Polemiche in Svizzera per i salari dei manager delle ferrovie federali

Il mercato ha i suoi prezzi e questo vale anche per i salari dei manager. Così le FFS hanno giustificato le retribuzioni milionarie dei suoi direttori, rese note nel fine settimana dalla stampa e che avevano suscitato l'indignazione del presidente del sindacato dei trasporti pubblici.
Il direttore generale delle Ferrovie federali svizzere (FFS) guadagnerà quest’anno 480mila franchi di salario base (368mila nel 2000) e avrà diritto ad un bonus massimo di 240mila franchi (200mila nel 2000), mentre complessivamente i sei membri della direzione riceveranno tra i 2,2 e i 3,3 milioni di franchi.
Dopo le indiscrezioni giornalistiche pubblicate sabato sui salari dei manager dell’azienda federale, indiscrezioni che avevano suscitato l’indignazione dei sindacati di categoria e stupore anche nell’opinione pubblica, il presidente del consiglio d’amministrazione delle FFS, Thierry Lalive d’Epinay, è stato costretto a presentarsi ai media per giustificare stipendi che risultano superiori a quelli dei Consiglieri federali (circa 380mila franchi).
Il valore massimo è puramente teorico, ha puntualizzato Lalive, poiché è poco probabile che venga pagato il bonus massimo. Più realistica sarebbe la cifra di 2,7 milioni, un compenso dunque inferiore alla somma di 3,6 milioni ventilata dal quotidiano Berner Zeitung.
Un adeguamento verso l’alto si imponeva, in seguito alla riforma delle FFS (trasformata in una SA) e alla liberalizzazione del settore, due fattori che hanno portato ad applicare le leggi del libero mercato anche per i salari dei vertici, ha osservato il presidente del CdA: “I due responsabili del traffico merci reclutati all’estero guadagnavano di più del direttore generale”.
Secondo uno studio condotto su incarico del Dipartimento delle finanze, in confronto ai top-manager delle imprese europee operanti nel settore dei trasporti e della logistica, quelli delle FFS guadagnano dal 50 al 75 percento in meno, ha rilevato Lalive. E anche con l’adeguamento, il salario di Weibel figurerebbe ancora tra i più bassi e del 30 percento inferiore alla media. Il compenso di Weibel sarebbe inoltre giustificato anche considerato il tipo di contratto di lavoro, basato sul diritto privato, che offre minore protezione dal rischio di licenziamento rispetto agli alti funzionari pubblici. “I soldi non fanno la felicità”, ha commentato il diretto interessato. “Personalmente preferirei uno stipendio inferiore e in cambio più sicurezza, cioè un termine di licenziamento più lungo o regole speciali per il pensionamento”, ha detto Weibel, membro del partito socialista.
Le cifre riportate dal giornale avevano provocato l’indignazione del presidente del sindacato dei trasporti pubblici nonché senatore PS, Ernst Leuenberger. L’aumento degli stipendi dei vertici risulterebbe scioccante non solo agli occhi dei dipendenti delle FFS, il cui scontento cresce in proporzione ai continui sacrifici salariali chiesti in nome della razionalizzazione, ma anche a quelli dei contribuenti, visto che le FFS rimangono un’azienda federale ancora generosamente sovvenzionata dallo Stato. Leuenberger spera perciò che la vicenda divenga ora anche un problema politico.
Dal canto suo, il Dipartimento federale dei trasporti ha già fatto sapere di considerare la questione salari di esclusiva competenza del CdA delle FFS. Il capitolo non è però ancora chiuso. La settimana prossima la Delegazione delle finanze delle Camere federali discuterà della questione. I salari non rientrano nella sfera di competenza della Confederazione, ha precisato il presidente della Delegazione Erich Müller, ma in quanto proprietaria delle FFS deve discuterne e comunque dispone su questa azienda federale un’influenza maggiore rispetto a quella che può esercitare su Swisscom, la cui entrata in borsa la mette in una situazione particolare.
Luca Hoderas

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