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Crisi finanziaria: il governo preferisce tacere

I vertici di UBS si sono detti fiduciosi in merito alla capacità della banca di reagire alla crisi Keystone

Mercoledì, dopo essersi chinato sull'argomento nell'ambito di una riunione, il Consiglio federale ha deciso di non esprimersi in merito alla crisi finanziaria. Dal canto suo, UBS ha manifestato ottimismo per il futuro.

Il portavoce del governo Oswald Sigg ha affermato che l’esecutivo ha deciso di «comunicare soltanto quando vi sarà effettivamente qualcosa da comunicare», senza fornire ulteriori dettagli in merito ai contenuti della discussione. Quella di mercoledì è stata la prima riunione del Consiglio federale dopo le vacanze autunnali.

Già martedì, in occasione di un incontro con la Commissione dell’economia del Consiglio nazionale, il governo era rimasto abbottonato: secondo la presidente della Commissione Hildegard Fässler, il Consiglio federale si era infatti limitato ad assicurare che la protezione dei depositi è oggetto di approfondita analisi.

Voci critiche

La mancata comunicazione da parte del Consiglio federale non ha mancato di suscitare reazioni: secondo la sinistra, tale atteggiamento è poco trasparente e rischia di favorire le speculazioni; il Partito popolare democratico ha definito il silenzio «esagerato» e forse dovuto a divergenze interne o al timore di veder naufragare un piano di soluzione.

Il Partito liberale radicale ha sottolineato che sono i fatti a essere determinanti, e non le parole. Dal canto suo, l’Unione democratica di centro ha ribadito che l’esecutivo non è tenuto ad agire: «Non vi è alcuna ragione perché Svizzera adotti le medesime misure degli altri paesi europei», ha dichiarato il portavoce Alain Hauert.

Secondo Beat Bernet, professore presso l’Istituto bancario e finanziario dell’Università di San Gallo, «una comunicazione più aperta da parte del governo sarebbe utile. Infatti, affinché vi sia un clima di fiducia, è necessaria una certa quantità d’informazioni, anche senza presentare i dettagli delle misure concrete».

UBS fiduciosa

Sempre mercoledì, nell’ambito di un vertice sulla gestione patrimoniale organizzato a Ginevra, Jürgen Zeltner – responsabile di UBS Wealth Management per l’Europa centrale, settentrionale e orientale – ha affermato che i clienti delle banche non hanno mai avuto così urgentemente bisogno di consigli come oggi.

A suo parere, proprio per questo motivo UBS sarà uno degli istituti che usciranno vincenti dall’attuale crisi finanziaria, grazie al modello d’affari globale e orientato alla consulenza. «Sono profondamente convinto che la nostra trasparenza goda di molta stima», ha affermato il manager.

Ciononostante, ha ammesso Zeltner, il danno d’immagine causato dalle ingenti perdite subite nell’Investment banking è palese e si è tradotto in un deflusso di fondi della clientela. Per ristabilire la fiducia saranno necessari anni, ha aggiunto.

I risultati del terzo trimestre saranno pubblicati il 4 novembre. L’UBS aveva anticipato in occasione dell’assemblea straordinaria del 2 ottobre di avere notevolmente ridotto le sue posizioni a rischio, di prevedere un piccolo utile nel terzo trimestre e di puntare su un esercizio 2009 complessivamente positivo.

«Reazione tempestiva»

«UBS ha reagito rapidamente e in maniera decisa già all’inizio della crisi: ciò spiega perché la banca si trova adesso in una posizione migliore rispetto a quella di altri istituti», afferma Teodoro Cocca, economista presso lo Johannes Kepler Institute di Linz e già collaboratore dello Swiss banking Institute.

«Ogni trimestre, UBS guadagna miliardi di franchi nel settore della gestione patrimoniale. Questi profitti possono poi essere utilizzati per compensare le perdite subite nel settore dell’Investment banking: ciò costituisce un indubbio vantaggio», rileva Cocca.

Per quanto concerne la piazza finanziaria elvetica, Cocca ha infine sottolineato: «Fortunatamente, soltanto una banca – UBS – è stata toccata duramente dalla crisi. Inoltre, UBS ha saputo apportare i necessari correttivi senza aiuti statali. Se anche il Credit Suisse e altri istituti fossero stati colpiti, la situazione sarebbe drammatica».

swissinfo e agenzie

La ripresa delle borse, seguita alle misure di aiuto approvate in Europa e negli Stati Uniti, è stata di corta durata. Mercoledì, tutti gli indici europei hanno infatti registrato forti cali, ampliati dal cattivo andamento di Wall Street, a sua volta influenzato da indicatori economici negativi.

Zurigo ha chiuso a –5,58%, Parigi a -6,82%, Francoforte a -6,49%, Londra a -7,16%, Milano a –4,95%. Anche sulle borse asiatiche, ad eccezione di Tokyo, è tornata a regnare l’incertezza dopo il rialzo della vigilia.

La Banca nazionale svizzera (Bns) ha annunciato mercoledì l’emissione di titoli di credito per influenzare le liquidità sul mercato monetario. Grazie a tali buoni, la BNS potrà ridurre le liquidità in franchi svizzeri iniettate nel quadro di una nuova azione concertata con la Banca centrale europea.

Inoltre, ha spiegato la Bns, tale strumento offre all’istituto di emissione maggiore flessibilità nelle operazioni ordinarie di liquidità.

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