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Franz Weber, alias Mister Natura

Una foto d'archivio di Franz Weber: l'ecologista che, con il suo stile di lotta, non si è conquistato solo degli amici Keystone Archive

Uno dei pionieri dell'ecologia svizzera festeggia i suoi 75 anni. Franz Weber ha consacrato la sua vita alla natura e agli animali. Senza raccogliere tuttavia l'unanimità di consensi.

Una generosa dose d’entusiasmo alla Adolf Ogi, ex-presidente della Confederazione. Un’ampia manciata di logorrea alla Jean Ziegler, sociologo rivoluzionario. Un pizzico di misticismo alla Bertrand Piccard, psichiatra e vagabondo solitario dell’aerostato.

Franz Weber è tutto ciò. In altre parole, un cocktail esplosivo che, a dispetto dell’età, non ha perso il suo vigore. “Sono un giovanotto smarrito nella vecchiaia”, sostiene il celebre difensore della natura che festeggia il suo compleanno questo fine settimana.

Battaglie esemplari

Una vita di battaglie nella quale questo romando d’origini basilesi si dimostra instancabile: “Sono un lottatore, un difensore dei valori essenziali. Non possiamo in effetti vivere senza natura”. Una crociata della quale è fiero. “Lotto dal 1965”, ricorda Franz Weber, “e il bilancio è molto positivo. Tutte le vittorie che ho conseguito sono dei simboli che possono incitare altre persone a seguire le mie tracce”.

Le oasi naturali che l’ecologista ha salvato non si contano. La sua prima azione risale al 1965 e concerneva Surlej. Quell’anno, con la collaborazione di un’associazione creata per l’occasione (Pro Surlej), riuscì a preservare quella frazione di territorio dell’alta Engadina, nel canton Grigioni, dal vorace appetito dei promotori immobiliari.

Numerosi successi

La sua cavalcata in favore dell’ambiente l’ha condotto un po’ ovunque, sia in Svizzera che nel mondo intero. Ma, contrariamente a Don Chisciotte, personaggio del quale ha peraltro assunto alcuni tratti caratteriali, Franz Weber si è dedicato a questioni molto reali.

Campagne d’altronde spesso coronate da successi. Come nel caso del salvataggio dei vigneti di Lavaux, sulle rive del lago Lemano. O l’abbandono del progetto autostradale attraverso la Simmental. O ancora la conservazione dell’Hotel Giessbach, nei pressi di Brienz. Franz Weber ama farsi avvocato anche di certe opere umane, a condizione che siano antiche e belle.

“Quando da qualche parte la bellezza è in pericolo e muore, muore anche una parte di noi e il mondo intero impoverisce”, dice sospirando l’uomo che alcuni hanno definito il “messia ecologista”.

Cuccioli di foca e elefanti

Ma la fede verde di Franz Weber è consacrata soprattutto agli animali. Il suo impegno è rivolto a salvare gli elefanti in Africa o il cavalli selvaggi in Australia. Anche in Svizzera, Franz Weber ha lanciato un’iniziativa popolare contro la vivisezione. Ma alle urne nel 1981, la proposta non ha trovato la clemenza popolare.

Ma la battaglia che lo ha portato agli onori mediatici è senz’altro la sua azione a favore dei cuccioli di foca. A fianco dell’attrice francese Brigitte Bardot, in molti lo ricorderanno in prima fila sulla banchigia a combattere i cacciatori di pelliccia. Ha funzionato.

Sotto i riflettori

C’è anche il peso delle parole. Ma c’è anche la forza delle immagini, di quei cuccioli di foca insanguinati sotto lo sguardo indignato di Brigitte Bardot e di Franz Weber.

Quelle foto hanno fatto il giro del mondo e hanno contribuito a frenare il mercato delle pellicce. Questa campagna illustra bene la ricetta messa a punto da Weber nel corso degli anni: Weber sceglie un obbiettivo preciso che mette in scena sapientemente e con una buona dose di sensazione e emozionalità.

Due milioni l’anno

Il successo mediatico è garantito. E infatti Franz Weber non cambierebbe per niente al mondo la sua ricetta. E non ha mai voluto abbandonare il timone, associandosi ad altre organizzazioni ecologiste.

È per questo che ha sostenuto nel 1975 la creazione della Fondazione che porta il suo nome e, due anni più tardi, la fondazione Helvetia Nostra.

Un’impresa doppia che funziona oggi con un bilancio annuale di due milioni di franchi circa. L’attività permette a Franz Weber di percepire un salario che lui stesso definisce “dignitoso”.

“Mattacchione”

Malgrado abbia combattuto per anni, raccogliendo molti successi, Franz Weber ritiene che il suo lavoro non sia sufficientemente considerato in Svizzera. “Fatta eccezione per lo scrittore Fredrich Dürrenmatt e il sociologo Jean Ziegler, la gente di questo paese mi ha sempre considerato come una specie di mattacchione. Ma non mi importa”.

Il direttore di Greenpeace Svizzera, Kaspar Schuler, conferma: “Gli auguro un anniversario felice, ma noi siamo molto lontani da Franz Weber e dalla sua azione”.

Un pioniere dell’ecologia

Un’opinione che non è condivisa dal direttore dell’Ufficio federale dell’ambiente. “Franz Weber ha svolto un ruolo fondamentale – ritiene Philippe Roch – è il pioniere dell’ecologia nel nostro paese. Le sue azioni sul terreno hanno largamente contribuito alla presa di coscienza verso i problemi ambientali”.

Olivier van Bogaert, portavoce del WWF, rincara la dose: “È vero, dobbiamo attestargli il salvataggio di molti luoghi minacciati”. Ma l’ex giornalista che ha lavorato per sei mesi a fianco di Weber aggiunge anche qualche riserva.

Il fine giustifica i mezzi

“Franz Weber – sottolinea Olivier van Bogaert – è un animale passionale e istintivo che non si imbarazza di fronte alle sottigliezze scientifiche. È un mistico per cui a volte i fini giustificano i mezzi. E inoltre fa fatica a delegare i compiti”.

Partice Mugny, copresidente dei verdi, saluta comunque le lotte di Weber. Ma anche lui denuncia un “certo fondamentalismo ecologista che finisce per essere ostile verso gli esseri umani nel loro insieme”.

“Alcune azioni condotte da Franz Weber hanno anche rasentato il settarismo”, conclude Mugny.

Frédéric Burnand, Ginevra

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