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Dagli accordi bilaterali nuove opportunità per Italia e Svizzera

Un paesaggio engadinese superbo, da promuovere insieme al versante italiano per un turismo di qualità tramite l'europrogramma Interreg Keystone

Gli accordi bilaterali fra Svizzera e Ue stanno per entrare in vigore. Porteranno nuove opportunità, ma anche nuovi rischi. Se ne è discusso a Milano.

Gli interlocutori, riuniti giovedì nella metropoli lombarda dalla Camera di commercio Svizzera in Italia e dall’Associazione delle Camere di commercio della Lombardia, hanno proposto una panoramica sull’impatto straordinario che gli accordi bilaterali avranno per tutta la Svizzera. Si è parlato di opportunità e di rischi, soprattutto nell’ambito della contiguità fra il Ticino e la Lombardia, oggi uno dei poli di attività più dinamici di tutta l’Europa.

Un avvicinamento all’Unione europea

Tra i partecipanti l’ambasciatore di Svizzera in Italia, Alexis Lautenberg, che ha condotto in prima persona, nella sua precedente sede di Bruxelles, il negoziato sugli accordi bilaterali. Lautenberg ha ricordato che “gli accordi costituiscono una liberalizzazione dei rispettivi settori, un miglioramento dell’accesso al mercato e della cooperazione, un avvicinamento materiale ed in alcuni casi istituzionale all’Unione europea.”

Questi accordi bilaterali entreranno in vigore tra qualche mese, dopo anni di gestazione, ma già un nuovo pacchetto di dieci argomenti da negoziare si profila già all’orizzonte. Il governo svizzero ha appena confermato il mandato negoziale e si spera che tra qualche settimana anche l’Ue definirà il suo mandato, per potere condurre a termine il negoziato entro la fine dell’anno. In seguito ci sarà la lunga fase della ratifica e l’eventuale referendum in Svizzera. Il rischio di questi accordi è che risultino così già superati al momento di entrare in vigore, vista l’evoluzione rapida cui sono sottoposti i mercati. “L’unica vera soluzione, riconosce l’ambasciatore Lautenberg, sarebbe la nostra adesione all’Ue.”

Un lungo periodo transitorio

La consigliera di stato ticinese Marina Masoni ha evocato i rischi legati agli accordi bilaterali. Per il Ticino, dove oltre il 40 percento della forza lavoro proviene già dalla vicina Italia, ci sarà una pressione supplementare al ribasso sui salari. Dal canto loro, le regioni confinanti rischiano di essere confrontate con un’emorragia di manodopera qualificata, attratta da nuove più pagate opportunità oltre confine. L’impatto potrà essere attenuato con un periodo transitorio di 12 anni, previsto dagli accordi, con particolari clausole di salvaguardia e con speciali misure d’accompagnamento.

Ma come fare in modo che l’introduzione dell’euro in Italia non porti all’innalzamento di un nuovo muro fra Italia e Svizzera? Carlo Secchi, rettore dell’Università Bocconi, di Milano, è un convinto sostenitore della nuova valuta, che crea un nuovo sentimento di identità europea e maggiore trasparenza. “Gli uomini d’affari svizzeri, dice Secchi, inevitabilmente opereranno con le due monete, perché devono prendere in considerazione non soltanto il mercato italiano, ma quello dell’intera Europa, con 300 milioni di potenziali consumatori. Questa dinamica contribuirà a creare le condizioni per la futura adesione del vostro paese che io continuo ad auspicare.”

Accantonare lo spirito di competizione e collaborare

Al convegno si è parlato anche del programma Interreg 3, varato dall’Ue per favorire lo sviluppo delle regioni periferiche. A questo programma partecipa anche la Svizzera, che con l’Italia ha una lunga frontiera in comune, dal Monte Bianco allo Stelvio.

In questo contesto, il rappresentante dell’assessore all’industria della regione Lombardia Roberto Cova ha elencato alcuni esempi concreti di collaborazione che coinvolgono i cantoni di Vallese, Ticino, Grigioni e le rispettive 4 regioni italiane. Territori che dalla competitività individuale sono passati alla collaborazione in numerosi settori, dal turismo al traffico, dalla cultura alla pianificazione del territorio ai servizi e all’industria. “I larici del Parco dello Stelvio sono identici ai larici del Parco dell’Engadina, ha detto Cova. E allora perché non proporci insieme su un mercato turistico internazionale quale alternativa di qualità a un turismo di massa?”

Mariano Masserini, Milano

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