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Paradisi o inferni fiscali? La Svizzera vista dall’Italia

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In pieno tsunami, sempre più esperti concordano: questa crisi non è affatto una crisi qualunque. Nulla sarà più come prima, neppure per la Svizzera. Lo afferma Gianfranco Fabi, vice direttore del quotidiano italiano Il Sole 24 ore.

Venerdì scorso a Lugano, in occasione della seconda edizione dell’ “USI Career Forum”- la giornata che l’Università della Svizzera italiana (USI) dedica all’incontro tra aziende, istituzioni nazionali ed internazionali e studenti che si affacciano sul mondo del lavoro – sono volate parole grosse.

“Siamo in guerra”, “economia terremotata”, “finanza drogata”: affermazioni che, anche se volutamente estrapolate dal loro contesto, sintetizzano l’eccezionalità della situazione. Nessuno ama usare toni drammatici, eppure nelle parole di molti esperti, il realismo ha un peso piuttosto grave.

“È chiaro che nulla sarà più come prima” dice a swissinfo Gianfranco Fabi – vicedirettore vicario del prestigioso quotidiano italiano Il Sole 24 ore e direttore di Radio 24 – a Lugano per moderare il dibattito all’USI. Intervista.

swissinfo: Come osservano l’Italia e gli italiani gli scossoni che fanno tremare l’edificio del segreto bancario svizzero?

Gianfranco Fabi: Lo sguardo dell’Italia è duplice. Da una parte c’è il governo italiano, in linea con l’Unione europea, che sta chiedendo alla Svizzera di allentare il segreto bancario per una finalità di lotta all’evasione fiscale.

È naturale che soprattutto l’Italia guardi alla Svizzera come a una possibilità di rifugio per i capitali; basti pensare all’iniziativa dello scudo fiscale degli anni scorsi. In Italia, come noto, il problema dell’evasione fiscale è abbastanza rilevante. Non solo per la presenza del segreto bancario e della possibilità di investire in Svizzera, ma anche a causa di un’economia sommersa che sfugge all’ufficialità, quindi al pagamento delle imposte all’interno del paese.

Il secondo sguardo è però quello delle imprese e dei cittadini italiani, che vedono nella possibilità di libertà dei capitali, un’opportunità di diversificare i propri investimenti e di collocarli in aziende bancarie efficienti, che diano garanzie non solo di discrezione, ma anche di professionalità.

In questo la Svizzera è un punto di riferimento importante ed è considerata un paradiso fiscale. Ma quando si parla di paradisi fiscali forse bisognerebbe ricordarsi che ci sono anche gli inferni fiscali.

swissinfo: La Svizzera corre davvero il rischio di finire sulla lista nera del G20?

G.F.: È ancora presto per dirlo. Molto dipenderà da come si muoverà. Dovrà fornire chiare risposte e garanzie; insomma qualche cosa per rispondere alle necessità di maggiore trasparenza dei mercati finanziari.

Non è solo un problema di segreto bancario, ma anche di regole complessive dei mercati finanziari a cui la Svizzera deve portare il proprio contributo. E il segreto bancario fa un po’ parte di tali regole. Questa forte crisi finanziaria ha indicato con chiarezza l’esigenza di trovare e adottare nuove regole. La Svizzera non potrà sfuggirvi.

swissinfo: Il fatto di essere un’isola in mezzo all’Europa, potrà ancora essere una chance o questa volta rischia di diventare un problema?

G.F.: Finora la Svizzera ha saputo cogliere i lati positivi dell’Unione europea cercando di evitare i lati negativi. Ha concluso accordi bilaterali molto forti e ha tenuto una politica monetaria molto in linea con quella della Banca centrale europea, collegando grosso modo il franco all’euro. È riuscita in questo senso a sfruttare alcune opportunità tenendosi nel contempo al riparo da certi rischi di dirigismo, molto forti all’interno dell’Ue.

Che cosa accadrà in futuro? La Svizzera dovrà fare un passo definitivo verso l’Ue? Onestamente lo ritengo poco probabile anche perché, nonostante tutto, la Svizzera è una realtà molto particolare e ha una sua specificità a cui è molto legata e che non la spingerà a compiere passi decisivi verso l’Europa. Sarà comunque sempre più inserita nel tessuto europeo, in termini di scambi e a più livelli.

swissinfo: Ce la farà la piccola Svizzera ad uscire da questa crisi con una piazza finanziaria che le traballa sotto i piedi?

