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Quando la moda diventa arte

Non un semplice vestito HR. Rohrer

Realizzare gli abiti da sempre sognati senza tener conto del mercato: questa è l'opportunità che il Museo delle Arti Applicate di Winterthur ha dato a un gruppo di stilisti emergenti svizzeri. Le loro creazioni inedite e fuori dal comune sono ora esposte nelle sale del museo.

Sono oltre una trentina – e la maggior parte di loro donne -, i designer di moda provenienti dalle quattro regioni linguistiche della Svizzera scelti dal Gewerbemuseum di Winterthur per riflettere sulla relazione tra abbigliamento e ambiente circostante.

«Abbiamo invitato stilisti che ci hanno colpito per la loro originalità e indipendenza e per la continuità del loro lavoro» ci spiega Regula Wyss una delle tre curatrici della mostra «Kleid im Kontext» realizzata dal Gewerbemuseum in collaborazione con l’associazione tuchinform, la rete nazionale per la promozione delle arti tessili.

A ognuno di loro è stato chiesto di presentare tra 3 e 5 creazioni completamente nuove – e non abiti o accessori già realizzati e in vendita nei loro negozi o atelier – ma non necessariamente concepite per essere indossate.

«Per questo incarico gli stilisti hanno potuto, una volta tanto, prendere distanza dal mercato per creare dei modelli esclusivi, una sorta di periodo sabbatico per dedicarsi con tranquillità a qualcosa che volevano fare già da sempre. L’auspicio tuttavia è che da ciò nascano degli impulsi per tornare poi con rinnovata energia alla produzione», sottolinea Regula Wyss.

Riflettori sulla ricchezza e varietà nel design tessile svizzero

Potersi interrogare sulle trasformazioni dell’abbigliamento in relazione all’ambiente e al modo di vivere, alle abitudini e ai bisogni dei corpi senza essere vincolati alle regole del mercato o ai ritmi stagionali, ha consentito ai partecipanti una libertà estrema.

Le sale della mostra sono infatti un’autentica esplosione di creatività e inventiva che testimoniano non solo l’alta qualità del design svizzero anche nel settore del tessile ma mettono in luce la varietà e la ricchezza delle tecniche utilizzate.

Ma è sufficiente uno sguardo per capire che qui la moda si allontana da tutti i cliché e gioca invece a interagire – lasciandosene beneficamente influenzare – con le arti più classiche come la scultura, la pittura o addirittura la scrittura.

Queste creazioni inedite a cavallo tra moda e arte sono disposte su semplici manichini -alcuni appoggiati a terra e altri, fluttuanti e leggeri, sospesi a un filo- in una scenografia sobria e allo stesso tempo spettacolare, capace di mettere in risalto l’estrosità e il fascino di ogni singolo modello.

I temi dell’esposizione

Divisa in tre sezioni tematiche, la mostra si apre con la stanza dedicata all’abito come scultura. Gli stilisti che hanno scelto di cimentarsi con questo concetto hanno giocato con i volumi e le forme e hanno proposto modelli che sottolineano ed esaltano le silhouette dei corpi.
Fascianti o dalle forme originali – come ‘Wellen’, l’abito in seta di Boris Csicsely che ricorda il movimento delle onde o i cappelli di Brigitte Keller, vere e proprie creazioni architettoniche – le sagome di questi modelli vengono valorizzate da luci soffuse e posizionate ad arte.

Il curioso video di Matthias Ulrich ‘SecondSkinSculpture’ propone inoltre un’interpretazione dell’abito di tutti giorni come scultura in movimento. «Per noi era molto importante che ‘Kleid im Kontext’ instaurasse un rapporto con l’arte», precisa Regula Wyss. «Abbiamo invitato artisti a confrontarsi con il tema dell’abito attraverso il video e allo stesso tempo abbiamo lavorato con studenti di design dell’Accademia d’arte che hanno cercato una relazione artistica con gli abiti che presentiamo e hanno poi realizzato delle animazioni».

Luminosa e molto colorata è invece la stanza che riunisce gli abiti-racconto, nella quale i protagonisti della narrazione non sono tanto le forme quanto piuttosto i materiali e il modo in cui vengono usati. Il magistrale intreccio di lane e cotoni dei coloratissimi modelli di Marlis Candinas donano, ad esempio, un’interpretazione nuova dell’abito folcloristico, mentre l’integrazione di capelli veri nella collezione delle sorelle Anne-Martine e Kati Perriard spinge all’estremo la sensualità dei materiali.

Tutti gli stilisti sono stati infine invitati a confrontarsi con il tema dell’abito scuro – meglio noto come «petit noir» – e le 33 interpretazioni di questo classico dell’abito per le grandi occasioni sono state raccolte nella terza sala in una grande istallazione dall’atmosfera festiva che affascina non solo per la diversità dei modelli e la qualità delle stoffe ma anche per la varietà di toni del nero.

Due artiste del telaio

Originale, estrosa e ricca di suggestioni, la mostra è allo stesso tempo una celebrazione del lavoro artigianale e della perizia manuale. Ne sono un ottimo esempio i contributi delle stiliste ticinesi Sara Forzano e Mariana Minke che per l’occasione hanno unito le loro competenze e lavorato insieme.

Artiste della tessitura a mano – antica di millenni ma ormai sempre più rara -, la Minke e la Forzano hanno presentato dei modelli senza cuciture realizzati su telaio, usando delle tecniche e dei materiali diversi dalla tessitura tradizionale.

«Al telaio si può utilizzare la tecnica del tubolare, cioè si può tessere il tubo», spiega Mariana Minke. «E noi abbiamo incentrato il nostro lavoro sul tubo giocando con diversi materiali, come l’elastico, il rame, i tubi di pvc, per dare le forme al vestito».

La sagoma finale degli abiti risulta a tal punto variabile che alcuni modelli, come spiega Sara Forzano, si rivelano multiuso. «Questi tubi si possono indossare al rovescio, un verso per l’altro, ci sono diverse aperture per cui si possono infilare gambe e mani un po’ dove si vuole e giocarci. Ogni pezzo che presentiamo ha un concetto un po’ diverso però il multiuso è un po’ una costante».

Paola Beltrame, Winterthur, swissinfo.ch

Mariana Minke (Muralto) e Sara Forzano (Lugano), sono due artiste del telaio con esperienze professionali diverse ma che hanno svolto il loro apprendistato al Centro scolastico per le industrie artistiche di Lugano (csia) seguendo i corsi di tessitura a mano.

La Minke (1981) si è specializzata nel design tessile, studiando il tessuto a livello industriale, mentre la Forzano (1977) ha studiato grafica e comunicazione visiva alla Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana (Supsi).

Conosciutesi di recente alla csia dove ora insegnano tessitura a mano, la Minke e la Forzano hanno visto che i differenti aspetti delle loro competenze – uno rivolto alla grafica l’altro al tessuto -, se messi insieme potevano costituire due punti di forza per creare qualcosa di unico e di particolare come appunto adesso per questa esposizione.

“Kleid im Kontext” in corso al Museo delle Arti Applicate di Winterthur rimarrà aperta fino al 2 maggio 2010. La mostra presenta abiti e accessori – sciarpe, scarpe e cappelli – realizzati in esclusiva per questo evento da 30 stilisti provenienti da tutta la Svizzera.

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