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Exit rinuncia alla moratoria che s’era imposta

Aiutare chi ha scelto di morire a compiere l'ultimo passo: stanza dei morituri a Zurigo Keystone

Exit non esclude più di assistere le persone malate psichicamente che desiderano porre fine alla loro vita, purché la loro capacità di discernimento sia intatta.

La controversa associazione d’aiuto al suicidio ha deciso di levare la moratoria che si era imposta nel 1999.

L’organizzazione di «accompagnamento alla morte» Exit ha deciso di non più escludere le persone con malattie psichiche dall’assistenza al suicidio. Unica condizione sarà la capacità di discernimento di queste persone.

Exit aveva deciso di non più accordare l’assistenza al suicidio alle persone con problemi psichici in seguito ad un caso controverso verificatosi nel 1999.

Sulla base di una nuova perizia, la direzione dell’organizzazione ha ora fatto parzialmente retromarcia.

Fisico sano, psiche malata

Il caso che aveva portato alla moratoria riguardava una paziente 30enne di una clinica psichiatrica basilese, da tempo sofferente di gravi disturbi psichici, ma fisicamente sana che aveva richiesto l’aiuto dell’organizzazione nel 1999.

Il suicidio assistito era stato fermato all’ultimo momento dal medico cantonale di Basilea Città. In seguito a quella vicenda, Exit aveva deciso l’istituzione di una commissione etica incaricata di valutare i casi più controversi.

Capacità di discernimento

Stando ad un comunicato di Exit, la decisione di non più negare a priori i propri servizi ai malati di mente si basa su un rapporto realizzato da esperti esterni all’associazione, i quali sono arrivati alla conclusione che esistono persone sofferenti di malattie psichiche la cui capacità di discernimento può essere considerata intatta. Soltanto in simili casi l’aiuto al suicidio sarà in futuro possibile.

Exit non intende invece prestare la propria assistenza a persone il cui desiderio di morire è provocato da una patologia psichica. Il portavoce di Exit, Andreas Blum, ha detto in proposito che in caso di dubbio sulle capacità di discernimento di un paziente l’assistenza al suicidio non sarà accordata.

Exit si adegua

L’assistenza al suicidio concessa ai malati di mente è uno dei punti più controversi in Svizzera in tema di eutanasia.

Oltre ad Exit, la principale protagonista del settore, in Svizzera esistono altre due organizzazioni: Dignitas e SuizidHilfe.

Entrambe accompagnano alla morte anche chi vuole liberarsi da una sofferenza psichica. La rinuncia alla moratoria interna di Exit non apre dunque nuovi orizzonti, si tratta piuttosto della conferma di una tendenza già in atto.

swissinfo e agenzie

Exit è stata fondata a Zurigo nel 1982
Conta 50’000 membri
Apolitica e aconfessionale, Exit assiste le persone che a causa di una malattia incurabile, di sofferenze o handicap insostenibili desiderano morire

In Svizzera, la legge non prevede delle sanzioni per l’assistenza al suicidio, purché si tratti di un atto disinteressato.

È proibita, per contro, l’eutanasia attiva (omicidio su richiesta della vittima). In Europa, solo i Paesi Bassi e il Belgio permettono, a certe condizioni, di provocare il decesso della persona che desidera morire.

Non sono chiaramente regolamentate l’eutanasia passiva (p.es. l’interruzione di una terapia) e l’eutanasia indirettamente attiva (p.es. il dosare abbondantemente la morfina pur sapendo che ridurrà il tempo che resta da vivere ad una persona).

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