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Davos campione diciassette anni dopo

I nuovi campioni svizzeri festeggiano la seconda rete nell'ultima partita contro i Lions di Zurigo Keystone

Superando i Lions per 4 a 1 nel quarto incontro, disputato a Zurigo, i grigionesi si aggiudicano il titolo dopo aver dominato la stagione di hockey.

Il titolo ritorna in Valle: il campionato svizzero di hockey su ghiaccio è arrivato al capolinea e il nuovo campione è il Davos di Arno Del Curto. I gialloblù grigionesi si sono imposti in quattro partite nella finalissima contro i Lions, campioni uscenti.

La Juventus dell’hockey svizzero

Nonostante 17 anni di astinenza, il Davos rappresenta storicamente la Juventus dell’hockey elvetico: con il successo ottenuto questa stagione, i grigionesi conquistano il ventiseiesimo titolo della massima divisione di disco su ghiaccio. Un titolo, l’ultimo, atteso da tempo, ma ampiamente meritato, dopo che i ragazzi di Arno Del Curto hanno dominato la regular season e vinto, per la seconda volta consecutiva e con soli 4 rinforzi stranieri, la Coppa Spengler.

È Grande Slam e, se da una parte è merito soprattutto del gruppo, dall’altra c’è il chiaro zampino di Arno del Curto, tecnico “vulcanico” che ha saputo costruire e forgiare in corsa una vera squadra, composta da quattro blocchi eterogenei e complementari tra loro.

L’ultima volta non c’erano nemmeno i play-off

Al termine della stagione 1984-85 il Davos di laureò campione svizzero per l’ultima volta: erano i tempi di Richard Bucher in porta, del difensore-goleador statunitense Wilson, di Nethery e dei prodotti “locali” Paganini, Mazzoleni, Jacques, Claude e Sergio Soguel e Jörg Eberle.

Non c’erano ancora i play-off, dieci squadre in LNA, con le prime 6 che si giocavano il titolo in un mini-torneo, andata e ritorno, per un totale di 10 incontri. Alla guida di quella squadra c’era il tenebroso – ma dal cuore d’oro, giura chi lo conosce bene – Dan Hober, spilungone svedese che seppe infiammare il pubblico grigionese grazie ad un gioco molto solido ed estremamente redditizio.

Da Bucher a Weibel, da Wilson a Marha

Il capolavoro di Del Curto ha molte similitudini con quello di 17 anni fa: a partire dall’allenatore, istrionico e lungimirante e che ha saputo convincere i dirigenti che la squadra, per essere competitiva, avrebbe dovuto ingaggiare Reto von Arx e Michel Riesen, i due “transfughi” scottati e bocciati dalla National Hockey League.

Oltre a loro bisogna sicuramente menzionare un buon portiere come Weibel (ai tempi c’era un certo signor Bucher …) e tre stranieri di razza: ai riconfermati Miller e Bohonos, si è aggiunto il ceco Josef Marha, centro venticinquenne arrivato da Norfolk, American Hockey League.

E pensare che Del Curto doveva essere esonerato

Il titolo del Davos significa che è possibile vincere il campionato anche senza difensori stranieri: serve un buon portiere (e Weibel lo è stato, tant’è che si è aggiudicato il Trofeo Jacques Plante) e il giusto mix tra giovani rampanti e stranieri esperti.

Un particolare prima di mandare in archivio il campionato e dedicarsi alla Nazionale: Del Curto ha conquistato il titolo al sesto anno di permanenza nei Grigioni. Lui che alla terza di campionato si trovava con 0 punti e – secondo i soliti fede-degni – con le valigie in mano. Poi però la Triade (Eberle, Gasser, Bachmann, cioè lo staff tecnico) spiegò al presidente Ernst Wyrsch che Del Curto andava confermato. E alla fine hanno avuto ragione loro…

Filippo Frizzi

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