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Ergastolo confermato per il delitto d’Unterseen

I tre imputati mentre ascoltano la sentenza di prima istanza Keystone

Il Tribunale d'appello del canton Berna ha confermato la pena pronunciata in prima istanza nei confronti del principale imputato per il feroce assassinio.

L’uomo non si è macchiato solo di questo delitto, ha ricordato la Corte esprimendo il suo verdetto. La difesa interporrà ricorso al Tribunale federale.

Il principale imputato per il delitto di Unterseen va condannato all’ergastolo. Così ha deciso mercoledì il Tribunale d’appello del canton Berna, confermando la pena pronunciata in prima istanza dal Tribunale distrettuale di Interlaken.

La Corte non ha quindi accolto il ricorso della difesa, che criticava in particolare la perizia psichiatrica e aveva chiesto per l’uomo, uno svizzero oggi 26enne, una pena di 15 anni.

Un crimine efferato

Il delitto aveva scosso l’intero paese. I fatti risalgono al gennaio del 2001, quando quattro giovani assassinarono un apprendista di 19 anni ad Unterseen, nei pressi di Interlaken, nel canton Berna.

Membri di una cellula neonazista da loro fondata e battezzata «ordine dei cavalieri ariani», i quattro, rei confessi, ammazzarono il compagno perché – a loro dire – aveva violato la consegna del silenzio.

Attirato in un luogo discosto con un pretesto, Marcel von Allmen morì dopo essere stato preso a calci e colpito con tubo di metallo.

Il cadavere fu poi trasportato fino alle Beatushöhlen, le grotte del Beato, e gettato nel lago di Thun con grossi pesi. Il suo corpo fu ritrovato quasi un mese dopo, il 22 febbraio 2001, a sei metri di profondità.

In prima istanza, il tribunale distrettuale di Interlaken-Oberhasli aveva condannato all’ergastolo il principale imputato e a 16 anni di reclusione i due complici maggiorenni. Il quarto membro del gruppo, all’epoca dei fatti 17enne, dopo un processo a porte chiuse era stato condannato nel novembre 2001 dal tribunale dei minorenni dell’Oberland bernese all’internamento in un istituto specializzato.

Ricorso contro la perizia psichiatrica

I difensori dell’imputato principale avevano però interposto ricorso, sostenendo che il loro cliente soffriva di disturbi psichici e mettendo in dubbio l’imparzialità dell’autore della perizia, un professore tedesco di nascita e quindi – a loro dire – prevenuto contro ogni atto dell’estrema destra.

Il giovane – affermava inoltre la difesa – si era trovato in una situazione che non era più riuscito a controllare, a cui si era aggiunto l’influsso esercitato su di lui dalla visione di numerosi film violenti, che ne avevano indebolito «il sistema immunitario psichico».

Argomenti respinti però dal Tribunale d’appello, secondo cui la perizia è totalmente conforme alla prassi.

Non era il primo delitto

L’imputato – ha ricordato la Corte – non si è poi «solo» macchiato dell’assassinio di Marcel von Allmen. Prima di questo efferato crimine, il leader dell’«ordine dei cavalieri ariani» aveva già commesso dei delitti.

Nel maggio del 2000 era infatti stato condannato a 18 mesi di detenzione sospesi condizionalmente per aver sparato a bruciapelo su un poliziotto in borghese nel tentativo di sottrarsi ad un controllo di polizia alla stazione di Interlaken. L’agente era sopravvissuto soltanto perché indossava un giubbotto antiproiettile.

I suoi difensori non hanno però accettato il verdetto e hanno annunciato che con ogni probabilità inoltreranno un nuovo ricorso al Tribunale federale.

swissinfo e agenzie

A fine gennaio 2001, Marcel von Allmen, un giovane bernese di 19 anni, simpatizzante dell’estrema destra, è dato per disperso.

Un mese dopo, la polizia ritrova il suo corpo zavorrato sul fondale del lago.

Quattro compagni del giovane, tutti membri di un gruppuscolo battezzato «Ordine dei cavalieri ariani», confessano il crimine qualche giorno dopo.

Nella notte del 27 gennaio, hanno ucciso Marcel von Allmen a colpi di sbarre di metallo perché aveva «rotto la legge del silenzio».

Nel marzo del 2004, il tribunale distrettuale di Interlaken condanna il principale imputato all’ergastolo.

Il verdetto è stato confermato mercoledì in seconda istanza dalla Corte suprema del canton Berna. I difensori chiedevano invece un massimo di 15 anni di carcere.

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