G.F.: La Svizzera non ha come punto di forza solo il settore bancario, che rimane indubbiamente importante e che le ha dato una grande ricchezza. Se riuscirà a trovare un compromesso con i paesi che ora le stanno chiedendo dei conti, potrà continuare a contare sulla sua piazza finanziaria.

Ma la Svizzera è anche industria, turismo, cultura. È un paese che si muove in diversi settori e che sa essere efficiente. Lo ha dimostrato, per esempio, nel modo in cui ha superato la crisi orologiera, partendo alla conquista di nuovi mercati grazie all’innovazione. La Svizzera ha saputo portare nuovo ossigeno ad un’industria che pareva moribonda e a portare freschezza non solo nei prodotti di lusso, bensì anche nei segmenti di mercato medio-bassi.

swissinfo: Il nuovo CEO di UBS ha dichiarato che nella finanza non c’è posto per l’etica. È vero?

G.F.: No, non è vero. È chiaro che la finanza non può essere guidata da spinte eccessivamente buoniste. Il compito della finanza è quello di essere efficiente, di rispondere alle esigenze delle imprese, dei paesi e dei cittadini.

Se è vero che l’etica non deve essere la linea guida, è altrettanto vero che non ci può essere un comportamento non etico. L’etica non è al primo posto, ma è e rimane un requisito fondamentale per tutta l’azione della finanza.

swissinfo: Claudio Generali, presidente dell’Associazione bancaria ticinese, ha affermato che le paure legate alla crisi sono amplificate dall’eccessiva mediatizzazione. E’ ancora colpa dei giornalisti?

G.F.: Direi di no. I giornalisti sono il termometro della situazione. Gli organi di informazione sono anch’essi una grande realtà del mercato e della società e indubbiamente la condizionano. In alcuni casi, è vero, c’è stato un certo compiacimento perverso nel riferire della crisi.

Il giornalista è portato spesso a drammatizzare le cose, a presentare le notizie nel modo più attraente possibile. E sappiamo che spesso l’attrattiva è legata alla cronaca nera. Aver mutuato nel giornalismo economico anche un certo linguaggio della cronaca nera e dei fatti di sangue, ha certamente un po’ compromesso la stessa comprensione della realtà economica. In questo senso un po’ di autocritica non guasterebbe.

intervista swissinfo, Francoise Gehring, Lugano

Per evitare di essere inserita in una lista nera di paesi poco cooperativi in materia di delitti fiscali, la Svizzera è pronta a rafforzare la collaborazione internazionale e a dialogare con paesi terzi sull’imposizione del risparmio.

Il consiglio federale ha affidato ad un gruppo di esperti il compito di individuare le strategie migliori per tutelare la forza della piazza finanziaria, legata anche al segreto bancario, su cui la Svizzera non intende però transigere.

Ha inoltre ribadito che la Svizzera non è un paradiso fiscale. Di fronte alle pressioni internazionali, la Confederazione non può chiudersi su sé stessa rifiutando il dialogo (in particolare modo con gli USA e i paesi del G20) ma non può neppure gettare alle ortiche il suo sistema fiscale attuale.

In Svizzera si fa una distinzione netta tra evasione e frode fiscale. Considerata una semplice omissione o dimenticanza, l’evasione fiscale in Svizzera è considerata una semplice contravvenzione di diritto amministrativo, punita con una multa.

La frode fiscale presuppone invece una vera e propria falsificazione di dati ed è un reato punito con una pena detentiva o una multa. La Svizzera accorda di norma assistenza giudiziaria o amministrativa all’estero per la frode ma non per l’evasione.

Gianfranco Fabi è nato nel 1948 a Cittadella (Padova). Si è laureato nel 1972 in Scienze Politiche ed Economiche (indirizzo economico-internazionale) all’Università degli studi di Milano.

Dal 1972 al 1979 ha esordito come giornalista al Giornale del Popolo di Lugano. Nel 1979 è entrato al Sole 24 ore come redattore al settore finanza e poi ha ricoperto vari incarichi tra cui la vicedirezione del settimanale Mondo Economico.

Dal 1991 è vicedirettore del quotidiano e dal 2001 vicedirettore vicario. Nel 2008 ha assunto la direzione di Radio 24, l’emittente di informazione del Sole 24 ore. Il Sole 24 Ore e il maggior giornale economico italiano e, in termini di diffusione, anche europeo.

Fabi insegna economia per il giornalismo al Master di comunicazione dell’Università Cattolica di Milano.

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