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I danni dell’embargo contro l’Irak denunciati in un film svizzero

Una scena quotidiana negli ospedali di Bagdad: una madre con il proprio figlioletto malato e denutrito Keystone

Un documentario del regista ticinese Gianni Padlina intitolato Why?, realizzato con il sostegno della Direzione dello sviluppo e della cooperazione (Dsc), denuncia le conseguenze sulla popolazione dell'embargo internazionale contro l'Irak.

E’ dal 6 agosto 1990 che la comunità internazionale ha decretato le sanzioni contro l’Irak di Saddam Hussein, applicando un embargo internazionale talmente rigido che ha portato il Paese al collasso economico e sanitario. L’obiettivo primario dell’embargo era di indurre il regime di Bagdad a cooperare nel controllo degli armamenti. Il vero scopo era però quello di rovesciare Saddam Hussein, con il risultato che, invece, le sanzioni non solo non sono riuscite a decretare la fine del regime (che ne risulta paradossalmente rafforzato), ma hanno provocato una gravissima crisi umanitaria.

Per cercare di mitigare la durezza delle sanzioni internazionali, le Nazioni Unite hanno quindi deciso di applicare la risoluzione 1284 che prevede la fine dell’embargo commerciale per un periodo rinnovabile di 120 giorni, sempre che il governo iracheno cooperi con gli ispettori dell’Onu incaricati della verifica del disarmo. Nonostante i buoni intenti, questa risoluzione, conosciuta come programma “Petrolio in cambio di viveri” non riesce però a soddisfare i bisogni vitali della popolazione irachena.

Ed è proprio questa la realtà che il cineasta ticinese Gianni Padlina ha illustrato nel film, prodotto dalla sua società Mediakey e realizzato con la collaborazione di Hans von Sponek, già coordinatore umanitario delle Nazioni Unite in Irak dal 1998 e per oltre un anno e mezzo. Grazie a questo funzionario dell’Onu, che ha dato le dimissioni lo scorso 14 febbraio dopo 37 anni d’attività, Gianni Padlina ha potuto documentare le terribili conseguenze dell’embargo internazionale sulla popolazione irachena.

Ed è ancora grazie a Hans von Sponek (che da quando ha lasciato l’incarico all’Onu è diventato uno dei più accesi critici dell’embargo contro l’Irak) se il regista ticinese ha potuto inserire nel suo filmato un’intervista al primo ministro iracheno Tarek Aziz ed un’altra al ministro iracheno del petrolio Amir Rasheed, riuscendo così in un’impresa invidiata dalle televisioni del mondo intero.

Le prime vittime della politica internazionale delle sanzioni contro l’Irak sono i bambini. Sempre più malnutriti, sempre meno curati, con sempre meno possibilità di andare a scuola, i bambini iracheni soffrono ogni giorno le nefaste conseguenze dell’embargo internazionale in un Paese potenzialmente ricco grazie alle proprie riserve petrolifere.

Ed i bambini, o meglio la giornata di una bambina irachena di nome Adil è il filo conduttore del documentario di Gianni Padlina. Attraverso le vicissitudini della piccola protagonista il film svizzero mostra tutto l’orrore e le sofferenze che la popolazione irachena sta vivendo.

Il titolo del documentario “Why?”, ossia “Perché?” riassume l’angoscia di una domanda che non si pone ormai più solo la popolazione irachena martoriata, ma che comincia a diffondersi anche nella società occidentale e negli stessi Stati Uniti, ideatori e propugnatori della politica delle sanzioni internazionali.

Lo dimostra il fatto che negli ultimi mesi sempre più spesso all’aeroporto internazionale di Bagdad, nonostante l’embargo atterrano aerei provenienti non solo dall’Europa ma anche dal mondo arabo. A bordo politici che sfidano l’embargo, come la delegazione iraniana, giunta nella capitale irachena proprio mentre il regista ticinese stava girando il suo documentario. Ciò significa che anche i nemici di ieri (l’Iran) auspicano la fine delle sanzioni per poter ristabilire normali rapporti commerciali con l’Irak.

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