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Dieci anni dopo la chiusura del “parco della droga”

Zurigo, anni Novanta: il consumo di droga al Platzspitz avviene sotto gli occhi di tutti swissinfo.ch

Il 5 febbraio 1992 veniva chiuso il Platzspitz, il "parco della droga", vergogna e fallimento della politica sociale elvetica. Da allora, molte cose sono cambiate.

Platzspitz è il nome del parco dietro al Museo nazionale di Zurigo, in pieno centro, a pochi passi dalla stazione centrale. Un luogo tristemente famoso, anche se oggi si presenta in perfetto ordine. Dal 1987 al 1992 è stato il simbolo dei problemi della società elvetica moderna.

Quotidianamente oltre 1’000 drogati si raccoglievano nell’area verde vicino al fiume. Intorno al padiglione ottocentesco al centro del parco, misere figure provate dalla dipendenza consumavano, spacciavano, vivevano in condizioni desolate. Una calamita per tossicodipendenti e spacciatori, con un’attrattiva che superava i confini nazionali.

Una specie di zona franca, un ghetto per un problema cui la società civile non sapeva dare risposta. Su ordine del prefetto, il 5 febbraio del 1992, la polizia chiude ufficialmente il parco. Un colpo di mano autoritario che non ha risolto il problema. La scena aperta si sposta alcune centinaia di metri più avanti, fra i binari di una stazione ferroviaria fuori servizio. Il Platzspitz trasferito al Letten.

Accordo della ragione

L’intervento della polizia del 5 febbraio 1992 ha restituito ai cittadini lo spazio verde nel centro nevralgico della città, ma non ha risolto il problema. Ancora più gente occupa il nuovo spazio, l’interesse mediatico da tutto il mondo si intensifica. Le forze dell’ordine non osano neanche più entrare, i rifiuti si cumulano intorno ai disperati: la cloaca della civilizzazione ha un nuovo nome.

Attraverso una revisione concertata della politica della droga si è sviluppato un programma per dare delle risposte al problema. Nascono i quattro pilastri della politica della droga: prevenzione, terapia di disintossicazione convenzionale, aiuto immediato con la somministrazione di metadone ed eroina, repressione del mercato nero.

Centrale nel programma è la distribuzione controllata di eroina in ambiente igienicamente controllato. Una misura che crea non pochi dibattiti, in Svizzera e all’estero, ma che dà delle risposte alla prostituzione, ai furti disperati, alle espressioni più basse della dipendenza.

Dapprima a livello locale e poi anche a livello federale la proposta trova un ampio consenso. L’intesa fra socialisti e liberali, a cui poi aderiscono anche i democristiani, permette un’apertura ad una politica della droga nuova e aperta. “Alleanza della ragione”, così viene definita l’intesa programmatica.

Un problema diverso

Nel 1995, segue la chiusura definitiva della “scena aperta della droga”. Le telecamere di mezzo mondo prendono posto intorno alla vecchia stazione ferroviaria, ma non c’è più niente da vedere. I programmi d’intervento offrono già spazio a molte persone che hanno abbandonato il luogo. La situazione sanitaria è sensibilmente migliorata. L’area galeotta è semivuota.

I “Fixerstübli”, i locali protetti in cui consumare legalmente gli stupefacenti, rimangono oggetto di discordia. Ma i dati confermano il successo: i morti per overdose, le malattie infettive, il contagio con l’HIV diminuiscono.

Anche dieci anni dopo la chiusura del Platzspitz, l’emergenza non è però finita. Il consumo rimane una realtà, le vie del commercio eludono ancora gli sforzi della polizia. A livello regionale rimangono poi differenze notavoli nell’applicazione; romandi e ticinesi sono molto più restrittivi rispetto ai cantoni tedeschi.

Inoltre il mercato degli stupefacenti cambia. Arrivano nuove droghe sintetiche e i nuovi problemi spesso rimangono sommersi. Sempre di più i dipendenti hanno una vita normale, un lavoro, evadono l’appariscenza del fenomeno, come lo si conosceva negli anni Ottanta. Un fenomeno della civiltà che non trova ancora una risposta univoca e che richiede ancora molti sforzi.

Daniele Papacella

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