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Governo per la “soluzione dei termini”

In questa occasione, la consigliera federale democristiana Ruth Metzler va contro le parole d'ordine del suo partito Keystone

L'interruzione di gravidanza va regolata. In vista del voto popolare, il Consiglio federale ha illustrato il suo sì alla "soluzione dei termini".

“La situazione attuale è paradossale e soprattutto indegna”, ha detto la ministra di giustizia Ruth Metzler. In materia di aborto il fossato tra teoria e pratica si è allargato sempre più e la legislazione oggi in vigore risulta ormai superata dall’evoluzione della società.

Vecchia di ormai 60 anni, la legge proibisce e punisce l’interruzione di gravidanza se non vi sono gravi rischi per la salute che la giustificano. Grazie ad un’interpretazione generosa di questa condizione ma comunque in linea con la definizione di salute dell’OMS, di ogni anno in Svizzera vengono tuttavia praticati circa 12mila aborti e da tempo l’autorità giudiziaria rinuncia tacitamente a perseguimenti penali.

Non criminalizzare la donna

Per il Consiglio federale la criminalizzazione della donna non solo è una misura inadeguata per evitare le interruzioni di gravidanza, ha spiegato la ministra, ma anche contraria alla sua dignità.

Una nuova regolamentazione sarebbe più che mai urgente e per questo motivo il governo appoggia la “soluzione dei termini” messa a punto dal parlamento. Una modifica del Codice penale che sarà sottomessa in votazione il prossimo 2 giugno in seguito al referendum lanciato da organizzazioni antiabortiste e, separatamente, anche dal PPD che da parte sua reclama una consulenza obbligatoria preliminare.

In base a questo progetto l’aborto non deve più essere punito se effettuato entro le prime 12 settimane. “Le donne devono poter prendere una decisione in piena responsabilità”, ha sottolineato Metzler. Ciononostante, ha aggiunto la consigliera federale democristiana, non è questione di banalizzare l’interruzione di gravidanza.

Per diminuirne il numero occorrerebbe promuovere l’informazione sull’offerta di consultori, l’introduzione di un’assicurazione maternità e misure per conciliare il lavoro e i compiti famigliari.

Iniziativa estremistica

Per il governo l’iniziativa popolare “per madre e bambino”, anch’essa in votazione il 2 giugno, è decisamente da respingere poiché vieterebbe di fatto ogni interruzione della gravidanza. L’iniziativa chiede di proibire l’aborto anche ad una donna che è stata vittima di violenza, ha ricordato Metzler, introducendo così norme più restrittive rispetto a quelle odierne.

Sul delicato tema le opinioni da tempo divergono. È infatti dagli anni ’70 che si susseguono proposte differenti e spesso opposte, tutte bocciate in votazione o naufragate sui banchi del parlamento.

Avanzata nel 1993 dalla deputata socialista Häring-Binder, anche la soluzione dei termini ha avuto un iter parlamentare travagliato subendo diverse modifiche prima di sfociare in una versione definitiva.

Il dibattito in vista dell’appuntamento con le urne si preannuncia animato anche in questa occasione. “Sono cosciente che avremo un confronto molto emotivo”, ha detto la ministra invitando cristianamente a rispettare le differenti opinioni.

Luca Hoderas

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