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Drammatica ricerca di sopravvissuti nell’inferno di Manhattan

Uno scenario da apocalisse a Manhattan dopo gli attentati che hanno distrutto il World Trade Center Keystone

Dopo lo sconquasso degli attacchi terroristici di martedì contro gli Stati Uniti, che hanno distrutto il World Trade Center di Nuova York e un'ala del Pentagono a Washington, continuano le operazioni di soccorso alla ricerca di sopravvissuti. Mentre ancora non si possono fare previsioni sul numero delle vittime, sei persone sono state ritrovate in vita tra le macerie dei grattacieli crollati. Il presidente Bush ha intanto ha lanciato un appello ai donatori di sangue.

Si prospetta difficoltosa l’identificazione delle vittime

Anche il giorno dopo gli attacchi terroristici, a Nuova York, dove due aerei di linea dirottati da terroristi kamikaze hanno fatto crollare tre grattacieli del World Trade Center (WTC), la situazione è tuttora drammatica. Nessuno sa ancora valutare il numero delle persone morte sotto le macerie. Sebbene i soccorritori, impegnati nelle ricerche di sopravvissuti, abbiano già potuto trarre in salvo sei persone dalle macerie del WTC, si teme che il bilancio possa essere di parecchie migliaia di vittime. Tra queste, oltre alle 266 persone -tra cui una cittadina svizzera- che erano a bordo degli aerei dirottati, figurano probabilmente anche gli oltre 200 vigili del fuoco e 260 poliziotti che mancano tuttora all’appello.

Per accogliere le salme, la città di Nuova York ha intanto allestito un obitorio di emergenza sulla riva dell’Hudson, dove i poliziotti i medici legali dovranno procedere all’identificazione delle vittime.
Un’operazione che, a detta degli esperti, potrebbe durare parecchi giorni se non addirittura settimane. I soccorritori si aspettano infatti di recuperare soprattutto corpi carbonizzati e mutilati.

Frattanto, il presidente americano Bush ha chiesto al suo staff di donare sangue, per aiutare le numerose persone ferite durante gli attentati. L’appello è stato raccolto anche dai cittadini di tutto il paese, che sono accorsi numerosissimi nei centri di donazione su tutto il territorio nazionale. Permane tuttavia il problema di far giungere il sangue a destinazione, in seguito al blocco dei voli civili.

Impedimenti al traffico a Manhattan

L’isola di Manhattan, teatro dell’attacco terroristico, mercoledì mattina si è svegliata ancora isolata dal resto della città. Le televisioni hanno precisato che tutti i tunnel sono chiusi e i ponti che portano agli altri quartieri di New York consentono solo il traffico in uscita. Gli autobus e la metropolitana hanno ripreso il loro servizio normale, se si eccettua la zona sud di Manhattan, dove si trovavano le torri gemelle. In questa parte della città tutte le stazioni della metropolitana sono ancora chiuse.

Il sindaco Rudolph Giuliani ha invitato i suoi concittadini a restare a casa. La borsa e le istituzioni finanziarie sono chiuse come pure le scuole, i tribunali e i principali luoghi frequentati dai turisti, come l’Empire State Building. La polizia impedisce il traffico a sud della 14° strada, che attraversa Manhattan da est a ovest, e che si trova a circa tre chilometri dal quartiere finanziario devastato.

Reazioni internazionali

L’ondata di attentati ha provocato una serie di reazioni inorridite in tutto il mondo. E come il presidente russo Putin e il segretario generale dell’ONU, Kofi Annan, anche tutti i leader europei hanno manifestato il loro sgomento e il loro cordoglio con il popolo americano. Il governo svizzero ha trasmesso un messaggio di compassione e solidarietà.

Anche la Cina ha reagito con emozione e condanna agli attentati, ma alcuni giornali cinesi mercoledì mattina lasciano intendere che “l’egemonismo della più grande potenza mondiale potrebbe avere contribuito alla tragedia.

Israele osserva mercoledì una giornata di lutto nazionale in memoria delle vittime degli attacchi terroristici.

L’offensiva terroristica è stata condannata anche dalla maggior parte dei paesi arabi, ad eccezione dell’Irak. Secondo la televisione irachena, “gli attacchi sono il frutto dei crimini contro l’umanità commessi dagli Stati Uniti”. L’Iran, la Libia e la Siria, sebbene accusati dagli Stati Uniti di appoggiare il terrorismo, hanno dal canto loro condannato gli attentati.

Pure il presidente dell’autorità palestinese, Yasser Arafat, si è detto molto toccato dall’ondata di violenza. Dai territori palestinesi sono però giunte immagini di giubilo di parte della popolazione per il dramma che si è abbattuto sugli americani. Il regime dei talebani, al potere in Afghanistan, ha condannato gli attentati, asserendo che gli attacchi non sono opera di Ben Laden, il terrorista internazionale nemico pubblico numero uno degli Stati Uniti.

Eccezionali misure di sicurezza in tutto il mondo

Dopo gli attacchi negli Stati Uniti, misure antiterroristiche sono state adottate in varie parti del globo. Dalla Russia alla Francia, alla Gran Bretagna, alla Svezia e alla Spagna e agli altri paesi europei, i governi hanno indetto riunioni d’urgenza per rafforzare le misure di sicurezza.

In Russia, le forze del ministero dell’interno sono state poste in stato d’allarme e hanno intensificato le misure di protezione degli edifici amministrativi più importanti. Dal canto loro, Cina, Gran Bretagna, Germania, Polonia e Grecia hanno inasprito controlli nei pressi delle ambasciate statunitensi, mentre la Francia ha rafforzato il suo piano antiterroristico e Israele ha chiuso il proprio spazio aereo ai velivoli delle compagnie aeree straniere.

Pure oggetto di particolare sorveglianza sono le basi militari americane nel mondo. Alla sede dell’Alleanza atlantica di Bruxelles è stato decretato lo stato di massimo allarme. Le Nazioni Unite stanno considerando l’ipotesi di ritirare il proprio personale dall’Afghanistan, per il timore di un attacco americano di rappresaglia. Alcune organizzazioni umanitarie hanno fatto sapere che propri dipendenti stanno per lasciare l’Afghanistan.

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