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Quelle tanto preziose rimesse delle comunità immigrate

portafoglio con banconota da 50 franchi
Gli importi trasferiti nel proprio Paese d'origine variano molto da una comunità all'altra. © Keystone / Christian Beutler

Paese d'immigrazione per eccellenza, la Svizzera è anche uno degli Stati da cui le persone immigrate inviano più denaro verso i loro Stati di origine. Nel caso degli italiani e delle italiane, il 13% manda soldi in patria, una proporzione più bassa rispetto ad altre comunità.

Sull’importanza delle cosiddette rimesse quale strumento di sviluppo si è scritto molto negli ultimi anni. Secondo le Nazioni Unite, questi versamenti di denaro da parte delle persone emigrate nei loro Paesi di origine rappresentano complessivamente una somma tre volte maggiore rispetto a quella investita dall’aiuto pubblico allo sviluppo.

Sulle rimesse intraeuropee, invece, le ricerche sono più rare. Un gruppo dell’Università di Zurigo ha in parte colmato la lacuna realizzando uno studio, pubblicato giovedì sul Journal of Ethnic and Migration StudiesCollegamento esterno, per valutare l’importanza di questo fenomeno tra le persone emigrate in Svizzera e provenienti da Italia, Gran Bretagna, Portogallo, Germania, Bosnia e Serbia. Per la ricerca, condotta per iscritto, sono state intervistate 3’000 persone, rappresentanti della prima e della seconda generazione.

Importi molto diversi

Dai risultati emerge che almeno il 21% delle persone interpellate invia denaro verso il proprio Paese d’origine almeno una volta all’anno. La proporzione più alta – 46% – si riscontra tra la diaspora portoghese. Tra le persone di origine italiana, la percentuale scende invece al 13%.

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Gli importi trasferiti variano molto in base alla nazionalità e riflettono anche lo statuto socioeconomico delle persone emigrate.

Chi proviene dalla Gran Bretagna – e che generalmente gode di una buona situazione economica – versa circa 4’000 franchi all’anno. I portoghesi ne trasferiscono mediamente 2’200 mentre i tedeschi 1’100. Sensibilmente più basse le somme spostate nei loro Paesi d’origine dagli italiani (650), dai serbi (460) e dai bosniaci (324).

Anche l’uso di queste somme varia molto: “Colpisce il fatto che le persone immigrate dalla Bosnia-Erzegovina, dall’Italia e dalla Serbia utilizzino le rimesse con particolare frequenza per sostenere familiari e amici, mentre chi è immigrato dal Portogallo trasferisce principalmente il denaro sul proprio conto”, si legge nel comunicatoCollegamento esterno che accompagna la ricerca. Per quanto concerne britannici e tedeschi, il modello comportamentale è invece a cavallo tra i due.

“Abbiamo riscontrato che le persone migranti provenienti dalla Serbia e dalla Bosnia-Erzegovina aderiscono molto strettamente al modello tradizionale di rimesse, assistendo la famiglia e i parenti in patria, principalmente per aiutare in caso di difficoltà e sostenere il tenore di vita”, scrivono gli autori e le autrici della ricerca. Un discorso che vale in parte anche per chi è emigrato dall’Italia, anche se in questo caso l’altro principale motivo evocato per le rimesse sono le spese personali.

Una seconda generazione con meno legami

Sempre per quanto concerne la comunità italiana in Svizzera, la percentuale relativamente bassa di persone che invia delle rimesse può essere spiegata con la proporzione più elevata di rappresentanti della seconda generazione.

“In generale, la seconda generazione di migranti è meno propensa a inviare rimesse. Ciò è dovuto al fatto che le relazioni sociali nel Paese d’origine dei genitori sono meno forti e meno numerose”, ha spiegato il sociologo Jörg Rossel, autore principale della ricerca.

Rimesse non vuol dire integrazione mancata

Lo studio sottolinea anche che le rimesse non rappresentano un segno di scarsa integrazione. È vero piuttosto il contrario.

“I risultati mostrano chiaramente che il pagamento delle rimesse dipende dal successo dell’integrazione nel mercato del lavoro e quindi da un reddito elevato”, si legge nel comunicato.

È altresì vero che le variabili puramente economiche non spiegano le differenze tra i gruppi. Ad esempio, i portoghesi effettuano rimesse molto di frequente, mentre i tedeschi tendono a farlo meno.

Le rimesse dipendono anche “dai legami con il Paese d’origine e dalle norme morali. Le persone che hanno parenti o proprietà residenziali nel Paese d’origine e che sottostanno a un forte obbligo morale di sostenere la loro famiglia sono più propense a trasferire denaro”, ha spiegato Rossel. “Tuttavia, ciò ha poco a che fare con l’integrazione in Svizzera”.

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