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Euro 2008: “Spero in una grande festa dello sport”

Roberto Morinini allo stadio di Cornaredo, ai tempi in cui allenava il Lugano (LNA)

Per Roberto Morinini il calcio è una passione e una professione. Ha allenato squadre ticinesi, svizzere, italiane e francesi. Ha collaborato con Roy Hodgson quando guidava la Nazionale.

Il mondo del calcio lo conosce bene. E spera che l’Euro 2008 si trasformi in un grande momento di festa per tutti. Perché lo sport deve soprattutto creare gioia.

Definito dal quotidiano italiano “La Repubblica” un “impareggiabile tattico”, Roberto Morinini è certamente uno degli allenatori ticinesi che ha vissuto le maggiori esperienze e vinto di più. Intervista.

swissinfo: Che cosa si aspetta da Euro 2008?

Roberto Morinini: Mi aspetto una festa. Perché competizioni come i Mondiali o gli Europei di calcio, sono l’incontro di diverse culture. Affinché queste culture possano davvero incontrarsi e avere degli scambi sia dal profilo sportivo che culturale, Euro 2008 deve nascere sotto il segno della festa.

Se questa premessa dovesse venire a mancare, l’esperienza è probabilmente destinata a fallire. I risultati sportivi sono solo una piccola componente di un grande movimento che, ripeto, deve essere un momento di gioia.

swissinfo: Che cosa rappresenta per la Svizzera?

R. M.: Come nazione che non fa parte dell’Unione europea, Euro 2008 rappresenta un biglietto da visita molto importante. Permette innanzitutto di valorizzare il movimento calcistico nazionale, composto da parecchi giovani interessanti.

La Svizzera è inoltre vista all’estero come una nazione ideale per le sue capacità organizzative, per la sua stabilità politica, per i rapporti interculturali all’interno di uno stesso paese. Vendere bene questa nostra immagine potrebbe stimolare altri paesi a conoscerci meglio.

Fondamentale sarà anche la gestione di eventuali manifestazioni di violenza. La formazione e l’informazione degli addetti alla sicurezza dovrà pertanto essere estremamente accurata.

swissinfo: La Nazionale svizzera può far bene? I commenti sulle ultime partite non sono stati teneri….

R. M.: Le ultime partite contano relativamente, perché la motivazione non era ai massimi livelli e perché il valore delle gare non era altissimo. Sono comunque certo che la Svizzera farà bene: è composta da un gruppo di giovani di grande maturità e personalità. Questi giocatori sapranno gestire la pressione legata alle aspettative. E l’entusiasmo che circonderà la Nazionale inviterà i calciatori ad esprimere il loro gioco migliore.

swissinfo: La Svizzera se la vedrà con Portogallo, Turchia e Cechia. Come giudica questo sorteggio?

R. M.: Interessante, perché la Svizzera affronterà tre squadre con caratteristiche diverse: accento tecnico per la squadra portoghese con Cristiano Ronaldo che finalizza il lavoro dei compagni; fisico con ripartenze veloci per i cechi dove il gioco collettivo esalta i giovani giocatori della squadra; fantasioso con giocate individuali per la nazionale turca, vogliosa di dare un’immagine positiva di sè.

Incontrando queste tre realtà calcistiche differenti nello spazio di una settimana la Svizzera dovrà non solo esaltare le proprie qualità ma dimostrare di sapersi adattare rapidamente a nuove situazioni. La Svizzera è anche la patria di Jean Piaget. Le sue teorie dimostravano che sapersi adattare velocemente a nuove situazioni é sinonimo di intelligenza. La Nazionale sotto questo aspetto non può tradire.

swissinfo: Come è nata la sua passione per il calcio?

R. M.: Negli anni di studio a Ginevra ho conosciuto personalità come Lucio Bizzini, Daniel Jeandupeux e Marc Duvillard. Tre carissime persone, tre uomini interessanti ed intelligenti che sono riusciti a trasmettere il vero valore dello sport, che va fortunatamente ben al di là del semplice risultato. Su di me hanno avuto una grande influenza ed è grazie a loro che mi sono riavvicinato al calcio.

swissinfo: Cosa significa allenare una squadra?

