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Il sole e la neve non bastano più

Soltanto un terzo degli impianti di risalita sono considerati redditizi in Svizzera Keystone

Numerosi impianti di risalita svizzeri si trovano confrontati a crescenti difficoltà finanziarie.

Per sopravvivere molte società saranno costrette in futuro a scegliere la strada della fusione o della cooperazione con altri operatori turistici.

L’inverno è stato finora piuttosto clemente con gli sciatori e le stazioni turistiche svizzere.

Ma neppure una stagione invernale ben innevata riuscirà probabilmente a rimettere in sesto la situazione finanziaria di molte società di impianti di risalita, funivie e treni di montagna.

Per far fronte alle crescenti difficoltà, in diverse regioni svizzere si sono moltiplicate negli ultimi anni le cooperazioni e le fusioni.

A metà dicembre, ad esempio, le funivie di Grindelwald-First e le ferrovie della Jungfrau hanno annunciato di voler giungere ad una fusione entro la prossima primavera. In tal modo, intendono “concentrare meglio le loro forze”.

Offerta troppo frazionata

Questo matrimonio annunciato rappresenta soltanto l’ultimo episodio di un processo di concentrazione che ha già interessato diverse importanti società.

A inizio novembre, a Davos e Klosters, nel canton Grigioni, tre compagnie si sono unite, dando vita ad una delle più grandi imprese del ramo.

“Finora, si sono raggruppate soprattutto le società che registrano un buon andamento” fa notare Thomas Bieger, professore all’Università di San Gallo e specialista del settore turistico. Oltre a Davos, è stato il caso anche a Zermatt o Flims.

“Ma la tendenza non si è ancora esaurita” prevede Bieger. “L’offerta è ancora troppo frazionata: i proprietari degli impianti di risalita non possono mantenere una visione limitata alla loro valle”.

“Il problema risale alla concezione stessa delle stazioni sciistiche, negli anni 60” ritiene Louis Moix, presidente dell’Associazione delle funivie svizzere e direttore di Téléverbier SA. “Le società che gestiscono gli impianti di risalita sono state spesso create da tecnici e non da specialisti di marketing”.

Alternative alle fusioni

Per Thomas Bieger ciò non significa che tutte le compagnie debbano assolutamente fondersi nei prossimi anni. Le dimensioni ridotte di alcune società possono, in alcuni ambiti, rappresentare anche un vantaggio.

Secondo lo specialista di San Gallo sono però immaginabili anche altre forme di cooperazione: le compagnie di impianti di risalita potrebbero ad esempio acquisire alberghi o altre istallazioni turistiche.

Queste acquisizioni dovrebbero portare ad una riduzione delle spese e ad un maggiore rendimento. Una via già sperimentata con successo ad Arosa, dove impianti di risalita e alberghi hanno unificato la loro offerta.

Il modello Alpenpark

“In base al concetto ‘Alpenpark’, il turista paga una solta volta per tutta l’infrastruttura” spiega a swissinfo Myriam Keller, collaboratrice dell’Ufficio del turismo della località grigionese. “In tal modo, la scorsa estate abbiamo potuto aumentare del 160% il flusso turistico”.

Un dato particolarmente incoraggiante, dal momento che durante la stagione estiva si registra generalmente un calo da diversi anni in Svizzera.

“In seguito alla mancanza di turisti in estate, numerosi alberghi sono costretti a chiudere. In inverno mancano poi dei letti per ospitare un maggior numero di persone” aggiunge Myriam Keller.

Il progetto innovativo lanciato da Arosa si limita, però, finora soltanto alle vacanze estive.

Maggiore attrattività

Per il professor Bieger è in questa direzione che bisogna muoversi: “Più una regione turistica diventa attrattiva e più ha successo. Di questo boom ne approfittano poi tutti gli operatori turistici, a cominciare dagli alberghi”.

Si vengono così a creare anche nuovi posti di lavoro, con i quali si possono rapidamente compensare eventuali impieghi persi nell’ambito del processo di concentrazione.

Diventati più redditizi, gli impianti di risalita svizzeri potrebbero far gola ad investitori stranieri. Una prospettiva che non inquieta l’esperto dell’Università di San Gallo: “Società straniere con solide conoscenze del mercato possono giovare al turismo svizzero”.

“In ogni caso, non bisogna avere paura” ritiene Bieger. “Le nostre montagne non possono venir smontate e ricostruite da un’altra parte”.

swissinfo e agenzie

In Svizzera vi sono 586 società di impianti di risalita.
11’000 le persone impiegate in questo settore.
Nel 2002 il fatturato complessivo ha raggiunto 850 milioni di franchi.
Soltanto un terzo delle società sono considerate redditizie.

Da alcuni anni, numerose società di impianti di risalita si vedono confrontate a crescenti problemi finanziari.

In Svizzera si moltiplicano così le fusioni e gli accordi di cooperazione tra compagnie di diverse località.

In tal modo, le società possono ridurre le spese, in particolare di marketing, e conseguire migliori risultati di esercizio.

Il modello Alpenpark ad Arosa, che ingloba in un solo prezzo tutta l’infrastruttura turistica, ha permesso di aumentare del 160% il flusso di ospiti durante l’estate scorsa.

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