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Un’altra eccedenza “troppo” miliardaria per le casse dello Stato

Ueli Maurer
Il ministro delle finanze Ueli Maurer: errori di stima inevitabili o volontà di smantellare prestazioni dello Stato? © Keystone / Peter Klaunzer

La Confederazione ha chiuso i conti del 2018 con un utile di oltre 3 miliardi di franchi, invece dei quasi 300 milioni pronosticati un anno fa. Questo risultato verrebbe accolto con un plauso in molti paesi, in Svizzera ha invece suscitato una nuova ondata di critiche e controversie. 

Capita sicuramente in pochi paesi che i responsabili delle finanze debbano giustificarsi per aver conseguito un risultato di esercizio migliore delle previsioni e per “dover” annunciare un’eccedenza addirittura miliardaria. In Svizzera questa prassi è diventata quasi la regola da una decina d’anni, ossia da quando i conti statali registrano regolarmente degli utili. 

È stato il caso anche la settimana scorsa: assieme ai risultati del 2018, il Dipartimento delle finanze del ministro Ueli Maurer ha presentato tutta una serie di argomentazioni per spiegare come mai entrate ed uscite hanno registrato un attivo di oltre 3,029 miliardi di franchi, invece dei 295 milioni iscritti nel preventivo. Per parare le critiche, i tesorieri della Confederazione hanno perfino pubblicato un documentoCollegamento esterno in cui illustrano le ragioni di questa differenza, dovuta principalmente ad “errori di stima delle entrate inevitabili” e ad un “approccio prudente nella preventivazione e nell’impiego delle risorse”. 

Pretesto per nuovi tagli?

Giustificazioni che, ancora una volta, non hanno convinto tutti. Vari rappresentanti della sinistra hanno di nuovo accusato il ministro delle finanze di fare il gioco dei partiti di centro-destra e destra, che propugnano il “meno Stato”. In altre parole, annunciando sistematicamente preventivi deficitari o peggiori dei consuntivi, Ueli Maurer fornirebbe loro dei pretesti per imporre ogni anno programmi di risparmi e tagli delle prestazioni statali, tra cui nel settore sociale. Tagli che si rivelano poi non necessari alla luce delle eccedenze miliardarie. 

Critiche comprensibili almeno tenendo conto dell’andamento dei conti dal 2006: le casse statali hanno chiuso regolarmente con eccedenze miliardarie, ben superiori ai risultati preventivati. Unica eccezione nel 2014, proprio il solo anno in cui la Confederazione ha registrato un piccolo disavanzo di 124 milioni di franchi. 

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Aldilà delle controversie sulle previsioni e i calcoli del Dipartimento delle finanze, tutti i partiti non possono che rallegrarsi per le eccedenze miliardarie, grazie alle quali la Confederazione ha potuto ridurre negli ultimi anni il fardello dell’indebitamento. Salito a 130 miliardi di franchi nel 2005, il debito statale è sceso nel 2018 al di sotto dei 100 miliardi. 

Rimasta al di fuori dell’UE, la Svizzera figura così tra i pochi paesi europei che soddisfano i “criteri di convergenza” del Trattato di MaastrichtCollegamento esterno, con i quali i membri dell’Unione si erano impegnati, tra l’altro, a contenere il debito pubblico entro il 60% del Prodotto interno lordo (PIL). Tenendo conto anche di Cantoni, Comuni e assicurazioni sociali, il debito complessivo della Svizzera risulta inferiore al 30% del PIL, ossia ben al di sotto della media dell’UE, che supera l’’80%. 

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In Svizzera il buon andamento delle casse pubbliche è legato innanzitutto al “freno all’indebitamentoCollegamento esterno”, un meccanismo introdotto nel 2003 dalla Confederazione per evitare squilibri finanziari strutturali: negli anni di rallentamento dell’economia sono ammessi deficit limitati, mentre negli anni di alta congiuntura devono essere conseguite eccedenze per ridurre il debito.  

Nel 2005 i paesi della zona euro avevano invece ammorbidito il Patto di stabilità e crescitaCollegamento esterno adottato negli anni ’90 per coordinare le politiche budgetarie ed evitare deficit pubblici eccessivi. La crisi finanziaria del 2008 ha però messo a nudo gli effetti nefasti di una mancanza di disciplina budgetaria. Dal 2013 i membri della zona euro hanno quindi nuovamente rafforzato i meccanismi di controllo dei bilanci statali, ma il problema dell’indebitamento continua a pesare su molti paesi.

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