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La banca UBS chiude i conti in Iran

L'UBS è la prima banca europea che si ritira dall'Iran Keystone

La banca elvetica cessa le relazioni d'affari in Iran: una mossa che ha solo un rapporto indiretto, dice l'UBS, con la controversa questione dei programmi nucleari.

L’UBS chiude i conti privati e delle ditte con sede in Iran perché non costituiscono più un affare interessante. Non sono toccati dalla misura gli esiliati iraniani.

La notizia del disimpegno in Iran è stata confermata dal portavoce dell’UBS, Serge Steiner, in un articolo pubblicato dal giornale domenicale svizzero-tedesco «SonntagsZeitung». Non vi sono indicazioni sul volume d’affari riguardato.

La controversa questione del programma nucleare iraniano, che si sta inasprendo a livello internazionale, sarebbe solo “uno dei fattori” che hanno determinato la decisione.

L’UBS spiega che la mossa era già nell’aria dall’anno scorso e si basa sul puro interesse economico. Per lo stesso motivo, delle restrizioni potrebbero venir applicate anche da parte dell’altra grande banca elvetica, il Credit Suisse (CS). E nell’articolo si fa anche il nome della Siria, con cui L’UBS ha interrotto parzialmente le relazioni d’affari.

Affari poco interessanti

Le relazioni finanziarie con i vari paesi in cui opera a livello internazionale l’UBS vengono regolarmente ridiscusse sulla base dei suoi interessi, spiega il portavoce.

“Gli affari con l’Iran non erano più interessanti” e non collimavano più con le linee di condotta stilate internamente dalla banca.

Le grandi banche non potranno comunque ritirarsi da un giorno all’altro dai finanziamenti delle ditte svizzere che operano nel campo dell’import-export con l’Iran: del resto, la Confederazione fornisce ancora la garanzia alle esportazioni per l’Iran, ha sottolineato il portavoce del CS, Georg Söntgerath.

Un passo radicale

Il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad si era appellato nei giorni scorsi al mondo islamico perchè riveda i propri legami economici con l’Occidente. Ciò aveva portato un giornale arabo a pubblicare la notizia che l’Iran aveva intenzione di ritirare tutti i fondi investiti in banche europee.

Notizia poi smentita dal ministro degli esteri iraniano, ma che ha gettato altra benzina sul clima già infuocato dei rapporti tra Iran e Occidente.

Per ciò che concerne la politica europea verso l’Iran, hanno fatto molto discutere anche le le dichiarazioni del presidente francese Jacques Chirac delle settimana scorsa, sulla possibilità di una risposta anche nucleare al terrorismo.

Per l’inizio di febbraio è comunque in programma una riunione d’urgenza dell’Aiea, l’agenzia per l’energia atomica dell’Onu, perchè il caso iraniano venga subito trasmesso al Consiglio di sicurezza.

Lo spettro delle sanzioni, toni duri d’Israele

Anche se non è chiaro come il trasferimento di fondi da un paese straniero all’altro potrebbe scongiurare un loro congelamento, in caso di sanzioni internazionali, l’Iran sembra abbia effettivamente avviato dei movimenti di capitali esteri.

Ed è probabile che gli interessi delle due banche elvetiche negli Stati Uniti, entrambe quotate a Wall Street, abbiano giocato un ruolo nella decisione dell’UBS di chiudere i conti iraniani.

Sul fronte diplomatico, la Cina e la Russia hanno tentato di rilanciare i negoziati, mentre resta intransigente la posizione degli Stati Uniti, che continuano a denunciare Teheran come «una minaccia per la pace globale».

Israele ha usato toni duri contro l’Iran questo fine settimana, lasciando intendere che nel caso in cui la diplomazia non riesca a risolvere la questione, potrebbe ricorrere ad azioni militari per impedire a Teheran di dotarsi di armi nucleari.

swissinfo

La piazza finanziaria svizzera è sempre stata importante per la gestione delle fortune provenienti dal Medio oriente.

Secondo le statistiche 2004 della Banca nazionale svizzera, i beni iraniani nelle banche elvetiche ammontavano a 1,398 miliardi di franchi.

Di questi, 1,278 miliardi erano depositati presso l’UBS e il Credit Suisse.

In totale i capitali provenienti dal Medio oriente, compreso Israele, ammontavano nel 2004 a 39,1 miliardi.

Il 10 gennaio l’Iran ha annunciato la ripresa del suo programma nucleare.

Gli USA e l’Ue vogliono discutere della questione in sede Onu.

Sospettano che l’Iran stia preparando armi nucleari.

Tesi che viene negata dall’Iran.

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