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Flavio Maspoli colpevole di bancarotta fraudolenta

Flavio Maspoli: "Sono stato un ingenuo" Keystone

Il consigliere nazionale della Lega dei ticinesi è stato condannato a 11 mesi di detenzione sospesi condizionalmente per due anni.

Il tribunale correzionale di Locarno che sedeva a Lugano l’ ha riconosciuto colpevole di bancarotta fraudolenta.

L’arringa appassionata, in mattinata, del difensore di Flavio Maspoli, l’avvocato Riccardo Rondi di Locarno non è bastata a convincere il tribunale, presieduto dalla giudice Giovanna Roggero-Will, della buona fede dell’imputato. E’ servita però a commuovere il consigliere nazionale leghista che, a stento, riusciva a trattenere le lacrime.

Maspoli responsabile dei suoi atti

La corte correzionale che si è ritirata in camera di consiglio a metà pomeriggio, non ha avuto dubbi. Flavio Maspoli era responsabile dei suoi atti ed era abbastanza intelligente per sapere cosa faceva quando gestiva le società “Deag” et “Medeag”, intermediari del gruppo Denner in Ticino.

Il fallimento delle due società – per un buco totale di 5,3 milioni di franchi circa – ha portato Flavio Maspoli davanti alla giustizia. Invece le accuse legate al fallimento, nel 1996, de “L’Altra Notizia”, la società che controllava l’omonimo quotidiano, sono cadute in prescrizione.

Circostanze attenuanti

Pur riconoscendo delle circostanze attenuanti al consigliere nazionale ticinese – come quella del sincero pentimento – e pur ammettendo che il fondatore di Denner, Karl Schweri, morto nel 2001, ha avuto una gran parte di responsabilità nel “disastro finanziario” che ha travolto Maspoli, la giudice Roggero-Will ha sposato le tesi dell’accusa.

Quest’ultima, rappresentata dal procuratore pubblico Emanuele Stauffer aveva richiesto sedici mesi di detenzione sospesi per quattro anni. Per Flavio Maspoli, le accuse evocate erano di bancarotta fraudolenta – per aver sottratto per sé soldi dalle casse della “Medeag” – cattiva gestione, ripetuta omissione della contabilità e ripetuta falsità in documenti.

Quest’ultimo reato veniva contestato a Maspoli per aver firmato, a nome di un’altra persona, tre vaglia cambiari dell’importo di quasi 100’000 franchi ciascuno.

Difesa sconfessata

La difesa del politico della Lega è quindi stata sconfessata su tutta la linea. E l’avvocato Rondi, al termine della lettura della sentenza, ha evocato la possibilità di ricorrere in appello.

In mattinata, il legale di Flavio Maspoli aveva respinto praticamente tutte le accuse. Aveva chiesto l’assoluzione per la bancarotta fraudolenta affermando che il suo cliente era stato sì un ingenuo ma non un ladro.

Richiesta l’assoluzione anche per l’accusa di cattiva gestione per quanto riguarda la società “Deag” in quanto il fallimento di quest’ultima era stato revocato dopo l’accettazione di un concordato da parte dei creditori.

L’avvocato chiedeva quindi alla corte che venisse applicato l’articolo 171 bis del codice penale, che prevede un abbandono della procedura penale in caso di revoca di fallimento. Aveva infine chiesto l’assoluzione per il reato di omissione della contabilità sempre in merito alla gestione della “Deag.”

Pur riconoscendo l’accusa di falsità in documenti – ma di un'”esigua gravità” – l’avvocato Rondi aveva chiesto una pena massima di tre mesi di detenzione sospesi per due anni.

Fine di un incubo

La fine del processo è anche la fine di un incubo durato più anni per Flavio Maspoli che l’ha definito un vero “inferno”. Il consigliere nazionale, laureato in germanistica, diplomato in pianoforte, cabarettista ed autore teatrale è un personaggio poliedrico e iperattivo.

E’ stato però un cattivo amministratore, un “allocco” ed un “ingenuo”. “Ma non sono stato un criminale” ha detto “e voglio ormai voltare pagina. Sono sommerso di debiti e mi ci vorrà una ventina di anni per poterli saldare.”

In questi tre giorni di dibattimenti, Flavio Maspoli non è stato risparmiato dalla stampa ticinese poco indulgente con il politico. Il “popolo della Lega” non si è spostato in forza per sostenerlo durante le udienze.

Nel pubblico si sono visti soltanto due o tre compagni di partito. Il presidente a vita della Lega, Giuliano Bignasca, non si è fatto vedere. Da quando Maspoli dirige il quotidiano della sera “Ticino Oggi”, il “Nano” – com’è chiamato Bignasca – sembra avergli girato le spalle.

Gemma d’Urso, Lugano

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