R. M.: Ho guidato squadre in Ticino, Svizzera, Italia e Francia. Ho dunque avuto la fortuna di vivere numerose esperienze in mondi calcistici molto diversi, dove i valori, le attese e soprattutto la gestione dell’ambiente che circonda il calcio, sono differenti.

In Italia, per esempio, il giudizio complessivo viene legato esclusivamente al risultato e assume un valore troppo grande rispetto alla qualità del lavoro svolto. E’ un errore, è diseducativo e economicamente sbagliato perché gli sponsor si allontanano da questo mondo perché il ritorno di immagine dipende troppo da elementi aleatori.

swissinfo: Nella valigia dei ricordi che cosa porta?

R. M.: Il ricordo più bello è certamente quando, da allenatore del Lugano, ho portato la squadra al secondo turno della Coppa UEFA eliminando l’Inter di Milano. Mi è invece dispiaciuto dover lasciare la squadra francese di Angers perché la Francia non riconosce il diploma Pro dell’UEFA, che è il massimo diploma calcistico europeo. Dal profilo umano ricorderò sempre con immenso piacere la mia esperienza a Catania.

swissinfo: Che cosa c’è di così irresistibile nel calcio?

R. M.. Il segno di appartenenza. I prossimi mondiali si terranno in Sudafrica. Ricordo che i compagni di cella di Nelson Mandela per sentirsi parte di qualcosa, avevano chiesto ai secondini di poter giocare a calcio. Questi cinque prigionieri all’inizio giocavano con delle palle di carta, poi hanno trovato un pallone vero.

Credo che questa immagine sia la migliore risposta per comprendere perché il calcio è così amato e popolare. Si può giocare dappertutto, dà quel senso di libertà e di appartenenza che difficilmente altri sport possono dare. I mondiali in Sudafrica rappresentano per il continente un’occasione storica e noi dobbiamo crederci fino in fondo. Perché i mondiale del 2010 sono solo un piccolo passo verso una certa giustizia nel mondo.

Intervista swissinfo, Françoise Gehring, Bellinzona

Roberto Morinini è nato a Bellinzona nel 1951. Ha ottenuto il diploma di educatore specializzato all’ “École d’Études sociales” a Ginevra e un certificato in Politica sociale all’Università di Ginevra.

Prima di diventare allenatore ha giocato nel Bellinzona, nel Locarno e nella Nazionale svizzera under 21.

Nel 1983 ha ottenuto il diploma di istruttore e allenatore di Lega Nazionale a Macolin e nel 1999 il Diploma di allenatore – Licenza Pro dell’UEFA. Dal 1986 al 1988 è stato professore alla Scuola svizzera di allenatori a Macolin.

Nella sua carriera di allenatore professionista, iniziata nel 1983, ha allenato diverse squadre ticinesi (Bellinzona, Lugano, Locarno) e numerose squadre svizzere (Chenois, Sion, Servette, Yverdon, Monthey)

Morinini ha lavorato anche in Italia come allenatore dell’Atletico Catania (Lega C1), dell’Avellino (Lega C1), e Fidelis Andria (Lega B). In Francia ha allenato la squadra di Angers.

Tra il 1992 e il 1993 è stato collaboratore del commissario tecnico della nazionale rossocrociata Roy Hodgson come supervisore dei giocatori svizzeri all’estero.

Ecco i preferiti di Roberto Morinini per una squadra ideale: “Attualmente la purezza massima del calcio è espressa da Kaka. Uno dei miei giocatori preferiti rimane l’inglese George Best, genio fortissimo, morto alcolizzato, capace di cose straordinarie. Mi piace anche Ronaldinho, che gioca sempre con il sorriso e crea emozioni”.

“Non posso dimenticare Maradona, genio e sregolatezza in una sola persona. E poi c’è Paolo Maldini, simbolo di uno sportivo di grande classe e di grande serietà. Nella squadra ideale ci metto anche Roberto Baggio per la sua grande fantasia e capacità comunicativa. Ma anche Ronaldo, Cristiano Ronaldo, Valdano. E in porta non può mancare Dino Zoff”.

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