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I diritti umani in Cina sulla strada dei Giochi Olimpici

La preparazione dei Giochi Olimpici suscita molte speranze, ma anche tanti timori Keystone

Diverse organizzazioni non governative impegnate nella difesa dei diritti dell'uomo accusano la Cina di non aver rispettato libertà e dignità umane nel corso dei preparativi per i giochi olimpici di Pechino 2008.

A Ginevra, l’esperto in materia della missione cinese alle Nazioni Unite respinge le accuse. Un botta e risposta che continua anche nella Giornata internazionale dei diritti umani.

«Quando ha presentato la sua candidatura, la Cina ha dichiarato che lo svolgimento dei Giochi olimpici di Pechino avrebbe favorito il rispetto dei diritti umani nel paese», ricorda Manon Schick, portavoce della sezione svizzera di Amnesty International.

Anche per questo, l’organizzazione non governativa (ONG) britannica, insieme ad altre associazioni a difesa dei diritti umani, ha deciso di osservare molto da vicino la situazione in Cina, studiando in modo particolare l’impatto sulla popolazione dei preparativi per le olimpiadi.

Ke Yousheng, specialista in diritti umani della missione cinese all’Onu di Ginevra, afferma che il suo governo ha mantenuto fede agli impegni e cita ad esempio la riforma del sistema giudiziario che ha portato a processi meno speditivi per l’applicazione della pena di morte. Si tratta di un passo avanti riconosciuto da Amnesty, che non esita però a mettere in luce il rovescio della medaglia.

Espropri forzati e risistemazioni

«In molti quartieri di Pechino», racconta Manon Schick, «molte famiglie sono sul piede di guerra con le autorità che hanno espropriato i loro terreni risarcendoli, spesso, in modo inadeguato. Alcuni abitanti sono stati arrestati per aver manifestato contro questo modo di procedere».

Dal canto suo, Ke Yousheng risponde che «dal 2002 le demolizioni consecutive al lancio di 9 progetti hanno sì interessato 6’307 economie domestiche, ma che tutti gli abitanti hanno ricevuto degli indennizzi o un nuovo alloggio nei dintorni. A questo proposito, la municipalità di Pechino ha delle procedure molto chiare».

Internet sotto sorveglianza

Sul fronte della libertà di stampa e d’espressione, Amnesty International e Reporter senza frontiere denunciano il controllo del web.

«La Cina ha più di 162 milioni d’internauti. Il suo sistema di filtraggio delle informazioni è il più sofisticato e ampio del mondo. Alcuni osservatori ritengono che il corpo di polizia addetto al controllo di internet sia composto di 30’000 persone», afferma Manon Schick.

La Cina assicura che non c’è nessuna censura della grande rete. «È tecnicamente impossibile controllare un tale flusso d’informazioni», dichiara Ke Youshang. «Se la Cina cercasse di controllare e censurare il web ne bloccherebbe lo sviluppo. Invece internet è in piena espansione.

Michael Roy, della sezione svizzera di Reporter senza frontiere denuncia dal canto suo la schedatura dei giornalisti che coprono le Olimpiadi. Anche se muniti di accredito del Comitato olimpico internazionale, c’è la possibilità che vengano respinti dalle autorità cinesi.

«Se queste accuse corrispondessero a verità», ribatte Ke Yousheng, «a Pechino il numero dei giornalisti stranieri non continuerebbe ad aumentare di giorno in giorno. Per i giochi olimpici, il governo ha preso una serie di misure volte a facilitare il lavoro dei giornalisti. La Cina e il suo governo sono sempre più aperti e trasparenti. I giornalisti, per esempio, non hanno più bisogno di avere una persona ufficiale di riferimento cinese per entrare nel paese. Ciò detto, anche loro, come tutti, devono rispettare la legge».

Germogli di libertà

Il punto di vista di Ke Yousheng è in parte condiviso da Nicolas Zufferey, direttore della sezione di lingua e civilizzazione cinese dell’Università di Ginevra. «Contrariamente a quanto si pensa in occidente», spiega Zufferey, «la libertà d’espressione è sempre maggiore e questo vale tanto per la carta stampata quanto per internet. Nelle università è possibile organizzare dei seminari su qualsiasi tema».

Per Zufferey, «la Cina resta un regime molto autoritario, ma non è più un sistema totalitario che controlla tutto. Ci sono germogli di libertà che nascono al margine delle lotte per il potere all’interno del regime e delle questioni che oppongono il governo centrale alle province».

swissinfo, Frédéric Burnand, Ginevra
traduzione, Doris Lucini

I Giochi olimpici 2008 si svolgeranno a Pechino (e in altre città cinesi) dall’8 al 24 agosto.
Si tratta delle prime Olimpiadi organizzate in Cina.
Ci saranno 302 eventi in 28 discipline sportive.
Lo stadio olimpico di Pechino è stato concepito dagli architetti svizzeri Herzog & de Meuron.
30’000 operai lavorano alla costruzione delle installazioni olimpiche.

Amnesty International denuncia la campagna di «pulizia» nelle strade della capitale cinese che tocca i mendicanti, i taxi illegali, i tossicodipendenti o i falsi medici, così come le misure di rieducazione tramite il lavoro applicate nei loro confronti.

«Riconosciamo il diritto e il dovere delle autorità di prevenire e sanzionare i crimini e i delitti. Questo incarico deve però essere condotto nel rispetto delle norme internazionali di diritto umano. Nel quadro di questa politica di pulizia, delle persone sono detenute senza processo», precisa Manon Schick, portavoce in Svizzera dell’ong.

Per Ke Yousheng, della missione cinese a Ginevra, «tutte le persone imprigionate sono dapprima state sottoposte ad una procedura giudiziaria e ad un processo. In quanto cittadino di Pechino, non posso che approvare il mio governo quando lotta contro i falsi medici. La loro pratica può infatti provocare la morte dei pazienti».

In merito ai tossicodipendenti, Ke Yousheng assicura che Pechino e le altre città del paese dispongono di centri di riadattamento per curarli. «Sono mandati in questi centri dalle loro famiglie o, se sono soli, da agenti formati per questa problematica: la Cina non agisce differentemente dagli altri paesi».

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