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Cites: la Svizzera favorevole alle vendite di avorio

Riuniti a Nairobi, per la conferenza della Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate, quasi 2000 delegati di 151 paesi dovranno decidere se vietare o no le vendite di zanne di elefante.

La delicata problematica degli elefanti, che sono integralmente protetti dal 1989, ma il cui commercio è stato parzialmente riaperto nel 1997, è al centro dei lavori dell’undicesima conferenza della Cites. Il paese ospitante, il Kenya, chiede, unitamente all’India, che il commercio di elefanti venga di nuovo proibito, mentre altri paesi, come l’Africa del Sud, il Botswana, la Namibia e lo Zimbabwe vorrebbero che venisse mantenuto lo statu quo, ovvero la commercializzazione regolamentata.

I quattro Paesi africani propongono, in particolare, di fissare quote annuali di 50 tonnellate per vendite di avorio proveniente da elefanti morti per cause naturali, da quantitativi sequestrati ai bracconieri o da animali abbattuti permotivi di sicurezza. I proventi delle vendite verrebbero poi utilizzati per la creazione di nuove aree protette per gli elefanti o in favore delle comunità rurali dai cui territori proviene l’ avorio.

Per Kenya e India, invece, è necessario ripristinare il divieto totale delle vendite di avorio, anche per arrestare la ripresa del bracconaggio. Infatti, dopo un permesso di vendita concesso a titolo sperimentale nell’aprile scorso, almeno 67 elefanti sono stati uccisi dai bracconieri in Kenya, mentre in precedenza ne venivano uccisi meno di 15 all’anno.

Secondo i dati del segretariato della Cites, che ha sede a Ginevra, negli ultimi due anni “soltanto” 235 elefanti sarebbero stati uccisi dai bracconieri in Africa. Un dato che ha indotto la delegazione svizzera a sostenere la richiesta dei paesi dell’Africa australe.

Ma non sarà soltanto la battaglia per una nuova deroga al divieto di vendite di avorio ad animare i lavori della conferenza della Cites, la Convenzione firmata nel 1973 a Washington, allo scopo di proteggere gli animali e i vegetali minacciati dalla loro commercializzazione. Prima del 20 aprile, data di chiusura dei lavori, i delegati dovranno discutere sulla sorte di una sessantina di animali minacciati. Tra questi, anche due specie di squali che Stati Uniti, Australia e Gran Bretagna vorrebbero proteggere, e due specie di balene, di cui Giappone e Norvegia chiedono invece una commercializzazione regolamentata.

E la Conferenza si occuperà anche di proposte avanzate dalla Svizzera, come quella di declassare alcune specie vegetali. E nel mirino dei delegati elvetici vi è pure la iena bruna, un animale, sottolineano i rappresentanti dell’Ufficio veterinario federale, che non necessita di particolare protezione, dato che non è oggetto di alcun commercio.


swissinfo e agenzie

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