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I retroscena svizzeri della vicenda Ambrosio Italgrani

L'imprenditore napoletano Franco Ambrosio ha sottratto alla Italgrani 800 milioni di franchi, fatti sparire nei paradisi fiscali Keystone

A Zurigo, Ginevra e Lugano alcune banche e società svizzere sono state utilizzate per riciclare milioni di franchi stornati dalla società napoletana Italgrani. Dopo che l'Italia ha chiesto assistenza giudiziaria alla Svizzera sono hià state effettuate alcune perquisizioni.

L’affare è colossale, anche se finora è quasi stato ignorato. Solo la scorsa settimana quando la polizia italiana ha proceduto ad una decina di arresti, la vicenda è esplosa.

Una vicenda che si svolge a Napoli dove l’imprenditore italiano Franco Ambrosio avrebbe sottratto 1.000 miliardi di lire (pari all’incirca a 800 milioni di franchi svizzeri) dai conti della sua impresa di import-export di cereali Italgrani, un’operazione fraudolente portata a termine prima che quest’ultima finisse in fallimento nell’ottobre del 1999. Soldi che sono poi stati riciclati attraverso numerose imprese off-shore.

Una parte di questa colossale cifra sarebbe stata riciclata attraverso un intermediario svizzero, Markus D., amministratore di due società a Zurigo e Zugo ed indicato dalla procura di Napoli come complice di Ambrosio. In una nota alla stampa diffusa lunedì scorso a Zurigo Dennler ha però negato qualsiasi responsabilità penale nella vicenda.

In particolare le due società Itex Italgrani e Galaxia Marittime avrebbero emesso delle fatture false per del materiale che non era mai stato consegnato. Le fatture sarebbero comunque state pagate dalla Italgrani attraverso dei conti elvetici. In realtà i soldi sarebbero poi ritornati nelle tasche di Franco Ambrosio che, de facto, controllava Itex e Galaxia: della prima società, attualmente in liquidazione, era inoltre presidente.

La procura di Napoli sospetta l’imprenditore napoletano ed i suoi complici di aver messo in piedi un vasto giro di società in Svizzera, nel Liechtenstein e in diversi paradisi fiscali per mascherare l’origine fraudolenta dei fondi. I capi di imputazione sono di falso in bilancio, bancarotta fraudolenta e riciclaggio di denaro.

Tra le banche utilizzate da Franco Ambrosio per trasferire i soldi c’è la filiale di Lugano della Banca Anker, che appartiene al 100 percento alla Banca cantonale di Ginevra. Specializzata nella gestione patrimoniale, la Banca Anker ha la sua sede a Zurigo ed in portafoglio circa 7 mila clienti.

Ma anche numerosi altri istituti elvetici sembrano essere stati aggirati ed utilizzati da Ambrosio. I documenti della polizia italiana menzionano in particolare Zurigo e Lugano e la Banca di depositi e Gestioni, la Deutsche Bank, la Compagnia di Investimenti e la Lavoro Bank.

A Berna l’Ufficio federale di polizia ha confermato che l’Italia ha inviato una prima richiesta di assistenza giudiziaria nel maggio del 1999 ed un complemento nel febbraio del 2000. Secondo informazione raccolte da swissinfo, la prima commissione rogatoria chiedeva di effettuare delle perquisizioni e di ascoltare dei testimoni, in particolare a Ginevra. La seconda rogatoria faceva invece riferimento a Zurigo ed al Ticino.

Una parte delle richieste di assistenza italianae sono già state realizzate, mentre il resto è in corso di esecuzione. Gli investigatori si sono in particolare interessati alla società ginevrina Novafin Financière. Dotata di un capitale di 5 milioni di franchi, questa società specializzata nel finanziamento del commercio internazionale era stata fondata da rappresentanti della Italgranio nel 1989.

Attualmente gli investigatori italiani cercano di ricostruire gli spostamenti dei soldi sottratti, per tentare di recuperare almeno una parte degli 800 milioni di franchi truffati.

Luigino Canal

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