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Virt-x, l’audace scommessa della borsa svizzera (SWX)

Antoinette Hunziker, direttrice di SWX e, da lunedì, della neonata virt-x Keystone

Cosa succede ora che i gioielli del listino elvetico SMI emigrano a Londra? Virt-x, la nuova piattaforma paneuropea promossa da SWX intende anticipare il mercato quotando circa 600 blue chips continentali. Un grande progetto. Per il momento, però, solo i titoli elvetici vi dimoreranno in modo esclusivo. Intanto, molti esperti s'interrogano sulle reali possibilità di successo di virt-x e sulle sue conseguenze per la piazza finanziaria elvetica e le casse federali.

Visione strategica dei vertici di SWX

Un passo importante che i responsabili di SWX, assieme ai loro alleati inglesi di Tradepoint, hanno deciso di effettuare dando prova di visione strategica, di coraggio e di consapevolezza della propria forza: una tecnologia d’avanguardia e dei costi di transazione limitati. Un passo però compiuto forse con fin troppo entusiasmo e con eccessiva scioltezza. La sfida va ancora vinta, e non è detto che lo sarà. Ed anche se lo fosse, quali sarebbero a livello macroeconomico le conseguenze in Svizzera? Andiamo con ordine…

Il mercato europeo è molto frammentato. Borse nazionali molto potenti, regole di sorveglianza diverse da Stato a Stato, accesso diretto unicamente alle piazze indigene. Tutto ciò genera costi per il cliente e lungaggini amministrative per le banche. Queste inefficienze diventano palesi se si confronta la situazione del vecchio continente con gli USA: ad esempio i costi di transazione e di clearing europei sono 7 volte più elevati di quelli statunitensi.

Su questo sfondo, sempre più investitori optano comunque per portafogli molto diversificati, sia settorialmente che geograficamente. Chi sarà in grado di offrire l’accesso a più mercati a condizioni più vantaggiose, soddisferà questa tendenza. Virt-x risponde a questa aspettativa e decide di provarci.

“Virt-x soddisfa le necessità delle banche, che desideravano poter negoziare i blue chips paneuropei in modo altrettanto efficace di quelli nazionali” rivela a swissinfo Antoinette Hunziker, direttrice di SWX e di virt-x. L’accesso a centinaia di titoli europei sarà così più conveniente. Addirittura, meno caro rispetto ai titoli svizzeri. Negoziare titoli SMI su virt-x per un milione di franchi costerà circa 60 franchi; agire su blue chips europei implicherà dei costi di circa 30 franchi. La metà! E come mai?

Attirare i “market maker” europei

In sostanza, Antoinette Hunziker ed i suoi dovranno riuscire a strappare i principali blue chips continentali alle rispettive borse nazionali e per farlo dovranno offrire delle transazioni a costi limitati. Questa necessità non è invece primaria per quel che riguarda i titoli SMI, visto che gli stessi dirigenti hanno deciso che saranno quotati solo su virt-x. Chi vorrà acquistare azioni di ABB, Kudelsky, Nestlé, Roche o UBS potrà farlo solo sulla nuova piattaforma londinese. In un certo senso, le commissioni sui valori elvetici, invariate rispetto al passato, sovvenzioneranno l’attrattività dei titoli continentali.

E qui sorge una questione piuttosto delicata. “Il nostro obiettivo nel primo anno di attività è quello di raggiungere una quota di mercato del 10 % nel commercio di blue chips” dice la direttrice di virt-x. Per attirare un sufficiente volume di transazioni su titoli europei, la nuova borsa necessiterà, oltre che di commissioni più basse rispetto alle borse nazionali, di…un sufficiente volume di transazioni. Sembra un circolo vizioso ma non lo è.

I circa 600 titoli negoziabili su virt-x dovranno essere sufficientemente liquidi in modo da assicurare prezzi d’acquisto e vendita simili al mercato. Il volume genera la liquidità e, di conseguenza, dei prezzi concorrenziali. Un volume sufficiente può essere garantito solo dai cosiddetti “market maker”, le grandi banche. In effetti importanti istituti come UBS Warbung, Credit Suisse First Boston, Merrill Lynch, Morgan Stanley e la Deutsche Bank hanno già assicurato il loro “completo sostegno” a virt-x. Cosa ciò significhi quantitativamente è però indecifrabile.

Infatti, questi “global players”, per definizione attivi su più fronti, difficilmente faranno l’interesse di un’unica realtà sovranazionale. Ad esempio, è immaginabile una Deutsche Bank che negozia i blue chips tedeschi su virt-x, ignorando le inevitabili pressioni politiche ed economiche che si scatenerebbero in Germania di fronte ad un importante riduzione delle transazioni (e delle commissioni, e degli utili, e dei posti di lavoro,…) alla borsa tedesca? Con che intensità, con che volumi di operazioni i “global players” sosterranno l’opzione virt-x ? L’incognita del successo della strategia di Antoinette Hunziker sembra essere fondamentalmente questa.

Cosa potrà accadere in Svizzera?

Lo scorso anno SWX ha realizzato una cifra d’affari record di 1324 miliardi di franchi. Di questo strepitoso importo, ben l’80 % riguardava i titoli dello SMI. Quota che si trasforma ora nella puntata su virt-x. E se è vero che SWX detiene il 38.9 % delle azioni della nuova piattaforma londinese e quindi ne parteciperà agli eventuali utili nella medesima proporzione, sulla base di ciò che dicevamo sopra, non vi sono ancora certezze in merito agli utili che virt-x potrà generare.

Altra tegola minacciosa: se da una parte, come abbiamo visto, i clienti svizzeri potranno accedere a condizioni favorevoli ai blue chips europei, ciò vale evidentemente anche in senso inverso. Il centinaio di istituti di credito che avrà accesso diretto a virt-x potrà negoziare i titoli SMI senza più transitare attraverso la Confederazione. E se si pensa che, nel 2000, il 25 % dei valori svizzeri era negoziato all’estero, i sudori freddi per banche elvetiche e fisco prendono forma.

L’accesso diretto dall’estero ai titoli SMI, implica infatti l’eliminazione dell’intermediazione dei broker svizzeri e, di conseguenza, una contrazione dei posti di lavoro nel settore. Se da una parte, SWX ha già creato 100 nuovi impieghi a Zurigo incaricati della gestione di virt-x, alcuni esperti valutano che il settore bancario elvetico perderà circa 500 posti di lavoro in seguito al calo degli ordini dall’estero. Al contrario, Antoinette Hunziker ritiene che se non si fosse optato per virt-x, i blue chips elvetici avrebbero presto potuto decidere di farsi quotare a Francoforte o a Londra, “ed in questo caso sì che molti impieghi in Svizzera sarebbero spariti”.

Se le transazioni borsistiche in Svizzera diminuiranno, anche gli introiti fiscali subiranno la stessa tendenza. In effetti la negoziazione di titoli all’estero è esente da imposizione per quel che riguarda la tassa di bollo federale (motivo in più che inciterà gli ordini internazionali sui titoli SMI a restarsene lontani dalla piazza finanziaria svizzera). Le autorità federali hanno recentemente introdotto degli sgravi sulla tassa per circa 220 milioni (su 2.8 miliardi di franchi incassati nel 2000). Con l’avvento di virt-x, stando a valutazioni di operatori del settore, tale perdita potrebbe lievitare fino a 800 milioni di franchi.

Marzio Pescia

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