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Trovare un equilibrio tra avidità e altruismo

Ernst Fehr ha scosso con i suoi studi alcune idee tradizionali dell'economia Keystone/Universität Zürich

Secondo l'economista Ernst Fehr - vincitore dell'edizione 2008 del Premio Marcel Benoist, considerato il Nobel svizzero - le persone possono essere motivate tanto dall'altruismo quanto dalla cupidigia.

Ernst Fehr si è aggiudicato il prestigioso riconoscimento per aver in un certo senso demolito, attraverso i suoi studi, il principio secondo cui gli esseri umani prendono decisioni soltanto per interesse personale, come finora previsto dai modelli dell’economia classica.

Per quanto riguarda la crisi finanziaria, il professore ritiene che le cause vadano cercate piuttosto nella debolezza delle strutture che in comportamenti individuali di stampo egoista. E’ persino convinto che anche l’avidità possa essere trasformata in qualcosa di utile.

La cerimonia di conferimento del premio, dotato di 100 mila franchi, avrà luogo il 27 novembre all’Università di Zurigo. Fehr riceverà il riconoscimento dalle mani di Pascal Couchepin, presidente della Confederazione e della Fondazione Marcel Benoist.

swissinfo: Secondo lei nella nostra società l’altruismo ha un ruolo importante come quello dell’avidità?

E.F.: Per cento anni gli economisti si sono nutriti dell’idea che le persone fossero esclusivamente egoiste. Non avevamo le basi scientifiche per scoprire quali fossero gli altri motivi in grado di pesare su una decisione. Adesso abbiamo gli strumenti scientifici per mostrare quanto le persone possano essere egoiste e altruiste.

Egoismo e interesse personale occupano una parte preponderante nel repertorio delle motivazioni della gente. Sapere che ci sono persone che agiscono in base ad altri motivi, come l’altruismo, è di fondamentale importanza per il funzionamento economico e sociale del mondo.

swissinfo: Ma come è possibile dimostrarlo?

E.F.: Nel mondo reale, per esempio, si sostiene che le persone si conformano alle regole solo perché, in caso contrario, la polizia o i tribunali si incaricano di punirle.

Le condizioni create in laboratorio permettono altri esiti. Possiamo per esempio creare situazioni di scambio dove una persona agisce in base al contratto sociale mentre la controparte viene meno all’impegno senza temere delle ritorsioni. L’unica ragione per cui in questa situazione la controparte non si rimangia la parola, dipende in qualche modo da un comportamento dettato da una forma di disinteresse.

swissinfo: L’attuale crisi finanziaria è figlia della cupidigia?

E.F.: Negli ultimi 25 anni la cupidigia non è aumentata, abbiamo invece dovuto fare i conti con le strutture sbagliate. Strutture che, in termini di regolamentazione e in base all’ideologia dell’autoregolamentazione dei mercati, hanno favorito un approccio sbagliato.

I mercati non si regolano mai da soli. Per funzionare occorrono leggi più forti e giudici più imparziali. Se il sistema finanziario avesse avuto in dotazione le giuste regole, si sarebbero potuto evitare questi eventi drammatici, anche in presenza di persone avide.

swissinfo: Che cosa si muove dietro un comportamento improntato all’avidità?

E.F.: L’interesse personale fa parte della natura umana e non possiamo farci niente. Ma l’aspetto curioso nelle persone avide, è che il loro comportamento è estremamente prevedibile, per cui si può intervenire con i giusti incentivi.

Se queste persone sanno che donando soldi in beneficenza, avranno diritto ad agevolazioni fiscali, apriranno il borsello. Ma non perché improvvisamente sono diventate altruiste, ma perché – di fatto – sono egoiste. Non è possibile trasformare un avido in un altruista. Ma attraverso i giusti incentivi puoi spingerlo ad essere utile socialmente.

La pratica dei bonus nelle banche di investimento sono un esempio di incentivi sbagliati: pagare bonus in base ai successi raccolti sul corto termine invece di impostarli sui contributi a lungo termine per la banca.

swissinfo: Occorre forse trovare un giusto equilibrio tra altruismo e interessi personali?

E.F.: Anche l’altruismo ha i suoi lati negativi. Spesso nell’altruismo che vuole favorire un piccolo gruppo di “insider” c’è una buona dose di ostilità nei confronti di “outsiders”. Chi sostiene la supremazia dei bianchi può manifestare altruismo verso la propria razza ed essere nel contempo particolarmente ostile nei confronti delle persone di colore.

Possiamo comunque ammettere che, generalmente, l’interesse personale fa male mentre invece l’altruismo fa bene. Ma queste due dimensioni non sono a priori buone o cattive. Il mio ruolo non è quello di predicare l’altruismo, ma di comprenderne i meccanismi. Vorrei fondare delle istituzioni capaci di integrare queste due dimensioni, trasformandole in comportamenti sociali ottimali.

swissinfo: Che cosa vorrebbe dire alla nostra società?

E.F.: Che un piccolo numero di persone idealiste può fare una grande differenza. Non c’è bisogno di una folla di altruisti per produrre ottimi risultati. Non è necessario partire con la maggioranza, ma è possibile costruire una maggioranza.

Intervista swissinfo, Matthew Allen, Zurigo
(traduzione e adattamento dall’inglese Françoise Gehring)

Ernst Fehr, nato nel 1956 a Hard (Austria), dirige l’Istituto per la ricerca economica empirica dell’Università di Zurigo. In precedenza (1994-2000) è stato professore per questo stesso istituto. Fehr, che ha studiato scienze economiche all’Università di Vienna, ha ricevuto due lauree honoris causa (San Gallo e Monaco di Baviera).

Nel 2007 è stato eletto membro onorario della rinomata Accademia americana delle arti e delle scienze.

I suoi interessi rivolti alla scoperta dei limiti dell’economia convenzionale, risalgono a quando era studente all’Università di Vienna, dove militava nel gruppo di base «Roter Börsenkrach».

Considerato il Nobel svizzero, il premio Marcel Benoist – conformemente alla volontà del suo fondatore, un avvocato francese domiciliato a Losanna e deceduto nel 1918 – ricompensa ogni anno un ricercatore residente in Svizzera che «abbia fatto la scoperta o svolto lo studio di maggior rilievo per la scienza, in particolare per le discipline riguardanti la vita umana».

Il più vecchio premio scientifico della Svizzera, nato il 5 novembre 1920, è un riconoscimento molto prestigioso. Visto lo stretto legame che lo unisce al governo svizzero, è considerato il premio per eccellenza della Confederazione elvetica.

La Fondazione Marcel Benoist, posta sotto l’alta sorveglianza del Consiglio federale, è gestita da un Consiglio di fondazione che riunisce, sotto la presidenza del capo del Dipartimento federale dell’interno, il direttore dell’Ufficio federale della sanità pubblica, un rappresentante dell’ambasciatore francese in Svizzera e un rappresentante delle università cantonali di Basilea, Berna, Friburgo, Ginevra, Losanna, Lucerna, Neuchâtel, San Gallo, Zurigo, della Svizzera italiana e dei due politecnici federali di Losanna e Zurigo.

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