band svizzere siccome è difficile ammortizzare i costi di produzione e di promozione in un mercato così piccolo». Per chi fa musica, ad essere essenziali sono così i “manager per tutti” come Patrick Häberli o le numerose piccole etichette discografiche, che producono e distribuiscono la musica di gruppi metal conosciuti soltanto a livello locale o regionale.

Una possibilità è offerta anche da festival e open air. Accanto alle grandi manifestazioni quali il Greenfield Festival di Interlaken, che si svolge su più giorni, ci sono numerosi piccoli open air, organizzati solitamente da un paio di patiti di musica metal e frequentati da 200 o 300 persone.

I gruppi metal della Romandia si ispirano alle band francesi più moderne ed estreme, rileva Patrick Häberli. Quelli della Svizzera tedesca sono invece più vicini al classico death e thrash metal suonato in Germania.

Traduzione e adattamento dal tedesco di Luigi Jorio

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