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La gran giostra delle illusioni

Anche i fondi d'investimento, pur se strumenti differenziati ed equilibrati, subiscono gli umori delle borse Keystone Archive

Negli ultimi anni si è assistito ad una vera e propria corsa alla borsa con il numero degli azionisti che è addirittura raddoppiato dal 1997. Molti hanno però scelto il momento sbagliato per travasare parte dei propri risparmi sui mercati. O l'hanno fatto in modo poco professionale. Ora ne stanno pagando le conseguenze. Chiamati alla cassa anche i fondi d'investimento, strumenti considerati "sicuri"...

Studi dello Swiss banking Institute dell’Università di Zurigo lo hanno indicato già qualche mese or sono. Ormai circa un terzo degli svizzeri gioca in borsa. Affari che riguardano solo i ceti medio-alti? Niente di più falso. Ormai il fenomeno coinvolge tutti gli strati sociali. Ad esempio lo stesso studio rivela che il 12 % degli svizzeri che guadagna meno di 3000 franchi al mese investe una parte dei propri, necessariamente esigui, risparmi nello SMI o nel Dow Jones.

E’ evidente che in molti si sono lasciati attrarre dalle sirene dei facili e, in certi casi, strepitosi guadagni che hanno contraddistinto annate eccezionali come il 1998 o il 1999. Annate che, come si è potuto constatare in seguito, non erano state definite eccezionali (nel senso che fanno eccezione) per caso. E chi troppo ha voluto, per il momento, poco o nulla ha stretto

Oltre alle alte aspirazioni della gente, uno dei vettori di democratizzazione della borsa è stata sicuramente la forte diffusione dei fondi d’investimento. Questi pacchetti di azioni, gestiti da professionisti, ben differenziati nella loro composizione e, importantissimo, accessibili a tutti, sono stati promossi alla grande dai vari istituti di credito: nel 1997 in Svizzera ne esistevano 1631, nel 1998 erano 1912, nel 1999 2113 e nel 2000 2570. Con gli investitori che non si sono fatti pregare: nel 2000, il patrimonio globale di tutti i fondi gestiti in Svizzera ha raggiunto i 500 miliardi di franchi. Ben il 27 % dei cittadini elvetici (5 anni fa era l’11 %) hanno piazzato una media di 19’000 franchi in quei grandi calderoni. Mica bruscolini.

Ma quanto sicuri si sono rivelati i fondi? Come si sono comportati in periodo di correzione? Béh, come ci ha riferito un collaboratore della banca Lombard & Odier, “non ci sono miracoli: se i mercati calano, i fondi non possono salire”. Pur se non generalizzabile, si può comunque constatare che la maggior parte dei fondi ha subito dei ridimensionamenti inferiori ai singoli titoli. In un certo senso chi è salito sul transatlantico dei fondi, evitando le scialuppe dei titoli individuali, ha limitato le perdite. Certo è che chi negli ultimi 12-14 mesi è rimasto con i piedi ben ancorati a terra (libretti di risparmio, ecc.), non lo ha certo rimpianto.

“Molta gente ha purtroppo dimenticato che la borsa comporta sempre dei rischi. I fondi sono un modo per diversificare questi rischi che però, in nessun caso, possono essere azzerati” dice a swissinfo Riccardo Barilla, direttore della Banca Syz a Ginevra e responsabile dei fondi Oyster. “E se poi si parte con l’obiettivo di moltiplicare per x volte i propri risparmi a corto termine, come fanno molti, l’azzardo si fa delicato”. Da parte sua Paolo Bronzi, del Credit Suisse Private Banking di Lugano, segnala come il settore necessiti di grande rispetto: “Il mercato ha ancora una volta colmato un’inefficienza che, in questo caso, è stata pagata da tutti coloro che si sono avvicinati in maniera non particolarmente professionale ad un settore che pretende la massima competenza e che raramente premia un approccio non metodico”.

I ribassi (anche del 30 – 40 %) che hanno contraddistinto le performances di alcuni fondi hanno spaventato buona parte del popolo dei neo-investitori. “Ed è comprensibile” si commenta alla banca Lombard & Odier “anche se non si dovrebbe dimenticare l’orizzonte temporale che ci si era fissati”. Riccardo Barilla concorda a proposito di un battesimo borsistico abbastanza traumatico per i neofiti, “i quali però avevano forse dimenticato che investire in borsa comporta anche dei pericoli”.

Da parte degli esperti dunque, la fiducia nei confronti dei fondi d’investimento è sempre ben viva. Riccardo Barilla li definisce “gli strumenti di risparmio del futuro” mentre Paolo Bronzi parla di “un ottimo mezzo di diversificazione”, aggiungendo che “spesso il problema non è rappresentato dal prodotto ma dal giusto matrimonio tra prodotto e cliente”.

Fiducia dicevamo. A condizione di non abusarne. Sono parecchi quelli che si sono già scottati…

Marzio Pescia

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