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Strategia avvolta nella nebbia

Come evitare che il denaro di clienti stranieri finisca nei forzieri elvetici se non è dichiarato al fisco? Keystone

La strategia del Consiglio federale per la piazza finanziaria svizzera non sorprende la stampa: cooperare in modo più deciso per lottare contro l'evasione fiscale internazionale è l'unica scelta possibile. Tra dichiarazioni e realtà, però, c'è un fossato pieno d'ombre.

Le banche svizzere non accetteranno più denaro «grigio» – ovvero non dichiarato al fisco – dai clienti stranieri. La Confederazione collaborerà con le autorità straniere anche nei casi di evasione fiscale. Lo scambio d’informazioni, però, non sarà automatico, verrà deciso in via amministrativa caso per caso. Niente pesca con le reti a strascico, insomma, solo ami che permettono di catturare prede singole e mirate.

Per il quotidiano ginevrino Le Temps si tratta del tentativo, da parte del governo, di «dare una dimensione politica solenne» al contenuto dei trattati di doppia imposizione che ha «negoziato sotto pressione con i suoi partner».

La strategia del governo sarebbe volta a salvare capra e cavoli, accontentando l’Europa e non scontentando l’opinione pubblica svizzera, alla quale sarebbe difficile spiegare l’accettazione dello scambio automatico d’informazioni, «tanto questo principio è contrario allo spirito delle relazioni che il cittadino elvetico intrattiene con la sua autorità fiscale».

Tentativo riuscito? Per Le Temps lo iato tra «simbolo e realtà» non è colmabile. Non è detto che i partner della Svizzera accetteranno di negoziare singolarmente e, concretamente, «le zone d’ombra prevalgono, in particolare in merito alla possibilità d’instaurare una tassazione alla fonte estesa e al modo di verificare che gli averi di un cliente siano stati effettivamente dichiarati». In altre parole, «non c’è niente di stabilito».

Temporeggiare

Stesso tono anche per il commento della Regione Ticino che titola il suo editoriale «la via d’uscita è obbligata, ma per nulla chiara». Il foglio ticinese nota che «rispetto a quanto annunciato un anno fa non è cambiato nulla». La strategia annunciata il 25 febbraio dal ministro delle finanze Hans-Rudolf Merz «è la logica conseguenza di impegni presi a livello Ocse e concretizzatisi con la firma fino a oggi di 18 convenzioni contro la doppia imposizione».

Per La Regione si tratta di «un chiaro messaggio all’estero e alla piazza finanziaria svizzera: più trasparenza». Il «velo ipocrita della distinzione tra frode ed evasione» cade, ma «resta da capire quali provvedimenti metterà in piedi il Dipartimento di Hans-Rudolf Merz per evitare nuovi afflussi di fondi frutto di evasione fiscale». L’ultimo nodo da sciogliere sarà quello dei «capitali ‘illegali’ già depositati in Svizzera sia di provenienza estera che indigena».

La Berner Zeitung ritiene che la strategia annunciata da Merz lasci «molto spazio alle interpretazioni». Il quotidiano della capitale si augura che la strategia del governo sia «misteriosa per motivi tattici e non perché non esiste».

Il Tages Anzeiger deplora il fatto che per evitare lo scambio automatico d’informazioni, il governo scelga di temporeggiare e si adegui così alla tattica adottata dalle banche, una tattica «pericolosa». Se i negoziati «dovessero fallire, come è da prevedere,» niente «danneggerebbe maggiormente l’immagine del sistema bancario svizzero» di un nuovo caso di cd con dati rubati offerto ad autorità straniere.

Poca chiarezza come strategia

Soddisfatta di quanto annunciato da Merz è la Neue Zürcher Zeitung (NZZ). Prima delle trattative sarebbe stato strategicamente «poco sensato» dire di più. «Viste le prove di coro a più voci, ma poco armoniche, delle ultime settimane» è già notevole che il governo abbia ribadito i punti essenziali. Per una volta, Merz «ha detto in modo inequivocabile» che il Consiglio federale non cederà alla richiesta europea di prevedere uno scambio automatico d’informazioni.

«In questo modo, il governo ha lanciato un segnale chiaro anche agli ambienti politici svizzeri che ritengono obsoleta la distinzione tra frode fiscale e evasione e vogliono abolirla anche all’interno del paese». Per la NZZ è saggia anche la decisione di non trattare con l’Unione europea, ma singolarmente con ognuno dei suoi membri. Nonostante una «retorica comune aggressiva» – infatti – i paesi europei avrebbero «posizioni tutt’altro che consolidate nelle questioni di dettaglio».

Un asso da poco

La Basler Zeitung (BaZ) è dell’avviso che nelle sue trattative con l’Unione europea, il governo abbia in mano carte conosciute – imposta liberatoria sui capitali stranieri e amnistie – e probabilmente «insufficienti» per vincere la partita. Anche perché – scrive la BaZ – il segreto bancario perde sempre più valore e basta la minaccia dell’acquisto di un cd con dati rubati per spingere molte persone a denunciare «volontariamente» l’esistenza di conti in Svizzera.

Il Blick titola il suo pezzo «poker per i soldi neri» e definisce in modo poco lusinghiero la strategia del Consiglio federale, che tenta di salvare quello che resta del segreto bancario. Naturalmente, l’UE «ha reagito subito, affermando che vuole trasparenza e che tiene allo scambio automatico d’informazioni».

Secondo il Blick, «le tre donne in governo sanno bene che la Svizzera uscirà perdente dal confronto. Ma malauguratamente la minoranza non ha il coraggio o la forza di opporsi ad un ministro delle finanze in balia degli eventi e alla lobby del mondo finanziario».

Nella Svizzera francese, Le Matin afferma in modo categorico: «Il Consiglio federale non vuole più soldi non dichiarati nelle banche svizzere, ma non si dà i mezzi per raggiungere questo obiettivo». Un commento che si traduce nel titolo «Sempre ancora senza una strategia».

Doris Lucini, swissinfo.ch

Aprile 2009: L’OCSE inserisce la Svizzera nella cosiddetta lista grigia dei paesi non cooperativi per quanto riguarda lo scambio d’informazioni e l’assistenza amministrativa in caso d’evasione fiscale

Settembre 2009: La Confederazione viene stralciata dalla lista grigia dopo aver sottoscritto 12 convenzioni di doppia imposizione rinegoziate secondo gli standard OCSE.

Ottobre 2009: lo scudo fiscale italiano crea tensioni fra Berna e Roma.

Dicembre 2009: Contenzioso con la Francia, che vuole utilizzare i dati rubati alla banca ginevrina HSBC per individuare eventuali evasori.

Gennaio 2010: il Tribunale amministrativo federale giudica priva di base legale la procedura di assistenza amministrativa prevista dall’accordo extragiudiziale firmato nell’agosto 2009 con Washington.

Febbraio 2010: la Germania annuncia la sua intenzione di trattare con un informatore in possesso di dati bancari sottratti illegalmente in Svizzera.

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