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Fiscalità: Berna e Bruxelles sempre distanti

I sorrisi non bastano: Calmy-Rey (a sinistra) e Ferrero-Waldner restano sulle loro posizioni Keystone

Nonostante una visita a Bruxelles della ministra degli esteri elvetica, il contenzioso tra Svizzera e Unione europea (UE) sulle agevolazioni fiscali concesse da alcuni cantoni non si sblocca.

Micheline Calmy-Rey e la commissaria europea Benita Ferrero-Waldner hanno sottolineato l’importanza della questione, per la quale l’UE continua a ritenere necessario un cambio di regime.

La questione rimane “estremamente difficile e complessa”, hanno affermato Calmy-Rey e Ferrero-Waldner. Secondo l’UE gli sconti fiscali praticati da alcuni cantoni nei confronti delle imprese violano l’accordo di libero scambio concluso nel 1972 tra Svizzera e UE.

La Confederazione sostiene invece che quell’accordo regola solo il commercio e non ha quindi alcuna relazione con le imposte.

Giovedì, al termine di un incontro a Bruxelles, le parti hanno soltanto convenuto di proseguire la ricerca di una soluzione comune a livello politico e giuridico.

Incompatibilità

Bruxelles non ha nulla contro la concorrenza fiscale, ma essa deve avvenire in modo equo e non discriminante, ha detto Ferrero-Waldner. Secondo Calmy-Rey vi è in ballo invece un’importante questione politica, quella della sovranità fiscale cantonale.

Ferrero-Waldner ha concluso che bisognerà cercare delle soluzioni, senza peraltro precisare nulla di concreto al riguardo. La commissaria non ha voluto nemmeno dire quando la Commissione UE decreterà formalmente l’incompatibilità della prassi elvetica con l’accordo esistente: a questo proposito sono ancora necessarie verifiche giuridiche, ha detto.

Altre questioni relative allo stesso tema verranno sollevate a metà dicembre quando si incontrerà la commissione mista Svizzera-UE sull’accordo di libero scambio.

A Bruxelles si è parlato anche di diversi temi di interesse bilaterale, come la liberalizzazione del mercato dell’elettricità, l’eventuale accordo di libero scambio sui prodotti agricoli, il sistema di navigazione satellitare Galileo e un possibile accordo quadro che riunisca tutte le intese bilaterali. In questi campi i tempi non sono però ancora maturi, hanno indicato le due donne.

Tappa in Finlandia

Calmy-Rey si è poi recata ad Helsinki, dove ha avuto un colloquio con il ministro degli esteri finlandese Erkki Tuomioja, il cui paese detiene attualmente la presidenza di turno dell’Unione. In questo caso non si è parlato di fiscalità, sebbene l’attenzione sia stata posta sulle relazioni bilaterali Svizzera-UE.

Tuomioja si è felicitato con il popolo elvetico per il sì al miliardo di coesione, aggiungendo che un’eventuale adesione elvetica all’organizzazione potrebbe avvenire senza grandi difficoltà.

Calmy-Rey ha ribattuto che la priorità elvetica è verso la via bilaterale, sebbene il Consiglio federale non escluda alcuna eventualità, compresa l’adesione. Berna vuole concentrarsi sulla ratifica dei bilaterali bis e affrontare nuove questioni come quella del mercato dell’elettricità.

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Più di un pensiero al Darfur

In Finlandia, le discussioni hanno affrontato anche ambiti più globali, per esempio il Consiglio dei diritti umani a Ginevra. Al proposito, Calmy-Rey ha deplorato il fatto che le tre ultime sedute si siano dedicate unicamente sul conflitto in Medio Oriente.

La responsabile della diplomazia elvetica ha quindi chiamato il nuovo organo a non agire secondo il principio dei due pesi e delle due misure. “È importante che vengano affrontate anche altre questioni”, ha specificato.

Proprio per questo motivo, la ministra ha accolto con favore la notizia della convocazione di una sessione speciale sul Darfur, annunciata proprio giovedì.

Questa sessione straordinaria del Consiglio dei diritti umani era stata richiesta da 28 tra i 47 Stati membri (tra i quali la Svizzera) ed avrà luogo nella prima metà di dicembre.

swissinfo e agenzie

I tassi d’imposizione applicati da alcuni Stati alle aziende: Giappone 40.7%, USA 40%, Germania 38.3%, Svizzera 21.3%, Irlanda 12.5%, Cipro 10%.
Alcuni tassi d’imposizione cantonali: Obwaldo 13.1%, Svitto 15.6%, Zugo 16.4%, Zurigo 21.3%, Grigioni 29.1%.

La disputa tra Svizzera e Unione europea concerne le politiche fiscali in vigore in alcuni cantoni elvetici: secondo Bruxelles, violano l’accordo di libero scambio concluso dalle due parti nel 1972.

La questione era stata sollevata dalla Commissione europea, che nel settembre 2005 aveva spedito una lettera alla Svizzera chiedendo chiarimenti in merito ai vantaggi fiscali proposti dai cantoni di Zugo e Svitto.

Berna ha risposto che la concorrenza fiscale che vige tra i 26 cantoni è benefica ed attrae gli investitori stranieri.

L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico stima questa differenza tra i regimi fiscali dei cantoni “non nociva”.

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