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Gli svizzeri non sono ancora pronti per l’Europa

Dopo "lunga discussione", il governo ha ammesso che la maggioranza degli svizzeri non vogliono ancora aderire all'UE Keystone

È questa la conclusione del consiglio federale, dopo la massiccia bocciatura dell'iniziativa «Sì all'Europa!». I risultati della votazione confermano con assoluta chiarezza che, per il momento, non sussistono, e di gran lunga, le premesse per intavolare negoziati in vista dell'adesione della Svizzera all'Unione europea (UE).

Al termine della settimanale seduta, il portavoce del governo, Achille Casanova, ha comunicato che il consiglio federale ha intavolato una lunga discussione sull’esito della votazione di domenica scorsa, giungendo alla conclusione che il responso delle urne significa anche che «la maggioranza del popolo svizzero non è attualmente pronta ad approvare un’adesione all’UE».

A breve scadenza, la precedenza va quindi data all’applicazione degli accordi bilaterali, per cui il consiglio federale si sforzerà di convincere i paesi dell’UE che ancora non li hanno ratificati a farlo al più presto. Finora lo hanno fatto solo otto Stati.

Casanova ha ricordato che il consiglio federale ha fissato le premesse per l’apertura di negoziati d’adesione. Da un canto si dovranno fare le prime esperienze con l’applicazione dei negoziati bilaterali, dall’altro, si dovranno chiarire le conseguenze politiche basilari di un’adesione. Sulla base di queste considerazioni – ha proseguito – il Consiglio federale ha rafforzato le sue priorità nella politica d’integrazione.

A breve scadenza, la priorità assoluta è data all’entrata in vigore e all’applicazione degli accordi già conclusi. A media scadenza, bisognerà puntare sui nuovi negoziati bilaterali. In merito, gli ultimi contatti con Bruxelles – ha precisato Casanova – lasciano intravedere una prossima ripresa delle trattative.

A lunga scadenza, il Consiglio federale tiene fede al suo obiettivo strategico: l’adesione. La domanda depositata nel 1992 non sarà ritirata, ha sottolineato il Portavoce governativo. Il chiaro responso popolare – ha aggiunto Casanova – ha rafforzato la convinzione del Consiglio federale, secondo cui, per raggiungere quest’obiettivo strategico di lunga scadenza, è indispensabile definire chiaramente le conseguenze concrete di un’entrata nell’UE.

In questa situazione, il Consiglio federale porterà avanti la sua politica d’integrazione a «piccoli passi». Soltanto nel corso della prossima legislatura (2003-2007) il governo potrà valutare se i tempi per togliere dal frigorifero la domanda d’adesione saranno maturi.

Dal canto suo, la consigliera federale Ruth Dreifuss ha detto d’essere stata sorpresa, in un primo tempo, dal massiccio NO popolare. «Poi, pensandoci bene, sono giunta alla conclusione che il responso delle urne rientrava, tutto sommato, nella logica delle cose». A suo modo di vedere, infatti, un quarto dei voti totali è attribuibile a cittadini che non vogliono saperne di aderire, un altro quarto a coloro che desiderano aderire e una buona metà a coloro che condividono l’idea del Consiglio federale, secondo cui non è opportuno intavolare negoziati d’adesione, prima ancora che siano entrati in vigore gli accordi bilaterali.

swissinfo e agenzie

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