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Forni solari per salvare le foreste tropicali

Una semplice cassa con un grande effetto. adesolaire.org

Da tre anni, Regula Ochsner è impegnata contro il disboscamento delle foreste del Madagascar. La soluzione che propone prevede di utilizzare, per la cottura dei cibi, il sole anziché il legno.

Con quest’idea, l’ecologista svizzera ha potuto persino creare nuovi posti di lavoro.

Da 30 anni, Regula Ochsner è attiva come consigliera allo sviluppo nella parte meridionale del Madagascar, l’isola africana bagnata dall’Oceano indiano.

Ochsner, che all’inizio degli anni ’70 è stata animatrice rurale per conto della Direzione dello sviluppo e della cooperazione (Dsc) in diversi progetti a favore delle donne nella regione di Toliara (Tuléar), ha avuto modo di conoscere gente e luoghi dell’antica colonia francese.

Spettacolo scioccante

Di ritorno a Toliara un paio di anni fa, dopo un’assenza di 26 anni, l’espatriata svizzera è stata letteralmente scioccata dalla visione che le si è parata davanti.

“Le foreste, inclusi gli enormi “baobab”, erano sparite. Il tutto è semplicemente scomparso”, ricorda Ochsner.

In poco più di un quarto di secolo, quasi il 90% della superficie boschiva del Madagascar è stata rasa al suolo. Si calcola che, ogni anno, la deforestazione coinvolge un’area pari ai cantoni di Zurigo e Basilea Campagna riuniti.

Un mutamento che ha avuto ripercussioni negative anche sulle specie locali. “Non ho più visto tartarughe, lemuri o camaleonti”, osserva Ochsner.

La scatola “magica”

Dopo alcune notti insonni trascorse nella località al sud dell’isola, costatando che la maggior parte del legname era utilizzato come combustibile in cucina, l’ecologista svizzera ha avuto un’idea: trovare una fonte alternativa per la cottura dei cibi.

Assieme a Eduard Probst, un pioniere nel campo dei forni solari, Ochsner ha trovato un partner in Svizzera per realizzare il suo progetto: l’Associazione per lo sviluppo per l’energia solare Svizzera-Madagascar (Ades).

Il forno ecologico ha l’aspetto di una semplice cassa, ben isolata. “Sopra alla cassa c’è una finestrella a doppio vetro, attraverso la quale filtrano i raggi solari. Questi sono trasformati in calore dalle pareti isolanti di colore nero”, spiega Ochsner.

Questo sistema permette, anche durante le giornate nuvolose, di raggiungere in poco tempo una temperatura di 100 gradi.

Una cucina facile ed ecologica

Sebbene il costo della speciale cassa – circa 60 franchi – corrisponda al salario mensile di una segretaria o di un autista, dal 2001 sono già stati venduti 650 forni solari.

“La gente si accorge presto che non deve più impiegare ore ed ore a cercare della legna, oltre ad evitare il fastidioso fumo della combustione”, rileva Ochsner.

Alla base del successo del forno solare c’è però anche un lavoro di persuasione.

Regula Ochsner ed il suo team si recano infatti regolarmente nei villaggi della zona, per dimostrare quanto sia facile cucinare con l’energia solare.

Alcuni villaggi, nei quali 30-40 famiglie hanno già adottato il nuovo metodo di cottura, fungono da progetti pilota.

A titolo di incentivo, i paesani ricevono, dopo un anno, un piccolo generatore di energia – alimentato sempre dal sole – sufficiente ad illuminare una lampadina ed una radio.

Lavoro per i locali

Attualmente, nella regione di Toliara, sette persone indigene si occupano della produzione e dell’istallazione dei forni solari, utilizzando materiale riciclato proveniente dalla Svizzera.

Se fino al 2003 i collaboratori erano costretti a lavorare al riparo di un tendone provvisorio, ora possono usufruire di uno stabile.

Accanto all’atelier di falegnameria, sono sorti anche un locale per la vendita, un ufficio ed una cucina. Il centro, gestito dalla malgascia Chantal Allain, è alimentato da corrente naturale: sole e vento.

L’Ades vorrebbe ora ampliare l’uso del forno ecologico. Per questo, l’associazione si reca regolarmente nelle scuole e negli ospedali per incitare i responsabili ad inserire questa nuova tecnica nel loro programma di formazione.

L’impatto positivo di questa nuova “tecnologia” sulla popolazione ha recentemente interessato anche le autorità locali, le quali hanno ufficialmente commissionato la costruzione di ulteriori due centri di produzione di forni solari.

swissinfo, Christian Raaflaub
(traduzione: Luigi Jorio)

Il 90% delle foreste del Madagascar sono state disboscate.
L’80% del legname è utilizzato come combustibile.

La svizzera Regula Ochsner, da 30 anni in Madagascar, lavora in collaborazione con l’Associazione per lo sviluppo per l’energia solare Svizzera-Madagascar (Ades).

L’idea alla base è che utilizzando un forno solare per cuocere i cibi, gli indigeni non faranno più ricorso al legno, una risorsa preziosa.

Il progetto dei forni solari è stato lanciato nel 2000, grazie anche alla partecipazione di cinque collaboratori venuti dalla Svizzera.

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